MONDO
Bruxelles
Nato divisa sullo scontro con la Cina. Blinken: "Agire insieme contro aggressività di Pechino"
Nessun accordo tra alleati sul gasdotto Nord Stream 2, né sul ritiro delle truppe dall'Afghanistan. Resistenze a Blinken pure sulla Russia
Gli Alleati hanno riconosciuto in Pechino un attore globale in grado di porre una sfida sistemica all'intero Occidente, ma non hanno ritenuto di doversi impegnare in bellicose dichiarazioni d'intenti, com'era probabilmente nelle aspettative del segretario di Stato americano e di tutta la nuova amministrazione Usa.
Una differenza di vedute che la missione diplomatica statunitense ha appurato anche su altri due dossier molto caldi: le sfide poste dalla Russia, in particolare con il progetto di gasdotto Nord Stream 2, e la fine della missione Nato in Afghanistan.
Maggiore apertura, Blinken ha invece potuto registrare su un tema di interesse planetario, come la lotta ai cambiamenti climatici e il loro impatto sulla salute delle persone. Ma è sulla necessità di contrastare con fermezza l'aggressività cinese che si sono aperte le crepe maggiori.
Dopo la missione diplomatica nell'Indo-Pacifico, che aveva l'obiettivo di rafforzare i legami con India, Giappone, Australia e Corea del Sud, il viaggio di Blinken in Europa voleva essere l'occasione per rassicurare gli alleati sul fatto che l'atlantismo rappresenti ancora un perno fondamentale della visione di Washington, a condizione di ritrovarsi tutti d'accordo su alcune questioni chiavi. In primis, appunto, l'esigenza di non concedere "alcuno sconto" a Cina e Russia.
Ma già alla vigilia del vertice si era capito che non tutti avrebbero abbozzato, e così è stato, al punto che Blinken ha potuto verificare una diffusa ritrosia a convergere sulle posizioni di Washington. Con le dovute sfumature, certo - la rigidità di Berlino, le perplessità di Roma e Parigi -, ma tale da non consentire un accordo.
A Blinken non è bastata neppure la sponda iniziale del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che presentando i lavori aveva sottolineato la necessità di fare fronte comune contro "le attività destabilizzanti della Russia, la minaccia del terrorismo, gli attacchi informatici e la proliferazione nucleare, le tecnologie dirompenti, l'ascesa della Cina e l'impatto sulla sicurezza del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici".
Al momento di redigere il testo delle conclusioni, infatti, la Cina è scomparsa, per lasciare posto alle minacce rappresentate da generici "poteri assertivi e autoritari" e da "attori non statali" che "sfidano l'ordine internazionale basato su regole anche attraverso minacce ibride e cibernetiche, l'uso dannoso delle nuove tecnologie, nonché altre minacce asimmetriche".
D'altra parte, ha ammesso Stoltenberg alla fine dei due giorni di lavoro, la Nato "non considera la Cina un avversario", sebbene sia consapevole del fatto che "la sua crescita ha delle conseguenze sulla sicurezza" di tutti i paesi membri dell'Alleanza. Eppure, il leader degli alleati non ha potuto fare a meno di notare che "la Cina è un Paese che non condivide i valori" degli Stati membri.
"Lo possiamo vedere, ad esempio, nella sua reazione alle proteste democratiche ad Hong Kong e nella repressione delle minoranze interne", come quella musulmana degli "uiguri", ha commentato, condannando anche il suo "comportamento aggressivo" nel Mar Cinese meridionale e sottolineando, a nome dell'Alleanza, l'esigenza di estendere anche a Pechino il trattato Start sulla riduzione degli arsenali nucleari.
La Russia di Vladimir Putin, invece, è rimasta esplicitamente citata nel documento finale della ministeriale, come attore capace di "azioni aggressive" che "costituiscono una minaccia per la sicurezza euro-atlantica".
