Cronavirus e migranti. Il covid nel campo profughi di Lesbo. Oxfam: rischio catastrofe sanitaria
Primo caso confermato nell'hotspot di "Moria" dove sopravvivono in condizioni disumane 12mila migranti in un campo concepito per ospitarne 3 mila, quasi la metà sono bambini
Dopo il primo caso confermato ieri nel campo di "Moria" a Lesbo, con oltre 80 contagi già registrati in totale sull'isola, la pandemia da coronavirus rischia adesso di causare centinaia di vittime tra uomini, donne e bambini, già stremati da condizioni di vita disumane.
È l’allarme lanciato oggi da Oxfam e Greek Council for Refugees (GCR), che chiedono un’azione immediata del Governo greco e dell’Unione europea per evitare che l’emergenza si trasformi in una vera e propria catastrofe sanitaria.
Nell’hotspot sopravvivono attualmente 12mila persone in uno spazio concepito per appena 3mila, di cui il 40% sono bambini, costretti a dormire all’aperto o ammassati in tende con appena 5-6 ore al giorno di accesso all’acqua, e servizi igienici inadeguati soprattutto per far fronte alla diffusione del contagio.
Fino a 160 persone sono costrette a condividere lo stesso bagno sporco e in 500 la stessa doccia, in media in 15 o 20 dormono nella stessa tenda e oltre 300 persone sono costrette a servirsi dello stesso rubinetto nell’assoluta mancanza di sapone.
Una fotografia dal campo resa in un nuovo rapporto pubblicato oggi , che allo stesso tempo denuncia come le regole di confinamento sempre più severe imposte agli oltre 24 mila migranti sulle isole greche, si stiano trasformando sempre di più in vere e proprie misure di “detenzione” de facto, del tutto inadeguate, peraltro a contenere il diffondersi della pandemia. Un modello discriminatorio e lesivo dei diritti umani fondamentali, che adesso rischia di diventare un approccio condiviso a livello europeo.
Nonostante gli impegni presi, dall'inizio dell’anno, ricollocati solo 229 minori su 1.600 in sei Paesi Ue. "Il trasferimento di alcune delle persone più vulnerabili, come i bambini, dai campi profughi greci e l’impegno da parte di 12 Paesi europei per il loro ricollocamento è un primo passo positivo, ma oltre ad arrivare tardi e a svolgersi a rilento, appare adesso del tutto insufficiente. Basti pensare che dall'inizio dell’anno su 1.600 minori non accompagnati, che 6 Paesi europei, tra cui l’Italia, si sono impegnati ad accogliere, solo 229 sono stati trasferiti, mentre gli altri sono ancora nei campi," spiega Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, "La situazione attuale è il frutto di politiche migratorie disumane, che non hanno tenuto conto degli avvertimenti che le organizzazioni umanitarie, al lavoro sul campo, lanciano da anni."