La moschea, la chiesa e la scuola: la vita dei migranti nella "giungla" di Calais
Le scarpe sono allineate davanti a una delle tante baracche, moschea improvvisata per la preghiera del venerdì. Non distante ci sono anche una chiesa ortodossa, costruita con plastica e pezzi di legno e una scuola dove volontari insegnano francese ai tanti migranti della "nuova giungla". Si chiama così il campo, la tendopoli, di Calais dove cresce l'afflusso di profughi che cercano di attraversare l'Eurotunnel sotto la Manica per arrivare in Inghilterra. Sono più di tremila e la polizia li controlla a vista e cerca di fronteggiare la crisi migratoria che da giorni affligge la zona. L'Unhcr, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha chiesto alla Francia di approntare un piano urgente per affrontare la questione: si tratta di "emergenza civile", ha avvertito Vincent Cochetel, responsabile della divisione Europa dell'agenzia Onu, che ha suggerito di impiegare gli stessi strumenti utilizzati per la calamità naturali. L'Unhcr ha chiesto un "risposta urgente, globale e duratura, in primo luogo da parte delle autorità francesi" e ha ricordato a Parigi gli obblighi che è tenuta rispettare in materia di diritti umani