Il poliziotto irreprensibile dalla faccia pulita: ecco chi è il killer dell'ambasciatore russo
Mevlut Mert Altintas, 22 anni, poliziotto, è l'assassino dell'ambasciatore russo in Turchia. Prima di sparare ha intonato l'inno di al Nusra, costola siriana di al Qaeda
Una raffica di spari alle spalle, poi le urla inneggianti ad Allah: "Noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui". L'ambasciatore russo in Turchia, Andrei Karlov, viene ucciso da almeno 8 colpi di pistola, sparati da un poliziotto turco di 22 anni, Mevlut Mert Altintas, durante l'inaugurazione di una mostra fotografica ad Ankara. Le forze speciali turche intervengono con un blitz, in cui il killer viene ucciso a sua volta. Un clamoroso omicidio in diretta, davanti alle telecamere e agli occhi di decine di invitati, che rischia di avere pesanti ripercussioni sui rapporti tra Turchia e Russia, da poco ricuciti dopo l'abbattimento del jet di Mosca al confine siriano nel novembre 2015.
Sono circa le 19 ad Ankara quando Karlov sta tenendo il suo discorso inaugurale alla mostra 'La Russia attraverso gli occhi dei turchi' alla Galleria d'arte contemporanea nel centro di Ankara, uno dei primi eventi pubblici a cui aveva deciso di partecipare dopo la normalizzazione dei rapporti diplomatici. Giacca e cravatta nera, impeccabile camicia bianca, la faccia pulita di un ragazzo di 22 anni, il killer tira improvvisamente fuori la pistola e comincia a sparare.
È Mevlut Mert Altintas, nato nel 1994 a Soke, nella provincia di Aydin, nella parte occidentale del Paese. È entrato come un insospettabile, mostrando il suo regolare tesserino da poliziotto. Si era diplomato alla scuola di polizia di Smirne nel 2014. Faceva parte delle unità anti-sommossa di Ankara.
Secondo Melih Gegchek, sindaco di Ankara, Altintas potrebbe essere stato legato alla presunta rete golpista di Fethullah Gulen, il religioso che dal 1999 vive in esilio in Pennsylvania, forse mandante del fallito golpe del 15 luglio. La sua, potrebbe essere stata dunque una missione suicida di "sabotaggio" contro la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Il giovane agente, secondo le prime informazioni, non era però tra le migliaia di epurati dalla polizia turca. Da 2 anni e mezzo, ha confermato il ministro dell'Interno, Suleyman Soylu, era in servizio nei reparti antisommossa della capitale turca, impegnati soprattutto durante le manifestazioni di piazza.
Il giornalista del popolare quotidiano turco Hurriyet, Abdulkadir Selvi, in un'intervista alla Cnn, ha dichiarato che l'assassino prima di sparare avrebbe intonato in arabo l'inno di Jabhat al Nusra, costola siriana di al Qaeda a lungo sospettata di rapporti con la Turchia e ora ribattezzata Fatah al Sham. Gli investigatori cercano possibili complicità all'interno delle stesse forze di sicurezza, già duramente colpite dallo shock del fallito colpo di stato. Intanto, alcuni suoi familiari sono già stati fermati. Al setaccio verrà passato anche il suo reparto, per cercare di capire come è possibile che nessuno, in più di 2 anni, si sia accorto di nulla. O se ci sono dei complici.