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MONDO

Succede in Germania

Vuole chiamare il figlio WikiLeaks, l'anagrafe lo blocca

Un giornalista curdo-iracheno di 28 anni, voleva chiamare il figlio appena nato come il sito fondato da Assange ma un addetto all'anagrafe lo vieta.  "Hanno detto che non è un nome", racconta il padre, ma per la coppia il figlio continuerà a chiamarsi WikiLeaks

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Volevano chiamare il figlio WikiLeaks ma l'anagrafe li blocca. Ne esistono di nomi curiosi e originali per non dire stravaganti ma mai a nessuno, fino ad ora, era venuto in mente di dare al proprio pargolo il nome del sito fondato da Julian Assange che ha pubblicato migliaia di documenti riservati.

È successo in Germania, a Passau, dove Hajar Hamalaw, un giornalista curdo-iracheno di 28 anni, si è visto negare da un addetto dell'anagrafe la possibilità di chiamare il figlio WikiLeaks. "Hanno detto che non è un nome. Pensava fosse il titolo di un programma per la tv'', ha spiegato Hamalaw.

Il padre era convintissimo della scelta: "Non è solo un nome per me'', ha spiegato al quotidiano locale Passauer Neue Presse, ''il fatto è che ha un grande significato". ''Wikileaks ha cambiato il mondo'', ha spiegato l'audace neo-padre, in Germania da otto mesi, ''e le sue rivelazioni hanno avuto grandi effetti a livello mondiale, in particolare in Iraq, da dove veniamo".

Le legge tedesca protegge il "benessere del bambino", ha precisato un portavoce dell'amministrazione di Passau, Karin Schmeller. E nonostante il divieto della legge per i genitori il figlio - chiamato alla fine Dako- continuerà ad essere WikiLeaks. 


 
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