Mosca continua il suo rafforzamento militare ad ampio raggio, dal Baltico al Mar Nero, dal Medio Oriente al Nord Africa, dal Mediterraneo all'Artico, ha ricordato Stoltenberg, spiegando che la risposta della Nato deve essere "ferma e coerente".
Inoltre, ha aggiunto il leader dell'Alleanza durante la conferenza stampa di fine lavori, Mosca sta sviluppando "nuove e destabilizzanti armi nucleari". E nonostante questo, la Nato resta disponibile a tenere aperte le porte del "dialogo", fermo restando il "rammarico" per il rifiuto della Federazione russa a rispondere positivamente, ormai dall'estate del 2019, agli inviti di partecipare al Consiglio Nato-Russia.
Eppure, anche sul dossier russo, Blinken ha dovuto misurarsi con le resistenze di alcuni alleati, in particolare la Germania e il suo ministro degli Esteri, Heiko Maas, soprattutto a proposito dell'inviso (agli Usa) gasdotto Nord Stream 2, a cui Berlino non vuole proprio rinunciare. L'amministrazione di Joe Biden continuerà a chiedere "sanzioni alle aziende che partecipano ai lavori di completamento del gasdotto".
"Il presidente Biden è stato molto chiaro quando ha spiegato che il gasdotto Nord Stream 2 è una cattiva idea: è cattiva per l'Europa, è cattiva per gli Stati Uniti", ha ribadito Blinken in un messaggio agli Alleati, che aveva come principale destinatario la cancelleria tedesca. Maas ha ascoltato, ma non ha raccolto. E non l'ha fatto neppure durante gli incontri organizzati a latere del vertice. Al punto che lo stesso Stoltenberg non ha potuto fare a meno che confermare.
Il tema del completamento del gasdotto "è stato discusso", ma "permangono differenze di vedute tra i membri dell'Alleanza", ha detto, spiegando che "non è necessario nascondere le divergenze" visto che "sono note".
Un'opposizione, quella tedesca, diventata netta anche sulla questione del ritiro delle truppe della Nato dall'Afghanistan. Nel Paese asiatico si trovano attualmente circa 9.000 soldati dell'Alleanza. Il contingente più grosso è ancora quello americano, con 2.600 uomini, e l'ex presidente Donald Trump si era impegnato a ritirarlo entro il primo maggio, sulla base di un accordo con i talebani che prevedeva la fine delle ostilità da parte dei ribelli.
Le violenze in Afghanistan, però, continuano incessanti e la nuova amministrazione Usa potrebbe allungare i tempi, pur restando ferma nella convinzione di porre fine a una sanguinosa e dispendiosa missione militare iniziata nell'ormai lontano 2001.
"Siamo venuti insieme e andremo via insieme", ha detto Blinken agli Alleati. "Non vogliamo rischiare che, ritirandosi troppo presto, i talebani riprendano le violenze", è stata la risposta di Maas. Insomma, un nuovo, diplomatico, diniego a piegarsi alle condizioni Usa. E persino l'Italia, che in Afghanistan mantiene circa 800 uomini - la Germania ne ha più o meno il doppio, 1.600 -, sembra piuttosto riluttante all'idea di richiamare i soldati in Patria, almeno in questa fase.
Luigi Di Maio, che è stato il primo ministro degli Esteri a incontrare Blinken a Bruxelles in una bilaterale, ha anzi confermato l'impegno italiano nel Paese asiatico (e in Iraq), lasciando intendere che anche Roma ritiene che sia ancora troppo presto per parlare di un ritiro.
Di Maio "Solo uniti possiamo affrontare sfide globali"
"Soltanto uniti possiamo affrontare le sfide e le minacce globali, presenti e future. Penso alla pandemia che sta colpendo tutti i Paesi del mondo, o alla crisi economica che dobbiamo superare anche attraverso la cooperazione tra Stati. Oggi a Bruxelles abbiamo discusso anche del ruolo della Nato nel prossimo decennio. Insieme dobbiamo pensare alla sicurezza dell'area Euro-Atlantica". A scriverlo su Facebook il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
"Un altro impegno comune è quello sui cambiamenti climatici, che di recente ho definito veri e propri 'stravolgimenti climatici'. L'Italia è in prima linea, con precise politiche che puntano sulla transizione ecologica e sostenibilità ambientale - aggiunge -. Con il segretario di Stato USA Blinken inoltre, abbiamo discusso dei rapporti tra i nostri Paesi, sempre più solidi, e del dossier libico, prioritario per l'Italia".
