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Coronavirus

Sarà presentato il 2 dicembre in Parlamento dal ministro Speranza

Coronavirus, il piano vaccini dell'Italia: i punti principali

L'obiettivo è vaccinare in tempi ragionevoli 40 milioni di persone per raggiungere l'immunità di gregge. Arcuri: "Sarà la più grande vaccinazione di massa che il Paese ricordi"

Vaccinazioni
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Vaccinare in tempi ragionevoli il 60-70% della popolazione italiana, circa 40 milioni di persone, per raggiungere una vera immunità di gregge e mettere all'angolo il Covid. E' questo l'obiettivo del piano vaccini che sarà presentato il 2 dicembre alle Camere dal ministro Roberto Speranza. "Sarà una campagna di vaccinazione senza precedenti - ha detto nei giorni scorsi - e richiederà l'impegno straordinario di tutte le forze in campo".

Sarà necessariamente un'operazione graduale, scaglionata nei mesi, e saranno utilizzati i vaccini di diverse case farmaceutiche: all'Italia arriveranno il 13,65% di tutti i vaccini acquistati dall'Ue con accordi complessivi con le varie aziende (almeno 5 sono i vaccini già alle battute finali dell'iter) ma l'obiettivo è partire nell'ultima decade di gennaio con il prodotto ritenuto più "pronto", e cioè il vaccino Pfizer, che ha recentemente superato la fase III di sperimentazione con un 95% di efficacia.

Al nostro Paese arriveranno 3,4 milioni di dosi, sufficienti a vaccinare 1,7 milioni di persone (serve un richiamo, quindi due dosi a persona). Sarà un acquisto centralizzato, quindi non affidato alle Regioni come avviene ad esempio per il vaccino antinfluenzale.

Prima il personale sanitario e i soggetti fragili 
Ovviamente si tratterà di stilare delle priorità, che Speranza ha già prefigurato: il personale sanitario in primis (a maggior ragione osservando i numeri, che parlano di 20mila operatori contagiati nell'ultimo mese tra medici e infermieri), e poi, come anticipato dal direttore scientifico dello Spallanzani (e membro Cts) Giuseppe Ippolito, "persone fragili e anziani, persone con patologie, diabetici, malati di cancro, obesi". In un secondo tempo si amplierà la platea per il resto della popolazione.

La rete di distribuzione
Il piano logistico è affidato al commissario straordinario Domenico Arcuri. Il governo pensa a una rete di distribuzione, conservazione e somministrazione mobilitando tutte le forze a disposizione, compreso l'esercito. "L'Esercito è al nostro fianco dall'inizio dell'emergenza e ci affiancherà anche in questa complessa operazione: il numero massimo di persone che si somministrerà il vaccino aiuterà la sostanziale scomparsa della contagiosità, è un fatto matematico", ha detto Arcuri.

Una quota sarà distribuita direttamente negli ospedali (per gli operatori sanitari soprattutto) e nelle Rsa, falcidiate nella prima ondata (ma non risparmiate nemmeno in questa seconda), e si sta studiando come coinvolgere i medici di famiglia e le farmacie.

I punti di distribuzione
Martedì scorso le Regioni hanno comunicato ad Arcuri i primi 300 hub, tra ospedali e Rsa, per la distribuzione del vaccino Pfizer. Punti che devono essere idonei alla conservazione di un farmaco che necessita di una catena del freddo molto complessa, da -70 a -80 gradi perché non si deteriori. 

Tanto che si pensa a due modelli distinti di conservazione: uno "freezer" per Pfizer e uno "cold" per gli altri vaccini. Come quello di AstraZeneca, il cui farmaco sviluppato con l'università di Oxford e l'italiana Irbm si conserva facilmente a 2 gradi sopra lo zero. Ma sui tempi non c'è ancora certezza, anche se l'ad dell'Irbm Piero Di Lorenzo nei giorni scorsi si è detto sicuro di un via libera entro l'anno con 2 milioni di dosi già pronte per gli operatori sanitari e le persone fragili e l'obiettivo di consegnare entro il primo semestre 2021 ben 70 milioni di dosi.   

"Vaccinazione di massa"
Per il grosso della popolazione si sta studiando la modalità di quella che sarà, per dirla con Arcuri, "la più grande vaccinazione di massa che il Paese ricordi": è possibile che si scelga di ricorrere anche ai drive-in, per ottimizzare tempi e spazi e ridurre i rischi di contagio, sul modello di quanto si fa con i tamponi ma con il vantaggio che si potrebbe pianificare le vaccinazioni con un rigoroso sistema di prenotazioni, senza le file chilometriche di macchine in attesa del tampone viste in questi mesi.         

Sull'obbligatorietà il dibattito è aperto: il premier Conte non ha fatto mistero di preferire la soluzione della scelta consapevole di una popolazione che dovrebbe ormai avere ben compreso la gravità della situazione. Anche il ministro Speranza sul tema è prudente. Meglio optare per "un rapporto di reciproca fiducia con i cittadini", ha detto ieri la sottosegretaria Sandra Zampa, secondo la quale però si potrebbero rendere obbligatori i vaccini almeno "per alcune categorie, come gli operatori sanitari, perché un medico non può essere veicolo di infezione". 

In ogni caso, oltre al 2 dicembre, giorno di presentazione del piano, la data da segnare sul calendario è quella dell'11, quando l'Fda è chiamata a valutare i dati del vaccino Moderna, dando il via a cascata alla fase delle autorizzazioni definitive (l'Europa seguirebbe entro pochissimi giorni): solo allora si potrà stilare un calendario più certo.
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