Il Papa: "I potenti si arricchiscono con il lavoro in nero e pagato con il minimo"
Papa Francesco prima dell'Udienza Generale ha compiuto un giro in jeep tra la folla di piazza San Pietro, per salutare i circa 30mila fedeli.
"Se si perde la dimensione del servizio, - ha poi detto il papa in udienza generale commentando il racconto biblico del re Akab che voleva la vigna di Nabot per annetterne il terreno al suo palazzo - il potere si trasforma in arroganza e diventa dominio e sopraffazione, è proprio ciò che accade nell'episodio della vigna di Nabot: la regina Gezabele in modo spregiudicato decide di eliminare Nabot e mette in opera il suo piano, si serve della apparenza menzognere di una regalità perversa, scrive ai notabili della città ordinando che dei falsi testimoni accusino falsamente Nabot di aver maledetto il re, un crimine da punire con la morte, così finisce la storia: morto Nabot il re può impadronirsi della vigna. E questa - ha detto - non è una storia di altri tempi, è una storia di oggi".
Papa Francesco ha aggiunto: "Questa non è una storia d'altri tempi, è una storia d'oggi, dei potenti che per avere più soldi sfruttano i poveri, la gente; è la storia della tratta delle persone, del lavoro schiavo, della povera gente che lavora in nero con il minimo, è la storia dei politici corrotti che vogliono sempre più e più e più! Ci farà bene leggere il libro di sant'Ambrogio su Nabot, perché è un libro d'attualità. Ecco dove porta l'esercizio di un'autorità senza rispetto per la vita, senza giustizia, senza misericordia. Ed ecco a cosa porta la sete di potere: diventa cupidigia che vuole possedere tutto".