"Aprite le frontiere": la protesta dei migranti nel campo di Idomeni
“Aprite le frontiere”: intere famiglie di profughi del campo di Idomeni protestano per chiedere a Grecia e Macedonia la riapertura delle frontiere, unica possibilità di proseguire il loro viaggio verso il nord Europa, e la speranza di una vita migliore. Distesi sui binari bambini di tutte le età con i cartelli in inglese e in arabo.
Nel campo al confine con la Macedonia vivono in tende di fortuna, nel fango, almeno 12mila rifugiati. Nonostante i ripetuti appelli delle autorità greche, che invitano a lasciare il campo-inferno offrendo sistemazioni in centri di accoglienza in Grecia con servizi e cibo a sufficienza, la stragrande maggioranza preferisce restare in attesa a Idomeni almeno fino al prossimo vertice Ue del 17 marzo. In ogni caso, sottolinea il vice ministro greco alla Difesa, "Atene non userà la forza" per costringerli. Solo poche centinaia hanno accettato finora di trasferirsi nei centri di accoglienza. E ieri un rifugiato siriano ha cominciato lo sciopero della fame. Ma sempre ieri è circolata un'immagine di speranza, e i giornali greci hanno titolato "La vita vince sul fango": un neonato lavato con una bottiglietta d'acqua, venuto al mondo senza alcuna assistenza.
Nel campo è anche allarme epidemia, dopo che a due migranti è stata diagnosticata l'epatite A. Come riferiscono i media macedoni, si tratta di una bambina siriana di nove anni, già in cura e in condizioni stabili, e di un altro paziente che è stato portato in ospedale.
E proprio dal mare davanti alla Turchia arrivano drammatiche immagini rilanciate dalla Bbc: personale della guardia costiera che percuote con lunghi bastoni il bordo di una barca diretta in Grecia, nel tentativo di fermarla, mentre i migranti urlano di paura.