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MONDO

L'inchiesta del New York Times

Rapimenti e riscatti: senza volerlo l'Europa finanzia al Qaeda

Dal 2008 a oggi si stima che siano stati pagati 125 milioni di dollari dai governi europei. Dal sequestro al negoziato, il copione del terrore 

Mariasandra Mariani, sequestrata in Algeria, rilasciata dopo 12 mesi nelle mani di Al Quaeda
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Roma "I governi dicono sempre che non pagano, ma quando tornate a casa significa che hanno pagato, sempre". Sono le parole con cui il rapitore spiegava i meccanismi del sequestro al suo ostaggio, l'italiana Mariasandra Mariani, 53 anni, catturata nel 2011 in Algeria mentre ammirava le dune con il suo binocolo. "Siamo di al Qaeda", le hanno detto i membri del gruppo armato che l'hanno caricata su una jeep in mezzo al deserto. Prigioniera per 14 mesi, alla fine è stata liberata in cambio - si dice - di 8 milioni di dollari. E' un tassello della documentatissima inchiesta del New York Times che racconta come al Qaeda riesca a farsi finanziare dai governi europei. Attraverso i riscatti: un business ramificato con regole precise, organigrammi e tappe fisse. 

Dal 2008 pagati riscatti per 125 milioni
Il periodo analizzato dal reporter, Rukmini Callimachi, va dal 2008 ad oggi. "I rapimenti - ha detto nel 2012 il sottosegretatio al Tesoro americano con delega al terrorismo, David S. Cohen - stanno diventando la principale fonte di finanziamento del terrorismo". Dei 53 ostaggi finiti nelle mani di al Qaeda negli ultimi cinque anni solo il 15% è stato ucciso. Gli altri sono stati restituiti alla loro vita normale dopo mesi di trattative e minacce, con il solo scopo di alzare il prezzo. Un business da 125 milioni di euro di cui la metà incassati lo scorso anno. La maggior parte hanno raggiunto le tasche del terrore mascherati da aiuti umanitari. 

I governi europei: non abbiamo pagato
Seppure i ministri degli Esteri di Austria, Francia, Germania, Italia e Svizzera abbiano negato, l'inchiesta del New York Times ha incrociato numerose fonti: diplomatici, negoziatori, funzionari di governi africani e mediorientali. E ha tracciato un quadro preciso di come i coldi arrivino a destinazione.

Il copione dei rapimenti
Per minimizzare i rischi per i combattenti, i gruppi del terrore "esternalizzano" il lavoro di negoziato con i governi in cambio di una commissione del 10%. La procedura è pianificata nei minimi dettagli: un lungo silenzio, per terrorizzare le famiglie, minacce, video in cui gli ostaggi chiedono di essere liberati, episodi di violenza per aumentare il livello di pressione. I terroristi rapiscono anche in base alla nazionalità: ormai hanno una mappatura chiara dei governi che cedono e dei governi che si rifiutano di pagare, Stati Uniti e Gran Bretagna in testa. 

Il passaggio dei soldi
Un ufficiale del Burkina Faso ha anche svelato come funziona persino in passaggio dei soldi. I governi europei che accettano di pagare mandano un emissario nel deserto fino ad una postazione considerata sicura, spesso partendo dalla capitale burkinabé o da quella del Niger, Nyamey. A quel punto arriva un messaggio sul cellulare satellitare che indica le coordinate GPS del luogo dell'appuntamento. Altre ore di jeep. Altre coordinate. Altre ore. E poi l'incontro con gli uomini deputati a contare il denaro. Borse piene di contanti che vengono spacchettate e nascoste in un luoghi segreti e separati. All'occorenza verranno recuperati, sempre grazie al GPS. Oltre finanziare le loro attività, i gruppi terroristi acquisicono in questo modo potere contrattuale nel loro Paese di riferimento: oltre alle donazioni di miliardari che condividono la causa, quella dei rapimenti è diventata la principale forma di raccolta di denaro. 
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