Coronavirus
Lo studio
Il vaccino Pfizer sembra efficace contro la variante inglese del coronavirus
Per gli esperti, invece, le varianti sudafricana e brasiliana vanno ancora attentamente monitorate
"I nostri risultati suggeriscono che la maggior parte delle risposte ai vaccini dovrebbe essere efficace contro la variante b.1.1.7", riferisce un team internazionale di ricercatori di università britanniche e olandesi. In uno studio preliminare separato, un team di ricercatori di Biontech-Pfizer è giunto a conclusioni simili. Preoccupa invece la mutazione portata dalle varianti sudafricana e brasiliana per l'efficacia dei vaccini, quindi vanno ancora "monitorate".
Per valutare l'efficacia del vaccino, i ricercatori anglo-olandesi hanno confrontato in laboratorio l'effetto della variante inglese sul plasma di 36 pazienti curati dopo aver sofferto di forme gravi o più lievi di Covid-19. La "maggioranza dei campioni" è stata in grado di "neutralizzare" la variante, sebbene il "potere" di neutralizzazione fosse ridotto in 3 dei campioni, si legge nello studio.
In uno studio preliminare separato, un team di ricercatori di BioNTech/Pfizer è giunto a conclusioni simili, confrontando l'effetto del plasma di 16 partecipanti ai suoi studi clinici sulla variante inglese e sulla versione originale dell'agente patogeno. I ricercatori hanno concluso che in entrambi i casi la capacità di neutralizzazione è risultata "equivalente" e quindi ritengono che sia "improbabile" che la variante inglese "sfugga alla protezione" del loro vaccino. I ricercatori delle due aziende hanno sostenuto che la "flessibilità" della tecnologia del vaccino a Rna messaggero consentirebbe al siero di adattarsi un nuovo ceppo del virus.
In uno studio pubblicato all'inizio di gennaio, i ricercatori di Pfizer e BioNTech avevano già stimato che il vaccino sembrava efficace contro una "mutazione chiave" comune alle varianti britannica, sudafricana e brasiliana. Questa mutazione chiamata N501Y si trova a livello della proteina Spike del coronavirus, che gli consente di penetrare nelle cellule umane, giocando così un ruolo chiave nell'infezione virale. A preoccupare gli esperti è però un'altra mutazione chiamata E484K, presente nelle varianti sudafricana e brasiliana ma non in quella inglese. In questo contesto, è "importante continuare a monitorare le varianti e valutare il loro impatto sulla neutralizzazione in vitro", sottolineano i ricercatori del primo studio.
Il bollettino Oms
L'Oms nel suo bollettino quotidiano fa sapere che la "variante inglese" del nuovo coronavirus risulta diffusa in almeno 60 Paesi. La contagiosa mutazione risulta presente in 10 nazioni in più rispetto alla settimana precedente. La "variante sudafricana" risulta invece diffusa in 23 nazioni, 3 in più rispetto allo scorso bollettino. La scorsa settimana, sottolinea l'Oms, è stato registrato un record di morti con 93mila decessi, mentre i nuovi casi segnalati sono stati 4,7 milioni.