Da Greta Thunberg all'Oms, da Carson a Murakami, l'attesa per i premi Nobel
Per il secondo anno consecutivo salta, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia di Covid, la cerimonia a Stoccolma
Questa è la settimana dei Premi Nobel: i nomi dei vincitori saranno annunciati tra il 4 e l'11 ottobre. Per il secondo anno consecutivo salta, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia di Covid, la cerimonia prevista a Stoccolma in presenza per la consegna dei premi Nobel, che tradizionalmente si tiene il 10 dicembre, ricorrenza della morte di Alfred Nobel. Lo ha annunciato la Fondazione Nobel spiegando che i premiati riceveranno medaglie e diplomi nei loro Paesi, direttamente a casa. La Fondazione Nobel ha precisato che la cerimonia sarà trasmessa in televisione e in diretta streaming tramite le sue piattaforme digitali.
Come ogni anno impazza il toto-Nobel tra indiscrezioni riportate dalla stampa svedese e scommesse avviate sui siti specializzati. Tra le assegnazioni più attese quella del vincitore del Premio Nobel per la Letteratura, che sarà annunciato giovedì 7 ottobre. Tra gli scrittori favoriti figurano i nomi ricorrenti da anni della canadese Anne Carson, la francese originaria dell'isola di Guadalupe Maryse Condé, il keniota Ngugi Wa Thinog'o, il giapponese Haruki Murakami, il ceco naturalizzato francese Milan Kundera, la canadese Margaret Atwood, la russa Lyudmila Ulitskaya, la statunitense Marilynne Robinson, lo spagnolo Javier Marias, il coreano Ko Un, il cinese Yan Lianke, lo statunitense Don DeLillo, la francese Annie Ernaux.
Tuttavia, l'Accademia Svedese, stando sempre agli articoli pubblicati dai giornali di Stoccolma, potrebbe puntare anche sull'ungherese Peter Nadas, l'albanese Ismael Kadare, il romeno Mircea Cartarescu, il francese Michel Houellebecq o l'israeliano David Grossman.
Altro riconoscimento molto atteso è il Nobel per la Pace che sarà annunciato l'8 ottobre. E tra i favoriti c'è ancora una volta Greta Thunberg, l'attivista svedese per il clima, nei giorni scorsi impegnata a Milano per la preCop26. Sarebbe un riconoscimento della sempre maggiore importanza della campagna per la lotta ai cambiamenti climatici, dopo un'estate segnata da violenti incendi in Grecia e devastanti inondazioni in Germania, per restare all'Europa, di cui la 18enne Greta - tra i favoriti anche dello scorso anno - è diventata il simbolo.
Con lei anche la leader dell'opposizione bielorussa in esilio Svetlana Tikhanovskaya, poi Reporter senza frontiere (Rsf) e il Comitato per proteggere i giornalisti (Cpj), che verrebbero premiati per sottolineare "l'importanza dei media indipendenti" e la necessità di "combattere le fake news", ha spiegato il direttore dell'Istituto di ricerca della pace di Oslo, Henrik Urdal, che ogni anno pubblica la sua shortlist sui candidati più probabili al massimo riconoscimento.
Tra i bookmaker si fa anche il nome di Alexei Navalny, il blogger russo e leader dell'opposizione in carcere dal gennaio scorso, dopo essere rientrato a Mosca a seguito dell'avvelenamento avvenuto oltre un anno fa in Siberia e attribuito al Kgb.
Tra i nomi più ricorrenti c'è ovviamente quello dell'Organizzazione Mondiale della Sanità grazie al lavoro svolto durante la pandemia. Ma Rupert Adams di William Hill, uno dei più grandi allibratori britannici, scherza dicendo che scegliere un vincitore è "il lavoro più difficile del mondo", aggiungendo che "non è possibile pensare a un mercato più complicato da valutare". La sua azienda, infatti, ha 'azzeccato' solo una volta in questo secolo: nel 2014, con la vittoria di Malala Yousafzai.
Henrik Urdal, direttore del Peace Research Institute di Oslo, sebbene riconosca che la pandemia sarà uno sfondo importante per i premi di quest'anno, scarta decisamente la possibilità che a vincere sia Covax, l'organizzazione per l'equità dei vaccini sponsorizzata dalle Nazioni Unite, visto che la diffusione dei vaccini nei paesi poveri è stata troppo lenta. Mentre invece, sempre secondo Urdal, il panel potrebbe riconoscere "i problemi della disinformazione": quindi, strada spianata per Reporters sans frontières .
C'è da considerare, però, che la lista dei candidati viene chiusa a febbraio, quindi si deve fare riferimento agli avvenimenti dell'anno prima, in questo caso il 2020. Ecco così che potrebbero prendere piede con prepotenza le proteste di Black Lives Matter, iniziate dopo l'omicidio di George Floyd, che nel 2020 hanno spesso rubato le prime pagine dei giornali alla pandemia.
Meno probabile, secondo Urdal, la nomina di personaggi che si stiano occupando di negoziati per la pace. Innanzitutto, spiega, perché al momento “non ci sono processi di pace sufficientemente maturi".
Altro fattore spesso decisivo è la paura di sbagliare. Nel 2019, infatti, il panel assegnò il premio al primo ministro etiope Abiy Ahmed "per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale". L'immagine di Abiy è invece oggi segnata da una guerra scoppiata nel Tigray, innescando una crisi alimentare. Anche per questo spesso alcuni personaggi vengono premiati anche due anni dopo il loro periodo di maggiore attività.
Per il Nobel per la pace 2021 - l'anno scorso il riconoscimento andò al Programma alimentare mondiale, agenzia dell'Onu con sede a Roma, per il suo impegno nella lotta contro la fame nel mondo - sono in lizza 329 candidati.
Il Nobel per la Medicina 2021 è stato assegnato a David Julius e Ardem Patapoutian per la scoperta dei meccanismi che regolano i recettori della temperatura e del tatto.