MONDO
Dentro al campo profughi
A Zaatari con i disabili in fuga dalla Siria
Una Ong spagnola assiste i portatori di handicap e gli amputati scappati dalla guerra. In Giordania i rifugiati sono quasi 700mila, di questi oltre 100 mila nel campo al nord del Paese
Zaatari
Ahmed è fuggito da Damasco a piedi con il figlio disabile di cinque anni in spalla. Il campo di Zaatari nel nord della Giordania è ormai la sua casa. Non solo una tenda e del cibo ma anche aiuto e supporto medico per gestire la paralisi cerebrale che affligge il bambino. Ad occuparsene nel campo è una piccola Ong spagnola Fpsc (Fundacion Promocion Social del la Cultura) che assiste, da ogni punto di vista, le persone disabili.
Le disabilità possono essere la conseguenza del conflitto sirano, come nei casi di amputazioni per missili e bombe, altre volte la manifestazione di patologie genetiche. “Noi ci occupiamo anche dei casi di paralisi cerebrale, di cui soffrono soprattutto i bambini che vengono dalle zone rurali della Siria – precisa Marco Rotunno, il capo della missione di Fpsc. Nel campo, di questi casi se ne contano circa 150. “Hanno difficoltà a muoversi, talvolta anche molto gravi e noi cerchiamo di aiutarli con sedute di fisioterapia e supporti tecnici, come sedie a rotelle o protesi”, spiega.
Zaatari è una vera e propria città - ad agosto compirà due anni - divisa in 12 distretti e abitata da oltre 100mila rifugiati, in maggioranza bambini tra zero e dieci anni. Briciole, se si considera che in tutto il paese i profughi raggiungono quota 700mila, e nel vicino Libano hanno da poco superato il milione, secondo i dati Onu. Il campo - la quinta città della Giordania per numero di presenze - è una macchina organizzativa complessa, in cui lavorano una trentina di attori internazionali: da Unhcr e World Food Programme fino alle piccole organizzazioni.
Dopo una fase iniziale di risposta all’emergenza umanitaria il campo sta vivendo ora un periodo di stabilizzazione, più complesso dal punto di vista della sicurezza. Proprio il 5 aprile scorso un 25enne siriano è morto in seguito a scontri scoppiati con le forze di sicurezza. Le autorità giordane hanno precisato che i colpi che hanno ucciso il giovane sarebbero stati sparati dall’interno del campo, respingendo così ogni accusa ma aprendo ai dubbi sulla presenza di armi dentro Zaatari.
Nel campo si sta già studiando una strategia che spinga i profughi gradualmente ad autonomizzarsi e che sia anche più sostenibile economicamente. I fondi necessari per finanziare le attività di Zaatari, infatti, per il solo 2014 superano il miliardo e 200 milioni. A questi si somma la richiesta del governo giordano per altri 400 milioni. Un primo passo sarà l’adozione di voucher per fare la spesa al posto della distribiuzione dei pasti. Nel campo comunque l’intraprendenza non manca. La via più antica è stata ribattezzata Champs Elisées ed è costellata di attività di ogni tipo improvvisate dai siriani: dal barbiere al macellaio e persino rivenditori di elettronica.
di Silvia Balducci
Le disabilità possono essere la conseguenza del conflitto sirano, come nei casi di amputazioni per missili e bombe, altre volte la manifestazione di patologie genetiche. “Noi ci occupiamo anche dei casi di paralisi cerebrale, di cui soffrono soprattutto i bambini che vengono dalle zone rurali della Siria – precisa Marco Rotunno, il capo della missione di Fpsc. Nel campo, di questi casi se ne contano circa 150. “Hanno difficoltà a muoversi, talvolta anche molto gravi e noi cerchiamo di aiutarli con sedute di fisioterapia e supporti tecnici, come sedie a rotelle o protesi”, spiega.
Zaatari è una vera e propria città - ad agosto compirà due anni - divisa in 12 distretti e abitata da oltre 100mila rifugiati, in maggioranza bambini tra zero e dieci anni. Briciole, se si considera che in tutto il paese i profughi raggiungono quota 700mila, e nel vicino Libano hanno da poco superato il milione, secondo i dati Onu. Il campo - la quinta città della Giordania per numero di presenze - è una macchina organizzativa complessa, in cui lavorano una trentina di attori internazionali: da Unhcr e World Food Programme fino alle piccole organizzazioni.
Dopo una fase iniziale di risposta all’emergenza umanitaria il campo sta vivendo ora un periodo di stabilizzazione, più complesso dal punto di vista della sicurezza. Proprio il 5 aprile scorso un 25enne siriano è morto in seguito a scontri scoppiati con le forze di sicurezza. Le autorità giordane hanno precisato che i colpi che hanno ucciso il giovane sarebbero stati sparati dall’interno del campo, respingendo così ogni accusa ma aprendo ai dubbi sulla presenza di armi dentro Zaatari.
Nel campo si sta già studiando una strategia che spinga i profughi gradualmente ad autonomizzarsi e che sia anche più sostenibile economicamente. I fondi necessari per finanziare le attività di Zaatari, infatti, per il solo 2014 superano il miliardo e 200 milioni. A questi si somma la richiesta del governo giordano per altri 400 milioni. Un primo passo sarà l’adozione di voucher per fare la spesa al posto della distribiuzione dei pasti. Nel campo comunque l’intraprendenza non manca. La via più antica è stata ribattezzata Champs Elisées ed è costellata di attività di ogni tipo improvvisate dai siriani: dal barbiere al macellaio e persino rivenditori di elettronica.