L'Australia sospende trattato di estradizione con Hong Kong. Più facile ottenere "visti permanenti"
L'ennesima conseguenza della legge sulla sicurezza voluta da Pechino, per mettere fine alle rappresaglie pro-democrazia a Hong Kong, arriva dall'Australia: il Paese ha sospeso l'accordo di estradizione con l'ex colonia britannica. Il primo ministro Scott Morrison ha spiegato che la decisione è stata presa perché il National Security Act "rappresenta un cambiamento fondamentale"
L'Australia aveva già espresso forte "preoccupazione" per la nuova legge di sicurezza imposta a Hong Kong e per questo ha deciso di sospendere l'accordo di estradizione con l'ex colonia britannica. Lo ha dichiarato il primo ministro Scott Morrison ai giornalisti a Canberra: "La legge di sicurezza nazionale costituisce un cambiamento fondamentale di circostanze per quanto riguarda il nostro accordo di estradizione". La decisione è già stata "notificata formalmente a Hong Kong e alle autorità cinesi".
Scott si è rivolto ai residenti di Hong Kong, che temono persecuzioni, per prospettare loro visti d'ingresso in Australia e un "percorso verso la residenza permanente". Allo stesso tempo, il Ministero degli Esteri australiano ha emesso un avviso rivolto a tutti i concittadini al momento in vacanza nella ex colonia britannica: "Fate ritorno in patria nel caso sia minacciata la vostra libertà".
Nel frattempo Pechino ha inaugurato a Hong Kong il nuovo ufficio di sicurezza nazionale e ha vietato agli studenti di suonare, cantare o trasmettere l'inno di protesta 'Gloria a Hong Kong' perché contiene messaggi politici. Il nuovo osservatorio costituisce l'imposizione alla controversa legge sulla sicurezza nazionale che, di fatto, limita le libertà dei dissidenti. Il rischio per gli attivisti pro-democrazia è di essere estradati nei tribunali cinesi per processi e condanne all'ergastolo. Norme che - a detta degli attivisti hongkonghesi come Joshua Wong - porteranno "a procedimenti arbitrari, prigioni nere, processi segreti, confessioni forzate, restrizioni ai media e censura politica".