Da paradiso tropicale a disastro ambientale: chiusa ai turisti l'Isola di Boracay
Era una meta da sogno, ora l'isola sarà chiusa per sei mesi ai turisti. Una decisione per permettere la demolizione di centinaia di strutture ricettive abusive e creare un sistema fognario adeguato. Sarà possibile vedere di nuovo le acque cristalline a Boracay? Secondo gli esperti, la ristrutturazione non potrà restituire la verginità perduta
Stop ai turisti e al via i lavori di ristrutturazione dell'isola di Boracay, che sarà dotata di un sistema fognario e limitata nelle strutture ricettive. Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte, divenuto famoso a livello internazionale per la drastica lotta alla droga, ha chiesto la chiusura della nota località turistica perché divenuta simbolo del disastro ambientale. Lo stesso presidente non aveva esitato a definire Boracay "una fogna" e pronunciato parole colorite del tipo: "l'acqua di Boracay puzza di m....". Ora, il leader di Manila ha proclamando lo stato di calamità naturale.
Linguaggio a parte, Duterte era a conoscenza della realtà del posto. Recenti rilevamenti hanno evidenziato una concentrazione di coliformi 45 volte superiore alla norma. Una diretta conseguenza dello scarico di acque reflue direttamente in mare da parte di centinaia di strutture turistiche, costruite in fretta e spesso prive di autorizzazione. Dieci anni di boom edilizio incontrollato che ha trasformato una piccola isola di 10 chilometri quadrati in un punto di ritrovo per due milioni di turisti (un terzo del totale nazionale), provenienti in particolare dalla Cina e dalla Corea del Sud.
La ristrutturazione di Boracay
Ci sono voluti pochi anni per trasformare un paradiso tropicale a disastro ecologico. Ora, le autorità cercano di ricorrere ai ripari e di dotare l'isola di un sistema fognario funzionante oltre, naturalmente, a demolire centinaia di strutture ricettive abusive e ampliare la strada principale. La chiusura costituisce un precedente e al tempo stesso un segnale di allarme per altre perle tropicali delle Filippine. Una 'doccia gelata' per i residenti e i commercianti della zona nel periodo degli arrivi dei turisti della classe media asiatica.
Ovviamente il divieto incide sul fatturato locale, si stima un giro d'affari di un miliardo di dollari l'anno, con numeri che non hanno nulla a che vedere con l'approccio turistico di trent'anni fa, quando l'Isola di Boracay contava sulla presenza transitoria di 18mila persone l'anno. A nulla sono servite le proteste di residenti e commercianti, rassicurati da un indennizzo per i mancati introiti. Inoltre, il governo ha giustificato la decisione grazie a uno studio sul rischio che, ai ritmi di sfruttamento turistico attuali e previsti per il futuro, Boracay sarebbe diventata una "isola morta" nel giro di un decennio.