MONDO
Losanna
Nucleare, in vista storico accordo con l'Iran. Si continua a trattare
Intesa definitiva a giugno, ma i negoziati di Losanna vanno avanti a oltranza per trovare un punto d'incontro. Netanyahu all'attacco: "Così avranno la bomba"
L'ottimismo di Mosca
"Le possibilità sono elevate", ha detto da Mosca, annunciando che sarebbe tornato a Losanna per unirsi ai ministri degli Esteri degli altri Paesi del 5+1 impegnati nella trattativa con l'Iran. In oltre diciotto mesi di serrate trattative sono stati raggiunti diversi punti di intesa. Come sul numero delle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio di cui potranno disporre i tecnici iraniani, circa seimila, o sul destino degli impianti nucleari di cui dispone l'Iran, fra cui quello bunker di Fordow, costruito sotto una montagna di roccia. Sul tavolo sono però rimaste anche varie questioni da risolvere.
Le concessioni a Teheran
Come la realizzazione di un meccanismo di controllo delle attività nucleari iraniane che garantisca almeno un anno di tempo tra il momento in cui venisse individuata l'eventuale attività illecita e il momento in cui l'Iran potrebbe concretamente costruire una bomba atomica. Un'intesa manca pure sul destino delle scorte di combustibile nucleare di cui dispone Teheran e, soprattutto, sui tempi della revoca delle sanzioni: per l'Iran questo è un punto fondamentale e chiede una revoca immediata, sin dall'entrata in vigore dell'accordo, mentre i Paesi occidentali, in particolare gli Usa, parlano di un allentamento progressivo, per fasi.
Le critiche degli alleati storici degli Usa
In tal modo affermano varie fonti, gli Usa potrebbero peraltro rispondere alle preoccupazioni di chi si oppone all'accordo, di chi sostiene che dell'Iran non ci si può fidare, soprattutto nel Congresso Usa, ma anche fra gli alleati storici e strategici degli Stati Uniti, con Israele in prima fila. L'accordo in discussione a Losanna, ha ribadito ancora il premier Benyamin Netanyahu, "aprirà la strada a un Iran dotato dell'arma nucleare". E anche fra quei Paesi sunniti della regione, come l'Arabia Saudita, che temono di vedere l'Iran tornare ad esportare liberamente il suo petrolio, e a incassare così fiumi di denaro da utilizzare per ampliare la sua influenza, che già esercita sulla Siria, il Libano, l'Iraq, il Bahrein, e ora anche sullo Yemen. Tutti elementi che dovranno essere considerati andando avanti verso il 30 giugno.
Verso la svolta
Ma intanto la svolta è davvero in vista. La scadenza del 31 marzo era stata stabilita per indurre le parti a impegnarsi a mostrare una concreta volontà politica. E questo sembra ormai un risultato acquisito. Anche se il braccio di ferro va ancora avanti fino all'ultimo minuto, e anche oltre: ora l'ultimo minuto è stato spostato di un giorno.