Migranti al confine tra Grecia e Macedonia, la speranza oltre il filo spinato
Le file di panni stessi al recinto eretto per controllare i flussi migratori nascondono appena la tendopoli che continua a crescere intorno a Idomeni, piccola città di confine nel nord della Grecia con 158 abitanti, dopo che migliaia di migranti e rifugiati hanno trovato sbarrata la loro strada verso l'Europa occidentale. In fuga da guerre e povertà in Siria, Iraq, Afghanistan, migliaia di profughi continuano ad arrivare incessantemente nel villaggio greco al confine con la Macedonia. 8.500, forse 9.500 stipati nel campo profughi, nato accanto al recinto di filo spinato e che può contenere al massimo 1500 persone. Sulla pianura pianura circondata da colline, centinaia di piccole tende spuntano dal fango vicino a quelle più grandi dove si registrano gli arrivi. Qui, i rifugiati ricevono un numero di priorità con cui mettersi in fila e attendere che il confine venga aperto, ma dopo l'accordo tra l'Austria e i Paesi della rotta balcanica di permettere l'accesso a non più di 580 profughi al giorno e solo se provenienti da Siria e Iraq, la Macedonia ha lasciato passare poche persone. Nel frattempo secondo le autorità greche, "nel Paese ellenico
ci sono già 22mila migranti che potrebbero diventare 70mila nelle prossime settimane".
Il 57 per cento sono donne e bambini e minori non accompagnati, scrive il Washington Post, a cui parenti e amici hanno consigliato di partire in fretta - perché questo sarebbe stato l'ultimo momento utile per farcela, prima della chiusura definitiva dei confini.
"I miei cugini, i miei vicini, tutti ci dicevano, 'vai adesso. Non è rimasto molto tempo perché chiuderanno le porte'. Ho attraversato il mare ma non ci lasciano passare. Non mi sono rimasti altri soldi e ho quattro figli. Non ho nessuna alternativa", testimonia Aziza Hussein, 30 anni, originaria della città siriana di Hasakah, che ha lasciato due settimane fa nel tentativo di arrivare in Germania.