Arresti e proteste a Hong Kong: polizia applica la nuova legge sulla sicurezza voluta dalla Cina
La polizia di Hong Kong ha eseguito a vario titolo più di 180 arresti nel quartiere di Causeway Bay, con addebiti che vanno dalla manifestazione illegale alla violazione della nuova legge sulla sicurezza nazionale. Sarebbero almeno sette ad aver violato la norma appena introdotta: quattro donne e tre uomini
Lo scontro tra manifestanti e agenti è avvenuto, e continua, in strada e sui social. In un post pubblicato su Facebook la polizia difende il proprio lavoro e dunque gli arresti: "Gruppi di persone si sono radunati in varie località di Causeway Bay, disturbando l'ordine pubblico. Gli ufficiali li hanno avvertiti di andarsene ma molti si sono rifiutati di farlo". Tra i circa 180 fermati ci sono Raymond Chan Chi-chuen e Tam Tak-chi del partito democratico 'People Power' e almeno sette di loro avrebbero violato i nuovi provvedimenti.
E se nel giorno dell'approvazione delle legge sulla sicurezza, la governatrice di Hong Kong si era astenuta dal commentare, in occasione del 23esimo anniversario del passaggio di Hong Kong dal Regno Unito alla Cina, correva l'anno 1° luglio del 1997, Carrie Lam ha espresso tutta la sua soddisfazione.
"La promulgazione della legge nazionale è considerata lo sviluppo più significativo nelle relazioni tra le autorità centrali e Hong Kong" da quando la sovranità dell'ex colonia britannica è tornata alla Cina. Lam ha poi aggiunto che si tratta di "una decisione essenziale e tempestiva per ripristinare la stabilità in città". La leader ha ammesso degli "errori" compiuti dall'amministrazione, che hanno portato alla "crisi" e alla "ascesa di elementi radicali locali".
Contrari alla controversa legge sulla sicurezza Taiwan, Gran Bretagna, Corea del Sud e gli Usa. Il braccio di ferro tra l'America di Donald Trump e Cina continua in uno scambio di accuse e minacce che vanno dalla revoca dei visti per i funzionari americani, che non si sono comportati egregiamente sulle questioni relative a Hong Kong, alle annunciate sanzioni, da parte statunitense, contro soggetti o aziende che sostengono le mosse di Pechino su Hong Kong (Il cosiddetto Hong Kong Autonomy Act).
Il rischio per gli attivisti pro-democrazia è di essere estradati nei tribunali cinesi per processi e condanne all'ergastolo. "Queste norme porteranno a procedimenti arbitrari, prigioni nere, processi segreti, confessioni forzate, restrizioni ai media e censura politica", ha sottolineato Joshua Wong. L'attivista e politico hongkonghese, fondatore del gruppo di attivisti studenteschi Scholarism e segretario generale del partito democratico Demosistō, ha preannunciato "un regno di terrore".