MONDO
Ue e Usa preoccupati per la chiusura del micro-blogging
Ankara alla guerra di Twitter. La Casa Bianca contro Erdogan
Cresce la tensione dopo il blocco del social network deciso dal premier
Ankara
Cresce la tensione in Turchia all'indomani dell'oscuramento di Twitter voluto dal premier, Recep Tayyip Erdogan, in difficoltà in vista delle cruciali elezioni amministrative del 30 marzo. Il principale partito d'opposizione, il Republican People's Party (Chp), ha annunciato che presenterà un appello in tribunale contro la decisione della corte di bloccare l'accesso al popolare social network, insieme a una denuncia penale contro lo stesso leader islamista per violazione delle libertà personali.
Google intanto respinge la richiesta del governo turco di rimuovere da YouTube i video sulla presunta corruzione del governo. Lo riporta il Wall Street Journal, sottolineando che il rifiuto di Google potrebbe tradursi nella decisione di Ankara di bloccare l'accesso a YouTube, dopo che è stato bloccato quello a Twitter.
Contro la misura si sono schierate l'Ue, con il Commissario per l'allargamento Stefan Fuele che si dice "gravemente preoccupato", e lo stesso presidente turco Abdullah Gul che condanna il bando.
Il presidente Gul: la chiusura non può essere accettata
"La chiusura completa delle piattaforme dei social media non può essere accettata". Con queste parole il presidente turco Abdullah Gul ha commentato la chiusura di Twitter nel paese. "Come ho detto molte volte in passato - ha proseguito Gul in un comunicato - il livello raggiunto oggi dalle tecnologie della comunicazione rende tecnicamente impossibile bloccare del tutto l'accesso a piattaforme di social media come Twitter". Il presidente si è quindi augurato che "questa pratica non duri a lungo".
Gli avvocati turchi chiedono la revoca del provvedimento
L'associazione degli avvocati turchi ha presentato in tribunale una richiesta di annullamento del blocco di Twitter in Turchia. Anche il principale partito di opposizione ha annunciato che chiederà l'annullamento del divieto.
Gli utenti aggirano il blocco, anche il presidente Gul
Il numero di messaggi postati su Twitter dagli utenti turchi non è calato da ieri sera, quando le autorità di Ankara hanno bloccato l'accesso al sito di micro-blogging. Come se non bastasse, sono diventati virali, in Turchia come in tutto il mondo, i tweet con gli hashtag #TwitterisblockedinTurkey e #TurkeyBlockedTwitter. Secondo le statistiche di Twitturk, che registra i dati sugli utenti turchi di Twitter, circa mezzo milione di tweet è stato pubblicato in Turchia nelle 10 ore successive al blocco. Un dato in linea con gli 1,8 milioni di messaggi che vengono pubblicati ogni 24 ore nel paese. Sembra quindi che la maggioranza degli utenti turchi sia riuscita a fare ricorso senza problemi agli escamotage per aggirare il blocco, tra i quali quello che lo stesso cofondatore del sito, Jack Dorsey, ha pubblicato in Rete, spiegando come postare messaggi tramite gli operatori di telefonia mobile.
Anche il presidente Abdullah Gul come pure il vicepremier Bulent Arinc hanno usato la rete sociale oggi: il primo per dichiararsi in disaccordo con il blocco, il secondo più 'neutrale', ma forse altrettanto critico, per fornire il suo programma della giornata.
La chiusura decisa da un tribunale
L'Aurority turca per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha annunciato questa mattina che la chiusura di Twitter è stata disposta da un tribunale in seguito alla violazione della privacy e dei diritti dell'individuo. Ieri pomeriggio il premier Recep Tayyip Erdogan, durante un comizio elettorale, aveva annunciato di voler "sradicare Twitter e tutto il resto" per far fronte all'"ingiusto trattamento riservato ai cittadini turchi". Poco dopo il suo discorso, un comunicato dell'ufficio del premier spiegava le sue parole, riferendo di alcune sentenze di tribunali turchi ai quali si erano rivolti privati cittadini. Le sentenze chiedevano ai gestori del sito di microblogging di rimuovere i link contenuti in alcuni tweet. "In linea con queste sentenze - si legge nella nota - la Presidenza per le Telecomunicazioni ha avviato le procedure necesarie, ma i gestori di Twitter sono rimasti indifferenti alle sue richieste". A partire dalla tarda serata di ieri, quindi, le autorità turche hanno bloccato l'accesso a Twitter dalla Turchia. In più occasioni, Erdogan ha affermato che l'inchiesta in materia di corruzione che a dicembre ha quasi travolto il suo governo è stata orchestrata dall'estero tramite i social network, ai quali ha quindi dichiarato guerra, soprattutto dopo che alcune intercettazioni di sue telefonate compromettenti sono state diffuse su YouTube. In una delle telefonate lo si sente intimare al figlio di nascondere una grossa somma di denaro contante. Il 7 marzo Erdogan aveva attaccato, oltre a YouTube, anche Facebook. "Ci sono misure che prenderemo dopo il 30 marzo (data delle elezioni comunali), non lasceremo il paese in balia di
Youtube e di Facebook", diceva in un'intervista televisiva.
