POLITICA
Finita nella notte l'assemblea parlamentari Pd
Assemblea Pd. Scuola: resta nodo assunzione precari. Riforma Rai: restano aperte varie ipotesi
Il premier non vuole fallire la prova su scuola e Rai, attesa per il consiglio dei ministri di giovedì. I nodi rimasti aperti, tra le assunzioni dei precari e la governance di viale Mazzini, sono parecchi. Al termine dell'assemblea parlamentari Pd Renzi twitta ottimista: "E' proprio #lavoltabuona"
Roma
Si è conclusa verso l'una la riunione notturna dei parlamentari Pd. Lo ha annunciato con un tweet il premier Matteo Renzi: "Finite adesso le riunioni dei parlamentari Pd su scuola e Rai. Molto bene. E' proprio#la volta buona". Il premier non vuole fallire la prova su scuola e tv pubblica, attesa per il consiglio dei ministri di giovedì.
Scuola
Il premier non sembra intenzionato ad arretrare né sulla rivoluzione Rai né sulla scuola. Sulla scuola i nodi rimasti aperti, tra le assunzioni dei precari e la governance di viale Mazzini, sono parecchi e per questo il premier ha deciso, anche per evitare nuove accuse di autoritarismo, di coinvolgere i parlamentari dem esperti delle due materie. Mentre in un pre-vertice a Palazzo Chigi con il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, ha ripulito il testo e confermata la via del disegno di legge.
Riforma Rai: un capo azienda che decide
Nella riunione con gli esperti del Pd sulla Rai, Renzi esclude un decreto legge per la riforma di viale Mazzini. "Serve un documento strategico sulla missione della Rai", avrebbe detto il premier senza specificare se il governo prederà una iniziativa o lascerà agire il Parlamento dove sono depositate già varie proposte di legge. Il presidente del Consiglio avrebbe espresso una preferenza per il sistema "monistico" con un capo azienda che decide, sostenendo che il sistema duale non ha mai funzionato. Ma, a quanto si apprende, avrebbe lasciato aperte varie ipotesi di riforma per modificare la legge Gasparri, compreso che il governo nomina il capo azienda e la vigilanza il Cda. "La Rai- ha affermato Renzi - deve essere la più importante media company del Paese".
Ad di nomina governativa
L'amministratore delegato resterebbe di nomina governativa. L'ipotesi non convince però larga parte dell'opposizione, per i timori di un forte sbilanciamento a favore del governo a fronte di un depotenziamento della Commissione di Vigilanza, ma provoca
distinguo anche nella maggioranza. "Più forte è il potere dell'amministratore della Rai, più deve essere forte il controllo parlamentare - sostiene il ministro Alfano - La Rai non va smantellata, fa il 40% di share". Che sia il governo a scegliere il capo azienda è argomento dato per scontato negli ambienti vicini a Renzi, perché è quanto avviene non solo già oggi in Rai, ma anche nelle altre partecipate.
Quello che resta da decidere è come lasciare un ruolo al Parlamento, liberando però l'azienda dall'ingerenza dei partiti. Archiviata l'idea della fondazione, che richiede tempi lunghi, un'ipotesi (che sarebbe preferita da Renzi) è simile a quella attuale con un cda ridotto a cinque membri e una Commissione di Vigilanza privata del potere di nomina dei consiglieri. L'altra, su cui il premier avrebbe espresso dubbi, prevede la nascita di un consiglio di sorveglianza a cui spetterebbe eleggere il consiglio di gestione. Nelle nomine, anche in virtù delle sentenze della Consulta, dovrebbe essere coinvolto il Parlamento, forse attraverso i presidenti delle Camere.
Finite adesso riunioni parlamentari Pd su scuola e Rai. Molto bene. È proprio #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 10 Marzo 2015
Scuola
Il premier non sembra intenzionato ad arretrare né sulla rivoluzione Rai né sulla scuola. Sulla scuola i nodi rimasti aperti, tra le assunzioni dei precari e la governance di viale Mazzini, sono parecchi e per questo il premier ha deciso, anche per evitare nuove accuse di autoritarismo, di coinvolgere i parlamentari dem esperti delle due materie. Mentre in un pre-vertice a Palazzo Chigi con il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, ha ripulito il testo e confermata la via del disegno di legge.
Riforma Rai: un capo azienda che decide
Nella riunione con gli esperti del Pd sulla Rai, Renzi esclude un decreto legge per la riforma di viale Mazzini. "Serve un documento strategico sulla missione della Rai", avrebbe detto il premier senza specificare se il governo prederà una iniziativa o lascerà agire il Parlamento dove sono depositate già varie proposte di legge. Il presidente del Consiglio avrebbe espresso una preferenza per il sistema "monistico" con un capo azienda che decide, sostenendo che il sistema duale non ha mai funzionato. Ma, a quanto si apprende, avrebbe lasciato aperte varie ipotesi di riforma per modificare la legge Gasparri, compreso che il governo nomina il capo azienda e la vigilanza il Cda. "La Rai- ha affermato Renzi - deve essere la più importante media company del Paese".
Ad di nomina governativa
L'amministratore delegato resterebbe di nomina governativa. L'ipotesi non convince però larga parte dell'opposizione, per i timori di un forte sbilanciamento a favore del governo a fronte di un depotenziamento della Commissione di Vigilanza, ma provoca
distinguo anche nella maggioranza. "Più forte è il potere dell'amministratore della Rai, più deve essere forte il controllo parlamentare - sostiene il ministro Alfano - La Rai non va smantellata, fa il 40% di share". Che sia il governo a scegliere il capo azienda è argomento dato per scontato negli ambienti vicini a Renzi, perché è quanto avviene non solo già oggi in Rai, ma anche nelle altre partecipate.
Quello che resta da decidere è come lasciare un ruolo al Parlamento, liberando però l'azienda dall'ingerenza dei partiti. Archiviata l'idea della fondazione, che richiede tempi lunghi, un'ipotesi (che sarebbe preferita da Renzi) è simile a quella attuale con un cda ridotto a cinque membri e una Commissione di Vigilanza privata del potere di nomina dei consiglieri. L'altra, su cui il premier avrebbe espresso dubbi, prevede la nascita di un consiglio di sorveglianza a cui spetterebbe eleggere il consiglio di gestione. Nelle nomine, anche in virtù delle sentenze della Consulta, dovrebbe essere coinvolto il Parlamento, forse attraverso i presidenti delle Camere.