Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/nucleare-iran-tappe-accordo-02b3a3bb-b187-43fc-a30c-f17a69b10dfd.html | rainews/live/ | true
MONDO

La timeline

Nucleare Iran, le tappe dell'accordo. Nel 2002 la scoperta del programma segreto di arricchimento

Nell'agosto del 2002 un gruppo di dissidenti iraniani in esilio ottiene e diffonde documenti che rivelano l'esistenza di un programma clandestino di arricchimento nuclare fino a quel momento sconosciuto alle Nazioni Unite

Condividi
di Silvia Balducci È una crisi che dura ormai da 13 anni quella sul programma nucleare iraniano ritenuto dalla Comunità internazionale una minaccia e strenuamente difeso da Teheran che, da sempre, sostiene che il suo programma ha fini civili e pacifici e non militari.

Ecco le principali tappe di una crisi complessa, la cui soluzione potrebbe cambiare radicalmente gli assetti regionali e mondiali. 

La denuncia delle opposizioni nel 2002
Nell'agosto del 2002 Mujahedeen Khalq, un gruppo di dissidenti iraniani in esilio conosciuti anche come M.E.K., ottiene e diffonde documenti che rivelano l'esistenza di un programma clandestino di arricchimento nuclare fino a quel momento sconosciuto alle Nazioni Unite. 

Il programma comprende anche un sito per l'arricchimento dell'uranio a Natanz e una centrale ad acqua pesante ad Arak. A dicembre fotografie satellitari diffuse dai media sembrano confermare quanto rivelato dal gruppo Mujahedeen Khalq. Gli Usa accusano Tehran di costruire armi di distruzione di massa. L'Iran concede agli ispettori della Aiea di entrare nel paese ma allo stesso tempo siglano un accordo con la Russia per accelerare il completamento della centrale nucleare di Bushehr .

Il sito di Arak


Mappa globalresearch

L'accusa della Aiea
Nel giugno 2003, l'Agenzia Onu per l'energia atomica (AIEA) denuncia in un rapporto che l'Iran non sta rispettando il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP). Ratificandolo nel 1970, Teheran ha sottoscritto l'impegno di non sviluppare armi nucleari.

La mediazione Ue
Nell'ottobre 2003, una mediazione intrapresa dai ministri degli Esteri di Germania, Gran Bretagna e Francia, punta a ottenere l'impegno dell'Iran a sospendere tutte le attività legate all'arricchimento dell'uranio. Due mesi più tardi, Teheran firma il protocollo aggiuntivo al TNP che permette ispezioni dell'AIEA non annunciate.

Collaborazione incompleta
Tuttavia, nel giugno 2004, il Consiglio dei governatori dell'AIEA dice che la cooperazione dell'Iran "è incompleta ed episodica". Di contro, Teheran annuncia la ripresa della produzione delle centrifughe.

Arriva Ahmadinejad
Nel giugno 2005, le elezioni alla presidenza del conservatore Mahmoud Ahmadinejad rappresentano una battuta d'arresto per i negoziati. "L'accesso alla tecnologia nucleare è un diritto inalienabile dell'Iran e il mondo deve riconoscerlo", insiste il successore del presidente riformista Mohammad Khatami, che denuncia l'"egemonia" occidentale.

Mahmoud Ahmadinejad , a destra, con Re Abdullah 

La parola passa all'Onu
Il 4 febbraio 2006, l'Aiea decide di inviare il dossier nucleare iraniano al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, l'unico organismo autorizzato a imporre sanzioni. Il gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Grande più la Germania) minaccia di imporre a Teheran misure coercitive e, dall'altro lato, offre incentivi per la cooperazione economica in caso di inizio da parte degli iraniani di misure in conformità con le norme di non proliferazione nucleare.

