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ECONOMIA

Ocse, bene Italia per le riforme: ma procedere su lavoro, istruzione e meno tasse

Nel rapporto 'Obiettivo Crescita', l'Ocse loda la Penisola per il suo impegno nelle riforme strutturali e al tempo stesso ribadisce le direttrici da seguire per rafforzare lo sviluppo dell'economia

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L'Italia è tra i Paesi che più hanno premuto sull'acceleratore delle riforme nell'ultimo anno, ma restano prioritari gli interventi a favore dell'occupazione, della scuola e nel campo della tassazione. Nel rapporto 'Obiettivo Crescita', l'Ocse loda la Penisola per il suo impegno nelle riforme strutturali e al tempo stesso ribadisce le direttrici da seguire per rafforzare lo sviluppo dell'economia. Un messaggio di particolare rilievo, perché giunge sulla scia della netta revisione al ribasso delle stime di crescita del Pil italiano per il 2016, annunciate dall'Organizzazione la scorsa settimana (all'1% dall'1,4%). Il rapporto - diffuso in occasione della riunione dei ministri delle Finanze del G20 a Shanghai - identifica e valuta i progressi fatti dai vari Paesi sulle riforme-chiave per promuovere la crescita di lungo termine, migliorare la competitività e la produttività e creare posti di lavoro. 'Il ritmo delle riforme continua ad essere generalmente maggiore nei Paesi dell'Europa del Sud, in particolare Italia e Spagna, rispetto a quelli del Nord', scrivono gli economisti dell'Organizzazione, notando anche che in Italia e Spagna 'e' stata maggiore la quantità di raccomandazioni messe in pratica'. L'Ocse evidenzia l'introduzione del Jobs Act, ma sottolinea che nonostante la ripresa dell'economia dopo la pesante crisi, 'la disoccupazione resta molto elevata, soprattutto tra i giovani (43% nel 2014, ndr), oltre all'alta percentuale di senza lavoro di lungo termine (61%)', in entrambi i casi i terzi peggiori dati dell'area Ocse. Questo 'mina la crescita di lungo termine e l'inclusività, in quanto comporta l'erosione delle competenze, un 'mismatch' delle qualifiche e una ridotta mobilità sociale'. La Penisola ha in effetti l'inquietante primato del 'mismatch, la mancata corrispondenza tra le qualifiche e il lavoro svolto. E' una situazione che riguarda quasi il 14% dei lavoratori, che sono troppo (o troppo poco) qualificati per le mansioni che svolgono. Se l'Italia dovesse ridurre tale incongruenza ai livelli della best practice, la produttività aumenterebbe del 10%, calcola l'Ocse. Secondo il rapporto, nella Penisola 'mobilitare un'ampia gamma di politiche per migliorare le opportunità di lavoro resta una priorità dell'agenda delle riforme'. Tra l'altro 'migliorare l'equità e l'efficienza nell'istruzione aumenterebbe le possibilità dei giovani di trovare lavoro', mentre 'rafforzare le politiche attive del lavoro ridurrebbe il rischio di povertà ed esclusione sociale per i disoccupati di lungo termine'. Lo scorso anno l'Ocse aveva raccomandato anche di ampliare la formazione professionale post-secondaria e di aumentare le tasse universitarie, introducendo però un sistema di prestiti per pagarle simile a quello della Gran Bretagna. Lo studio prende atto anche delle recenti misure legislative che puntano a migliorare l'efficienza nei tribunali civili e a semplificare le procedure fallimentari, come la stessa Ocse aveva raccomandato lo scorso anno. Tra le raccomandazioni resta quella di migliorare l'efficienza della struttura della tassazione, riducendo distorsioni e incentivi ad evadere abbassando le elevate aliquote nominali.
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