La legge che rafforza il controllo pubblico sul web
Gli interventi contro i social network sono arrivati dopo che il parlamento ha approvato a fine febbraio una legge di proposta governativa che rafforza il controllo pubblico sul Web, dando all'autority per le telecomunicazioni i poteri di raccogliere dati sugli utenti e di bloccare siti Web.
Ue e Usa preoccupati per la chiusura del social network
"Siamo preoccupati da ogni possibilità che i social media possano essere chiusi". Così Jen Psaki, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, ha commentato la notizia della chiusura di Twitter in Turchia. "Le democrazie sono rafforzate dalla diversità delle voci", ha aggiunto Psaki. Anche la Casa Bianca condanna la decisione del primo ministro turco: "Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati dal fatto che il governo turco abbia bloccato ai suoi cittadini l'accesso a strumenti di comunicazione basici", si legge in una nota diffusa dal portavoce del presidente statunitense Barack Obama. Il blocco "minaccia l'abilità dei cittadini turchi di esercitare le libertà di espressione e associazione e che è contraria ai principi di una governance aperta, fondamentale per un governo democratico e per i diritti universali che gli Stati Uniti difendono in giro per il mondo".
Dure critiche anche dall'Unione europea, con il commissario Ue per l'Agenda digitale, Neelie Kroes, che proprio su Twitter ha definito il blocco in Turchia come "infondato, inutile e vile" e ha aggiunto che "il popolo turco e la comunità internazionale vedranno questo gesto come un atto di censura. E lo è". Anche il commissario Ue all'Allargamento, Stefan Fule, ha twittato la sua critica alla vicenda. "C'è molta preoccupazione - ha detto - per il blocco di Twitter. Essere liberi di comunicare e scegliere liberamente il mezzo per farlo è un valore fondamentale dell'Ue".
Google intanto respinge la richiesta del governo turco di rimuovere da YouTube i video sulla presunta corruzione del governo. Lo riporta il Wall Street Journal, sottolineando che il rifiuto di Google potrebbe tradursi nella decisione di Ankara di bloccare l'accesso a YouTube, dopo che è stato bloccato quello a Twitter.
Contro la misura si sono schierate l'Ue, con il Commissario per l'allargamento Stefan Fuele che si dice "gravemente preoccupato", e lo stesso presidente turco Abdullah Gul che condanna il bando.
Il presidente Gul: la chiusura non può essere accettata
"La chiusura completa delle piattaforme dei social media non può essere accettata". Con queste parole il presidente turco Abdullah Gul ha commentato la chiusura di Twitter nel paese. "Come ho detto molte volte in passato - ha proseguito Gul in un comunicato - il livello raggiunto oggi dalle tecnologie della comunicazione rende tecnicamente impossibile bloccare del tutto l'accesso a piattaforme di social media come Twitter". Il presidente si è quindi augurato che "questa pratica non duri a lungo".
Gli avvocati turchi chiedono la revoca del provvedimento
L'associazione degli avvocati turchi ha presentato in tribunale una richiesta di annullamento del blocco di Twitter in Turchia. Anche il principale partito di opposizione ha annunciato che chiederà l'annullamento del divieto.
