Messico. Il Dia de los Muertos più doloroso per i medici caduti nella lotta contro il coronavirus
Nel Giorno dei morti, una festività molto sentita in Messico, le storie di alcuni dei 1700 operatori sanitari scomparsi mentre lavoravano in prima linea per arginare la pandemia che ha duramente colpito il Paese latinoamericano, nel reportage di Associated Press.
Uno scheletro in miniatura con una mascherina e una cuffia appoggia la mano su un paziente costretto a letto. Al suo fianco c'è il tipico teschio fatto di zucchero comune negli altari allestiti per il Giorno dei Morti in Messico. Dietro la foto di un un uomo di 64 anni dai capelli bianchi con gli occhiali che sorride: è Jose Luis Linares, uno degli oltre 1.700 operatori sanitari messicani morti a causa del COVID-19 e che vengono onorati in questi giorni di lutto nazionale.
Linares ha assistito i pazienti di una clinica privata in un quartiere povero della città meridionale della città, chiedendo 30 pesos (circa 1,50 dollari) a visita. Poiché Linares non lavorava in un centro COVID-19 ufficialmente riconosciuto, la sua famiglia non ha i requisiti per l'assistenza che il governo prevede per il personale medico colpito dalla malattia. Racconta la vedova, la dottoressa Maria del Rosario Martínez: "Gli ho detto: 'Luis, non andare a lavorare'. Ma lui mi ha detto: 'Ma allora chi va a vedere quella povera gente". Linares, spiega Maria, prendeva precauzioni contro la malattia a causa dei polmoni danneggiati da una precedente malattia.
Oltre alle solite calendule e ai ritagli di carta tipici degli altari del Giorno dei Morti messicano, il suo quest'anno include scheletri in miniatura che fanno visite o interventi chirurgici in onore dei colleghi che sono morti.
Secondo Amnesty International almeno fino a settembre, il Messico ha pagato il tributo più alto di operatori sanitari morti a causa del coronavirus di qualsiasi altra nazione. Tra questi ci sono persone come l'infermiere Jose Valencia e il dottor Samuel Silva Montenegro di Città del Messico, le cui immagini sono al centro degli altari del Dia de los Muertos nelle case dei propri caria Città del Messico.
L'altare dedicato a Linares si trova nel soggiorno accanto alla stanza dove lei e suo marito visitavano i pazienti. Maria, che ha contratto il virus ma si è ripresa, ora vede i pazienti solo online o per telefono. Suo marito è morto il 25 maggio dopo essere stato ricoverato in ospedale durante un picco di infezioni che ha colpito la capitale. Alla notizia è svenuta ma quando si è ripresa ha trovato il suo unico figlio e sua sorella che l'abbracciavano: "Non toccatemi, non toccatemi!" ha urlato loro temendo di contagiarli. Al culmine della sua malattia, se n'è andata dall'ospedale saturo di pazienti in una clinica in cerca di aiuto.
Maria, 59 anni, ora si sente meglio anche se non si è rassegnata alla perdita del marito con cui era sposata da 36 anni e che aveva conosciuto quando da ragazza vendeva gomme da masticare fuori da un cinema per aiutare la famiglia numerosa: "La malattia è molto dura, molto dolorosa. Avremo una storia molto triste da raccontare, in tutto il mondo". Il Messico ha riportato più di 924.000 infezioni da coronavirus e quasi 140.000 decessi tra vittime confermate o probabili della pandemia, anche se gli esperti dicono che il i numeri reali sono probabilmente molto più alti.
Maria dice che ha trovato conforto nei tradizionali riti del Giorno dei Morti in Messico: "Secondo le nostre tradizioni e le nostre credenze, Jose verrà qui, e starà con noi, e sarà felice che io pensi a lui in questo momento".