Scattano le sanzioni
Nel luglio dello stesso anno, il Consiglio di Sicurezza adotta la risoluzione numero 1696 che chiede a Teheran di compiere immediatamente i passi richiesti dal Tavolo dei Governatori dell'Aiea. Di fronte al rifiuto iraniano, il 23 dicembre 2006, il Consiglio vota la risoluzione numero 1737 che impone una prima serie di sanzioni contro l'Iran, ordinando la fine delle attività di proliferazione "sensibili". Quindi, nel marzo 2007, marzo 2008 e giugno 2010, altre tre risoluzioni inaspriscono le sanzioni: politiche, finanziarie ed economiche, colpendo in particolare il settore petrolifero. Nel febbraio del 2007, l'Aiea denuncia l'installazione a Natanz di molte centrifughe di arricchimento del'uranio. Da parte sua l'Iran annuncia di essere entrata nella "fase industriale" di produzione di combustibile nucleare.

La svolta di Tehran, l'elezione di Rouhani
La svolta avviene nel 2012, quando alti funzionari vicini alla guida suprema Ali Khamenei, cominciano a parlare della possibilità di riaprire i colloqui con Washington. Un cambio di rotta originato dall'impatto sull'economia iraniana della sanzioni occidentali. Nel giugno 2013, l'elezione al primo turno del moderato Hassan Rouhani alla presidenza porta al vertice la conferma della volontà di Teheran di rilanciare la ricerca di una soluzione diplomatica alla crisi. Rouhani, infatti, da ex capo negoziatore del nucleare del suo Paese, aveva posto la sua firma nel 2003 al protocollo con l'Aiea per la sospensione delle attività di arricchimento di uranio.



Primi contatti Iran- Usa
Da allora inizia una serie di contatti ad alto livello tra Usa e Iran. I primi, che segnano l'avvio del disgelo dalla crisi degli ostaggi americani del 1979, si concretizzano con una telefonata a settembre 2013 tra Rohani e Barack Obama. Quindi nel piccolo Paese del Golfo del Sultanato di Oman prendono il via negoziati segreti, in parallello con diversi incontri pubblici tra il capo della diplomazia iraniana Mohammad Javad Zarif e il Segretario di Stato americano John Kerry.

Il primo accordo
Il 24 novembre 2013, i negoziatori raggiungono a Ginevra un primo accordo preliminare: stop all'arricchimento dell'uranio in cambio di un'attenuazione delle sanzioni internazionali nei confronti del regime iraniano.

Il lavoro dei tecnici
Per tutto il 2014 si intensificano le discussioni tecniche con l'obiettivo di raggiungere un accordo definitvo che riconosca il diritto dell'Iran all'uso civile dell'energia atomica, e la garanzia di non dotarsi della bomba atomica.

Netanyahu al congresso Usa: fermate Obama
Il 3 marzo 2015, i Repubblicani Usa preoccupati dalla prospettiva di un accordo, invitano sul palco del Congresso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il quale sferra un duro attacco alla politica nei confronti dell'Iran dell'amministrazione democratica di Barack Obama: "Questo accordo non sarà un addio alle armi, ma un addio al controllo degli armamenti e un conto alla rovescia per un potenziale incubo nucleare", dice il premier israeliano nel cuore del sistema politico americano.


Benjamin Netanyahu parla al congresso Usa

L'intesa preliminare
Dopo una settimana di maratona diplomatica, il 2 aprile a Losanna, Iran e i Paesi del 5+1 raggiungono una intesa preliminare per supervisionare le attività nucleari dell'Iran per almeno dieci anni. L'accordo doveva essere concluso a Vienna entro il 30 giugno, scadenza poi slittata al 7 luglio, e ancora al 10 e poi alla mezzanotte del 13 luglio. 

Festa per le strade di Tehran dopo la firma dell'intesa preliminare

14 luglio 2015
Il raggiungimento di un accordo sul nucleare fra l'Iran e i Paesi del 5+1 (Cina, Francia, Germania, Regno Unito, Russia e Stati Uniti ndr) è "un momento storico". Con queste parole il ministro degli Esteri iraniano, Mohamad Yavad Zarif sancisce ufficialmente l'intesa raggiunta sul nucleare a Vienna. 


Condividi