Gli utenti aggirano il blocco, anche il presidente Gul
Il numero di messaggi postati su Twitter dagli utenti turchi non è calato da ieri sera, quando le autorità di Ankara hanno bloccato l'accesso al sito di micro-blogging. Come se non bastasse, sono diventati virali, in Turchia come in tutto il mondo, i tweet con gli hashtag #TwitterisblockedinTurkey e #TurkeyBlockedTwitter. Secondo le statistiche di Twitturk, che registra i dati sugli utenti turchi di Twitter, circa mezzo milione di tweet è stato pubblicato in Turchia nelle 10 ore successive al blocco. Un dato in linea con gli 1,8 milioni di messaggi che vengono pubblicati ogni 24 ore nel paese. Sembra quindi che la maggioranza degli utenti turchi sia riuscita a fare ricorso senza problemi agli escamotage per aggirare il blocco, tra i quali quello che lo stesso cofondatore del sito, Jack Dorsey, ha pubblicato in Rete, spiegando come postare messaggi tramite gli operatori di telefonia mobile.
Anche il presidente Abdullah Gul come pure il vicepremier Bulent Arinc hanno usato la rete sociale oggi: il primo per dichiararsi in disaccordo con il blocco, il secondo più 'neutrale', ma forse altrettanto critico, per fornire il suo programma della giornata.
La chiusura decisa da un tribunale
L'Aurority turca per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha annunciato questa mattina che la chiusura di Twitter è stata disposta da un tribunale in seguito alla violazione della privacy e dei diritti dell'individuo. Ieri pomeriggio il premier Recep Tayyip Erdogan, durante un comizio elettorale, aveva annunciato di voler "sradicare Twitter e tutto il resto" per far fronte all'"ingiusto trattamento riservato ai cittadini turchi". Poco dopo il suo discorso, un comunicato dell'ufficio del premier spiegava le sue parole, riferendo di alcune sentenze di tribunali turchi ai quali si erano rivolti privati cittadini. Le sentenze chiedevano ai gestori del sito di microblogging di rimuovere i link contenuti in alcuni tweet. "In linea con queste sentenze - si legge nella nota - la Presidenza per le Telecomunicazioni ha avviato le procedure necesarie, ma i gestori di Twitter sono rimasti indifferenti alle sue richieste". A partire dalla tarda serata di ieri, quindi, le autorità turche hanno bloccato l'accesso a Twitter dalla Turchia. In più occasioni, Erdogan ha affermato che l'inchiesta in materia di corruzione che a dicembre ha quasi travolto il suo governo è stata orchestrata dall'estero tramite i social network, ai quali ha quindi dichiarato guerra, soprattutto dopo che alcune intercettazioni di sue telefonate compromettenti sono state diffuse su YouTube. In una delle telefonate lo si sente intimare al figlio di nascondere una grossa somma di denaro contante. Il 7 marzo Erdogan aveva attaccato, oltre a YouTube, anche Facebook. "Ci sono misure che prenderemo dopo il 30 marzo (data delle elezioni comunali), non lasceremo il paese in balia di
Youtube e di Facebook", diceva in un'intervista televisiva.
La legge che rafforza il controllo pubblico sul web
Gli interventi contro i social network sono arrivati dopo che il parlamento ha approvato a fine febbraio una legge di proposta governativa che rafforza il controllo pubblico sul Web, dando all'autority per le telecomunicazioni i poteri di raccogliere dati sugli utenti e di bloccare siti Web.
Ue e Usa preoccupati per la chiusura del social network
"Siamo preoccupati da ogni possibilità che i social media possano essere chiusi". Così Jen Psaki, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, ha commentato la notizia della chiusura di Twitter in Turchia. "Le democrazie sono rafforzate dalla diversità delle voci", ha aggiunto Psaki. Anche la Casa Bianca condanna la decisione del primo ministro turco: "Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati dal fatto che il governo turco abbia bloccato ai suoi cittadini l'accesso a strumenti di comunicazione basici", si legge in una nota diffusa dal portavoce del presidente statunitense Barack Obama. Il blocco "minaccia l'abilità dei cittadini turchi di esercitare le libertà di espressione e associazione e che è contraria ai principi di una governance aperta, fondamentale per un governo democratico e per i diritti universali che gli Stati Uniti difendono in giro per il mondo".
Dure critiche anche dall'Unione europea, con il commissario Ue per l'Agenda digitale, Neelie Kroes, che proprio su Twitter ha definito il blocco in Turchia come "infondato, inutile e vile" e ha aggiunto che "il popolo turco e la comunità internazionale vedranno questo gesto come un atto di censura. E lo è". Anche il commissario Ue all'Allargamento, Stefan Fule, ha twittato la sua critica alla vicenda. "C'è molta preoccupazione - ha detto - per il blocco di Twitter. Essere liberi di comunicare e scegliere liberamente il mezzo per farlo è un valore fondamentale dell'Ue".