ITALIA
Caltanissetta
Mattarella ricorda Saetta e Livatino, giudici uccisi dalla mafia
Il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha ricordato a Caltanissetta il sacrificio dei giudici Saetta e Livatino
La cerimonia si è svolta nell'Aula magna del Palazzo di Giustizia, dove è stata scoperta una parete nel corridoio d'ingresso sulla quale sono state tracciate le frasi pronunciate da alcune vittime di mafia.
Il procuratore generale di Caltanissetta Sergio Lari ha ribadito l'importanza del distretto di Corte d'Appello di Caltanissetta: "La presenza del Capo dello Stato è un segnale alla politica nel momento in cui si parla della sua abolizione", ha detto Lari. A Caltanissetta si celebrano i processi, tra gli altri, per le stragi di Capaci e via D'Amelio.
Ad accogliere Mattarella, il presidente della Corte d'Appello, Salvatore Cardinale, il governatore Crocetta e il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone. Presente anche il Presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi.
"Commemorare Saetta e Livatino, è stata l'occasione per ricordare tutti i martiri della mafia, accanto al presidente della Repubblica che ha perso il fratello Piersanti Mattarella ucciso dalla mafia", ha detto Sergio Lari.
"Questa non è una passerella delle vanità - ha detto Asaro, dell'ANM nissena- ma un momento di riflessione sull'esempio dei due magistrati uccisi dalla mafia attraverso l'esempio delle loro vite e dei loro provvedimenti. Hanno trattato i processi per quello che erano: l'accertamento dei fatti contestati all'imputato e basta, senza cercare personalismi e stando lontani dai centri di potere. Li abbiamo conosciuti dopo la loro tragica fine, prima erano solo uomini, magistrati, padri, mariti e figli". Il presidente Mattarella ha ascoltato l'intervento di Asaro, seduto in prima fila accanto alla vedova di Antonino Saetta.
Livatino esempio di autentico magistrato
Sergio Lari ha ricordato le ultime parole di Livatino agli stiddari che lo uccisero il 21 settembre del '90. Rivolto ai killer con la pistola in mano il giudice ragazzino chiese: "Cosa vi ho fatto, picciotti?". Livatino - ha ricordato Lari - "svolgeva il suo lavoro con entusiasmo. Fino al suo ultimo respiro è stato incapace di maledire coloro che lo privavano della sua vita, manifestò solo il suo stupore. Il magistrato, diceva Livatino, non deve offrire un'immagine austera, ma di persona seria, responsabile comprensiva e umana, capace di condannare e di capire".
Mattarella al "Cimitero dei carusi"
Il presidente Mattarella, dopo la cerimonia si è recato al "Cimitero de carusi", il sacrario che ricorda la tragedia del 1881 nella miniera di Gessolungo in cui morirono 65 persone, tra cui 19 bambini che vi lavoravano, per deporre una corona di fiori.