L'albero più vecchio d'Europa si chiama Italus e se ne sta da 1230 anni nel Parco del Pollino
Scoperto per caso, la sfida è preservarne la conservazione
Se ne stava tranquillo già prima dell'anno Mille, ora Italus non è più anonimo. Scoperto per caso nel 2017 a seguito di una ricerca condotta dal Parco Nazionale del Pollino (Calabria) in collaborazione con l'Università della Tuscia, la sfida è garantire conservazione all'essere vivente più antico d'Europa. "Per almeno altri mille anni".
"Italus è un pino loricato. È l'albero più vecchio d'Europa datato con metodo scientifico - spiega Aldo Schettino, funzionario del Parco Nazionale del Pollino - ha un'età di 1230 anni e si trova a una quota di 1900 metri sul livello del mare, sul versante Sud di Serra della Ciavole, vegeta su un pendio roccioso molto scosceso al riparo da incendi e fulmini. La scoperta è avvenuta casualmente, a seguito di una ricerca di dendrocronologia sul pino loricato".
La parte più complessa è stata risalire con precisione all'anno di nascita. "La datazione di Italus è stata una vera e propria sfida scientifica - continua Schettino -, si è proceduto con un metodo combinato dendrocronologico (un sistema di datazione risalente al 1906, ndr) e al carbonio 14".
Molto più semplice è stato invece scegliere il nome: "Italus è venuto spontaneo, ci siamo rifatti alla storia della nostra regione, la Calabria", racconta Carmelo Pizzuti, funzionario del parco nazionale del Pollino. "Quando gli antichi greci arrivavano sulle nostre coste, sapevano che esisteva già un popolo Enotrio, il loro re era Italus. Possiamo dire che, in un certo senso, la Calabria è stata la prima Italia e su questa base abbiamo scelto il nome per l'albero più vetusto del parco".
La gestione di Italus è impegnativa e trasformarlo in un'attrazione per turisti sarebbe rischioso. "Noi abbiamo il dovere come istituzione di far conoscere il valore scientifico di quest'albero - argomenta Pizzuti -, rispetto al turismo, però dobbiamo porci dei problemi di conservazione, dobbiamo cioè garantire la conservazione dell'albero anche per le future generazioni. Stiamo lavorando per mettere in campo delle strutture, anche di comunicazione, importanti in modo da lasciarlo il più a lungo possibile com'è rimasto nei suoi 1230 anni".