"Domani nuova giornata a Bruxelles per la terza sessione della ministeriale Esteri Nato. In una fase come quella che stiamo vivendo, maggiore è la sinergia tra Paesi esteri, più possibilità di crescita ci saranno anche per le nostre imprese e per i nostri lavoratori - continua Di Maio -. Andiamo avanti a testa alta, consapevoli della nostra forza".
Blinken a Nato: "Agire insieme contro l'aggressività cinese"
Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha detto di voler lavorare con i partner degli Stati Uniti su "come promuovere i nostri interessi economici condivisi e contrastare alcune delle azioni aggressive e coercitive della Cina, nonché i suoi fallimenti, almeno in passato, nel mantenere gli impegni internazionali". Blinken ha parlato dopo i colloqui a Bruxelles con i ministri degli Esteri della Nato.
"Quando agiamo insieme, siamo molto più forti e molto più efficaci rispetto a quando agiamo da soli", ha detto Blinken. Il segretario ha poi sottolineato che da soli gli Stati Uniti rappresentano circa il 25% del Pil globale, ma arrivano fino al 60% del Pil insieme agli alleati in Europa e in Asia, questo "è molto più difficile da ignorare per Pechino", ha detto Blinken.
La dichiarazione dei ministri degli Esteri della Nato
"Il partenariato transatlantico rimane la pietra angolare della nostra difesa collettiva, centrale per la nostra coesione politica e un pilastro essenziale dell'ordine internazionale basato sulle regole". E' quanto si legge nella dichiarazione dei ministri degli Esteri della Nato, riuniti oggi a Bruxelles. "Il prossimo vertice della Nato aprirà un nuovo capitolo nelle relazioni transatlantiche e fisserà la direzione per il futuro della nostra Alleanza fino al 2030 e oltre. In linea con la decisione dei nostri leader a Londra nel dicembre 2019, rafforzeremo ulteriormente la dimensione politica della Nato, compresa la consultazione", si legge ancora nella nota.
"Accogliamo con favore il processo di riflessione, inclusa la raccomandazione di aggiornare il Concept strategico della Nato. Rafforzeremo ulteriormente la resilienza, la forza militare e la prospettiva globale della Nato, connettendoci più strettamente con altre nazioni e organizzazioni internazionali che condividono i nostri obiettivi. Continueremo a stare insieme e a lavorare insieme per garantire la nostra sicurezza, prosperità, democrazia e libertà", affermano i ministri degli Esteri dell'Alleanza atlantica.
Stoltenberg: "Nato chiede immediato rilascio di Navalny"
"Chiediamo l'immediato rilascio di Navalny e degli altri attivisti arrestati", così il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg alla conferenza stampa al termine della seconda giornata della ministeriale Esteri a Bruxelles. "Mosca ha aumentato il suo modello di comportamento repressivo al suo interno e aggressivo all'estero".
Mosca a Stoltenberg: "Si occupi dei problemi dell'alleanza"
La Russia ha invitato il segretario generale della Nato a occuparsi dei problemi interni all'Alleanza atlantica invece di criticare Mosca. "Affrontate i problemi dei vostri Stati membri", ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, commentando le critiche di Jens Stoltenberg da Bruxelles, "essi richiedono un intervento urgente: vaccinazioni, crisi, diritti umani". Il segretario generale della Nato ha affermato che la Russia continua a rafforzare le proprie capacità militari in varie parti del mondo e, tra le altre cose, ha accusato Mosca di azioni aggressive nel cyberspazio, tentativi di interferire nelle elezioni in altri Paesi, diffusione di disinformazione e repressione del dissenso interno.