Corea del Sud, la presidente e la sciamana. Intrighi, misteri e scandali alla Casa Blu
La presidente della Corea del Sud, Park Geun-hye, ha annunciato che è pronta a testimoniare - se necessario - nello scandalo che ha coinvolto la sua amica e "consigliera ombra" Choi Soon-sil.
La presidente sudcoreana Park Geun-hye si è detta pronta ad accettare le indagini a suo carico, se necessario, per chiarire il ruolo nello scandalo che ha colpito la sua confidente Choi Soon-sil, chiamata la "nuova Raputin" dai media di Seul. Nel discorso alla nazione in diretta tv, il secondo in 10 giorni sul caso, Park, dicendosi "profondamente dispiaciuta", ha affermato che la vicenda che minaccia il suo governo "è solo colpa mia e mio errore". Ha negato però alcune delle accuse più gravi relative allo scandalo, a partire da quella di essere caduta nelle spire dell'amica di lunga data Choi Soon-sil, legata a un culto religioso di matrice sciamanica e accusata di aver ficcato il naso in faccende di Stato e aver sfruttato la sua posizione di confidente per fini personali.
"Se necessario, intendo rispondere sinceramente all'inchiesta della procura", ha detto Park in un discorso rotto dalla
commozione. "Questi ultimi sviluppi - ha continuato - sono tutti errori miei e sono stati causati dalla mia mancanza di
attenzione". E ha proseguito: "Non mi posso perdonare...ed è difficile dormire la notte".
Lo scandalo ha scosso alle fondamenta la fiducia pubblica nella presidenza di Park, che in un ultimo tentativo ha fatto un profondo rimpasto di governo, mettendo nei posti chiave uomini provenienti dal fronte progressista, all'opposizione, ma questo non ha convinto né i suoi avversari ad abbassare il tiro né l'opinione pubblica.
La Costituzione sudcoreana teoricamente impedisce un'inchiesta sulla presidente, fatte salve alcune specifiche ipotesi di reato, ma ieri diverse voci, tra le quali quella del primo ministro incaricato, non hanno escluso che il suo caso non rientri tra quelli per i quali è garantita l'immunità.
La "sciamana" tra sette e mistero
La protagonista principale dello scandalo che sta affrontando la Corea del Sud è Choi Soon-sil, amica e confidente della presidente Park Geun-hye, legata a un misterioso culto che affonda le sue radici nella tradizione sciamanica coreana.
Il contatto tra il mondo dei Park e quello dei Choi avviene in un momento drammatico per la famiglia della presidente. Nel 1974, durante una rappresentazione presso il Teatro nazionale di Seoul, un nordcoreano proveniente dal Giappone, in un tentativo di assassinare il dittatore, ne uccise la moglie Yuk Young-soo, madre dell'attuale presidente. Fu in quel momento che Choi padre avvicinò Park Geun-ye, scrivendole - secondo quanto racconta il quotidiano JoongAng Ilbo - di aver ricevuto in sogno la visita della defunta Yuk. Cominciò così l'amicizia tra la 24enne Park e l'uomo, fondatore di una misteriosa setta ( Yeongsaenggyo, ossia "Vita eterna"), caratterizzata da una sincretica fusione di buddismo, cristianesimo e del movimento sciamanico coreano chiamato Ceondoismo, che portò la figlia del dittatore a guidare una serie di istituzioni attivistico religiose costituite da lui e a iniziare un rapporto, diventato negli anni sempre più stretto con la figlia del leader religioso Choi Soon-sil.
Tra servizi segreti e Wikileaks
Quando nel 1977 i rapporti della Kcia, il famigerato servizio d'intelligence sudcoreano, indicarono in Choi un uomo corrotto, questi riuscì a farla franca proprio grazie a Park Geun-hye. Il nome dell'uomo ricorre anche nelle carte del processo al capo della Kcia Kim Jae-gyu che assassinò il dittatore, padre della presidente, durante un banchetto: tra le sue motivazioni ci fu anche l'inerzia di Park Chung-Hee nei confronti di Choi.
Nel 1986 - sempre secondo JoongAng Ilbo - la sorella minore dell'attuale presidente, Park Geun-ryeong, scrisse alla Casa blu un appello affinché si facesse qualcosa contro Choi. "È un corrotto e dovrebbe essere severamente punito e mia sorella Park Geun-hye dovrebbe essere salvata dalla sua morsa", scrisse la donna. Dopo la sua morte, nel 1994, il suo posto è stato preso dalla figlia che ha continuato a esercitare la sua influenza su Park, anche in maniera più forte.
Nel 2007, secondo quanto ha rivelato WikiLeaks, l'ambasciatore Usa Alexander Verbshaw espresse in un cablo a Washington preoccupazione per il rapporto tra quella che sarebbe diventata la leader e la figlia di Choi, che definì il "Rasputin coreano" e che avrebbe, pare, creato persino un gruppo segreto, definito "Otto fate", per controllare gli affari di stato.
Le fondazioni
Al centro di questo sistema la Mir Foundation, una fondazione creata lo scorso anno per la promozione della cultura coreana, con un ricchissimo finanziamento da parte dei grandi "chaebol" (conglomerati industriali). La mente dietro questa operazione sarebbe stata la stessa Choi, secondo il giornale Hankyoreh. Lo stesso vale per la K-Sports Foundation per la promozione dello sport coreano, nata poco dopo la Mir. Il JoongAng scrive che Choi utilizzava queste due fondazioni per costringere, usando l'influenza della presidente, la grande impresa coreana a sganciare denaro. Senza contare l'influenza esercitata sulla politica sudcoreana, soprattutto le decisioni riguardanti la Corea del Nord.
L'arresto e le accuse
Il resto è storia nota: Choi è stata arrestata, ha letto un breve testo di scuse ("Perdonatemi, ho commesso un crimine inscusabile") prima di scoppiare in lacrime. È stata travolta dalla folla di manifestanti e giornalisti, tanto che alcuni uomini della sicurezza hanno dovuto portarla via di peso, perdendo una delle scarpe.
Non proprio facile la posizione della presidente, di cui migliaia di persone e una nutrita schiera di parlamentari d'opposizione, stanno chiedendo le dimissioni: avrebbe infatti passato informazioni e documenti confidenziali all'amica che avrebbe messo bocca e penna persino nei discorsi ufficiali pur senza aver nessun incarico politico.
Il futuro della Casa blu
Rischia di chiudersi così la parabola politica della prima donna divenuta capo di Stato nel Paese che ha il più alto tasso
di disparità tra sessi nel mondo sviluppato. Kim Byong-joon, premier designato appena mercoledì scorso e stretto
collaboratore dell'ex presidente democratico Roh Moo-hyun, ha definito "possibile" l'ipotesi di indagine a suo carico per la vicenda, rimarcando però la necessità di far ricorso alla dovuta prudenza essendo ancora in carica e leader del Paese.
Park, ormai alle strette, ha nominato capo di Gabinetto Han Gwang-ok, presidente del Comitato per la coesione nazionale che ha ricoperto lo stesso ruolo col presidente Kim Dae-jung, Nobel per la Pace nel 2000 dopo il lancio della "Sunshine policy" con la Corea del Nord. Nomina di prestigio per tentare di risalire nei consensi crollati ai minimi storici del 14%. Fino all'annuncio di un piano per delegare i poteri agli affari economici e sociali al premier designato Kim, mantenendo quelli sugli affari esteri, come sicurezza e rapporti internazionali.