MONDO
Alle 10 ora italiana
Crollo del rublo dopo il vertice Opec: attesa per il discorso di Putin
Le quote estrattive di petrolio sono rimaste invariate: 30 milioni di barili al giorno, come deciso pochi giorni fa dall'Opec. E il rublo ha accelerato la sua corsa verso il basso con gravi rischi sul fronte interno. Oggi Putin affronterà il tema davanti a una platea di politici e imprenditori.
Russia
Nel suo discorso davanti ad un migliaio di parlamentari e imprenditori - atteso alle 10 ora italiana, le 12 in Russia - Putin dovrà affrontare il problema della crisi del petrolio e del conseguente crollo del rublo. Dopo la decisione dell'Opec di mantenere le quote estrattive a quota 30 milioni di barili al giorno, la moneta russa ha accelerato la sua caduta verso il basso dopo un anno in cui si è svalutata del 40% rispetto all'euro e del 60% rispetto al dollaro.
La decisione dell'Opec e gli effetti in Russia
Anche se non fa parte dell'Opec, la Russia è uno dei principali esportatori di idrocarburi: il petrolio e il gas naturale pesano per il 75% dell'export e producono circa la metà del bilancio della Federazione. La decisione dell'Opec ha avuto quindi conseguenze disastrose per il Paese governato da Putin, basti pensare al caso Rosneft: da solo conta il 5% della produzione mondiale ma ha un debito estero che sfiora i 60 miliardi e ha già chiesto sostegno a Putin, prima della crisi del rublo.
La Banca Centrale: pronti a "interventi senza limiti"
La gravità è tale che Banca Centrale ha già fatto sapere di essere pronta ad intervenire "senza limiti e senza annunci preliminari" per sostenere il rublo e scongiurare il rischio di instabilità finanziaria. Già lo scorso 1 dicembre, quando la moneta ha toccato punte di svalutazione del 6%, la Banca ha speso 700 milioni di dollari per sostenerla, il primo intervento da quando, il 10 novembre, era stata annunciata la libera fluttuazione. Scrive la Banca in un comunicato: bisogna "osservare le dinamiche del rublo, compresa la sua volatilità eccessiva, un prerequisito per
l'emergere di rischi per la stabilità finanziaria, per la svalutazione stabile e l'inflazione".
Gli scenari nel mondo del petrolio
Il deprezzamento del petrolio che la decisione dell'Opec porta con sé avrà effetti particolarmente pesanti su Venezuela, Ecuador, Iran, Iraq, Algeria e Yeme - tra gli Stati membri - e non è detto che, quindi, cerchino un'intesa informale con la Russia. Tutti questi Paesi, infatti, avrebbero bisogno di un prezzo al barile intorno ai cento dollari.
La decisione dell'Opec e gli effetti in Russia
Anche se non fa parte dell'Opec, la Russia è uno dei principali esportatori di idrocarburi: il petrolio e il gas naturale pesano per il 75% dell'export e producono circa la metà del bilancio della Federazione. La decisione dell'Opec ha avuto quindi conseguenze disastrose per il Paese governato da Putin, basti pensare al caso Rosneft: da solo conta il 5% della produzione mondiale ma ha un debito estero che sfiora i 60 miliardi e ha già chiesto sostegno a Putin, prima della crisi del rublo.
La Banca Centrale: pronti a "interventi senza limiti"
La gravità è tale che Banca Centrale ha già fatto sapere di essere pronta ad intervenire "senza limiti e senza annunci preliminari" per sostenere il rublo e scongiurare il rischio di instabilità finanziaria. Già lo scorso 1 dicembre, quando la moneta ha toccato punte di svalutazione del 6%, la Banca ha speso 700 milioni di dollari per sostenerla, il primo intervento da quando, il 10 novembre, era stata annunciata la libera fluttuazione. Scrive la Banca in un comunicato: bisogna "osservare le dinamiche del rublo, compresa la sua volatilità eccessiva, un prerequisito per
l'emergere di rischi per la stabilità finanziaria, per la svalutazione stabile e l'inflazione".
Gli scenari nel mondo del petrolio
Il deprezzamento del petrolio che la decisione dell'Opec porta con sé avrà effetti particolarmente pesanti su Venezuela, Ecuador, Iran, Iraq, Algeria e Yeme - tra gli Stati membri - e non è detto che, quindi, cerchino un'intesa informale con la Russia. Tutti questi Paesi, infatti, avrebbero bisogno di un prezzo al barile intorno ai cento dollari.