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MONDO

In passato è stata licenziata tre volte da altri giornali dove lavorava

Elezioni in Turchia, incontro con la giornalista Mine Kirikkanat: "Viviamo nel terrore"

​Esperta di sociologia delle religioni ha vinto numerosi premi, quello di cui va più fiera è il Premio Giornalista Coraggiosa, assegnato dalle università di Istanbul. Ne ha vinto varie edizioni.

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di Liana Mistretta Mine Kirikkanat, scrittrice giornalista del quotidiano turco Chumhuriyet, è famosa per le sue battaglie per l'affermazione dei diritti civili e delle libertà. L'inviata di Rainews24 Liana Mistretta l'ha incontrata a Istanbul, nella sua casa di Kadikoy, uno dei quartieri asiatici.

In passato è stata licenziata tre volte da altri giornali dove lavorava. Per ben 38 volte è stata denunciata e portata in tribunale. In 36 casi è stata assolta, per gli ultimi due casi avvenuti sotto il governo di Erdogan aspetta ancora la sentenza.

Esperta di sociologia delle religioni ha vinto numerosi premi, quello di cui va più fiera è il Premio Giornalista Coraggiosa, assegnato dalle università di Istanbul. Ne ha vinto varie edizioni.
 
Che atmosfera si respira in questi giorni a Istanbul?

MK: L'atmosfera è lugubre il popolo non è mai stato così diviso dalla fondazione della repubblica, cioè dal 1923. In Turchia la popolazione, l'opinione pubblica non sono mai state così divise. È un successo del premier, è riuscito a dividere il popolo. Ha diviso il suo popolo. La rottura si è verificata con gli eventi di Gezi park, con le manifestazioni e la repressione della polizia. Erdogan era in Marocco e poi si è saputo che già lì aveva avuto una crisi di nervi. Quando è arrivato, era pieno di odio, é salito su un bus dell'AKP e ha parlato alla gente dal bus, per mostrare che lui era il premier della gente che aveva votato il suo partito, l'AKP, e non di tutto il popolo. In quel momento ha iniziato a dire NOI e gli altri, noi e loro. La rottura è iniziata in quel momento. Ha continuato a tenere discorsi di odio mettendo i suoi sostenitori contro gli altri. Ma chi sono gli altri? Siamo tutti noi.

Quale è la posta in gioco di queste elezioni amministrative?

MK:  In queste elezioni municipali, la posta in gioco va ben oltre il livello locale, è un voto nazionale. Se l'opposizione vince con Saigul come sindaco a Istanbul e poi vince anche a Izmir e Ankara, se queste grandi città  passano all'opposizione è l'inizio della fine del governo Erdogan. Se invece Erdogan resta al potere anche solo a Istanbul ci attendiamo rappresaglie

Cosa si può prevedere? Sembra che Erdogan vincerà comunque.

MK: Non ne sono sicura, dal 2006 viviamo, e l'Europa non ne è al corrente, in un immenso clima di terrore e paura. Paura della polizia, paura delle rappresaglie, ci sono stati arresti di massa di giornalisti, militari, politici, dal 2006 la gente ha paura perfino di parlare al telefono. Il blocco di twitter e dei social media non aiuta certo. Io non credo nei sondaggi di opinione sul voto, quando si va a chiedere alla gente, soprattutto in periferia, per chi voterebbe, la gente dice AKP, ma poi non votano AKP. Il candidato del CHP Saigul ha la possibilità di vincere a Istanbul, ci sono solo uno o due punti di differenza tra lui e l'attuale sindaco dell'AKP Topbas che si ricandida.

Come  vede la il futuro della Turchia?

MK: Se l'AKP vince nella maggioranza delle grandi città ci saranno grandi rappresaglie, altri arresti di massa. Mi aspetto un odio ancora più marcato nei confronti dell'altra meta della popolazione, quella che non vota AKP. Noi abbiamo paura. L'opposizione, la meta della popolazione che non vota per Erdogan non ne può più. Ma c'è dell'altro. La Turchia è il secondo paese più armato del mondo, mi riferisco alle armi che possiedono i civili, il secondo dopo gli Stati uniti. Ci sono 16 milioni di armi in Turchia in mano ai civili, le tengono in casa,  senza contare poi le armi illegali. I cittadini sono armati. Se ad esempio la minoranza religiosa  degli aleviti dovesse rispondere alle provocazioni del governo, ci saranno necessariamente episodi di violenza, ci sarà forse una guerra civile tra i curdi, i curdi aleviti,  i sunniti e i laici. Andiamo verso un punto molto pericoloso. Erdogan non cura più l'interesse generale, pensa solo a restare al potere.

Ma cosa è successo? Erdogan era considerato un modello per il mondo arabo musulmano, l'esempio di un leader musulmano aperto alla modernità, al laicismo. E poi?

MK: Ci ha presi in giro, ha mentito, ha giocato un ruolo e l'Europa ci è cascata. Gli europei gli hanno creduto.  Gli europei non conoscono la sociologia, l'antropologia, il passato dell'oriente e trattano la nostra situazione in modo superficiale.

Lei vede la Turchia più  lontana dall'Europa?

MK: Si, l'Europa è più lontana che mai. Io sono un'europeista convinta e trovo che se resta questo governo la Turchia sarà più che mai lontana dall'Europa. Ma se vince l'opposizione, se avviene un miracolo, se questa Turchia, questa terra nella quale viviamo che fa parte dell'ex impero romano cambia,  se il potere passa ai socialdemocratici, l'Europa annetterà presto la Turchia nell'Unione.
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