Corea, focolaio di Coronavirus in una setta. Sindaco ai 2,5 mln di abitanti della città: Non uscite
Mentre Seul conferma il primo decesso dovuto all'epidemia di COVID-19 il sindaco della città sudcoreana di Daegu ha esortato i suoi 2,5 milioni di concittadini a non uscire di casa per precauzione
Il sindaco della città sudcoreana di Daegu ha esortato giovedì i suoi 2,5 milioni di concittadini a non uscire di casa, mentre i casi di contagio connessi alla congregazione di una setta locale sono aumentati tanto da indurlo a chiedere aiuto al governo centrale di Seul.
Il sindaco Kwon Young-jin ha fatto il drammatico appello in una conferenza stampa nazionale dopo che la città sud-orientale e le sue città vicine hanno riportato 35 nuovi casi di infezione da COVID-19. Kwon ha anche chiesto ai cittadini di Daegu di indossare maschere anche al chiuso e ha manifestato il concreto timore che il numero crescente di nuovi contagiati nella regione possa travolgere l'infrastruttura sanitaria della città. Per questo ha chiesto aiuto urgente al governo centrale di Seul.
"L'impegno di quarantena a livello nazionale che attualmente è focalizzato sul blocco dell'afflusso del virus (dalla Cina) e la sua diffusione è inadeguato alla prevenzione della malattia che circola nelle comunità locali," ha ammonito Kwon.
L'epicentro
Il Centro coreano per il controllo e la prevenzione delle malattie ha dichiarato che 28 di questi 35 nuovi pazienti hanno partecipato alle funzioni religiose a cui aveva assistito una donna cui precedentemente era stata confermata la diagnosi di infezione da Coronavirus o erano entrati in contatto con lei in altri spazi all'interno di una setta di Daegu.
La paziente in questione sarebbe una donna sudcoreana sulla sessantina che, secondo i funzionari del centro di prevenzione, non ha viaggiato di recente all'estero ed è risultata positiva al virus martedì scorso diventando il 31esimo caso in Corea del Sud. Mercoledì mattina, Daegu aveva confermato 13 casi e 11 di loro erano andati alla stessa chiesa o erano entrati in contatto con la paziente in ospedale.
La chiesa di Gesù Shincheonji, che afferma di avere circa 200.000 seguaci nel Paese, ha detto di aver chiuso le sue 74 chiese in tutta la nazione suggerendo ai propri seguaci di guardare le funzioni online su YouTube mentre, come si vede nelle foto operatori sanitari erano a lavoro per disinfettare la sede della congregazione a Daegu, punto di riferimento di circa 8mila fedeli.
Secondo quanto dichiarato, fin dalla fine di gennaio i vertici della chiesa avevano esortato i fedeli che avevano viaggiato di recente all'estero a rimanere a casa o se avvertivano anche lievi sintomi simili al raffreddore. La paziente all'origine di questo nuovo focolaio, dicono dalla Shincheonji, continuava ad andare in chiesa a Daegu perché non aveva viaggiato all'estero, e considerava quelli che aveva i sintomi di un banale raffreddore. I vertici della chiesa concludono poi il loro comunicato dicendosi "profondamente dispiaciuti per aver causato allarme alla comunità."
L'esplosione di infezioni a Daegu e nella vicina regione sud-orientale, così come alcuni nuovi casi nell'area metropolitana di Seul la cui origine non è chiara fanno temere che le autorità sanitarie stiano perdendo traccia della diffusione del virus nel momento in cui si diffonde nel Paese.
Confermato il primo decesso
L'agenzia di stampa Yonhap riporta che le autorità della Corea del Sud hanno confermato la prima morte da Coronavirus. Il Centro coreano per il controllo e la prevenzione delle malattie non ha fornito ancora dettagli. Nella prima mattinata di giovedì, la Corea del Sud aveva confermato un totale di 82 casi di infezione da virus.