MONDO
Si trovano nel nord del Paese
Siria, 145 bambini curdi rapiti dagli estremisti dell'Isis
Il 30 maggio decine di curdi siriani adolescenti sono stati rapiti da militanti dell'Isis, lo stesso gruppo che sta combattendo in Iraq. Sono forzati a seguire l'addestramento per la jihad, la guerra santa contro gli infedeli
le liceali rapite sono ancora con i militanti di Boko Haram, tuttavia c'è una campagna mondiale per liberarle. Ma dall'altra parte del mondo, in Siria, ci sono altri 145 bambini (185 secondo il Guardian) rapiti mentre stavano andando a sostenere gli esami per la scuola. Un caso ignorato da tutti. Finché i militanti dell'Isis, gli autori del rapimento, hanno conquistato parte dell'Iraq.
A raccontare la storia sono alcuni giornali anglosassoni (tra cui il Guardian) e l'osservatorio siriano per i diritti umani, una Ong con base a Londra. I ragazzini, tutti tra i 14 e i 16 anni sono curdi siriani. Il 30 maggio stavano viaggiando da Kobani, un'enclave curda in Siria vicino al confine turco, verso Aleppo. Una procedura standard per il sistema educativo siriano. Nel viaggio di andata, nessun problema. Durante il ritorno, il convoglio di 10 minibus è stato fermato e portato in una scuola religiosa a Minbej. Dove ora i ragazzini devono studiare il Corano e prepararsi per la jihad. La maggior parte è ancora lì. Cioè, qui, come segnato sulla mappa:
Si sa quindi dove siano i ragazzini. Ma nessuno fa niente. Uno di loro, Mustafa Hassan è riuscito a fuggire e ha raccontato la sua storia al Guardian. "Ci hanno chiesto se volessimo combattere con l'Isis, se volevamo unirci ai jihadisti. Nessuno ha risposto. Se gli studenti facevano rumore, li picchiavano con un cavo elettrico. Dieci di loro sono stati percossi tutti i giorni. La maggior parte di noi ha cercato di comportarsi bene. Alcuni hanno pianto, altri sono diventati pallidi per la paura. Ci hanno mostrato un documentario dall'Iraq, di persone massacrate".
Mustafa ha detto anche che "il cibo era buono", c'era persino la colazione. "I combattenti dell'Isis ci facevano paura. C'erano molti stranieri. Russi, ceceni, libici. Alcuni dell'Arabia Saudita, e anche siriani". Intanto decine di genitori a Kobani, la città di origine dei 186 ragazzini trascorrono giornate senza loro notizie. O con notizie terribili, persino di decapitazioni. Tutti vivono nell'angoscia di non vedere mai più i loro figli. O che ai ragazzini venga fatto il lavaggio del cervello e che si uniscano ai jihadisti dell'Isis. Un'ipotesi non tanto remota: già una ong aveva denunciato l'uso di minorenni come soldati nelle file dell'Isis.
Intanto, secondo la Cnn, l'Isis avrebbe chiesto il rilascio di alcuni suoi militanti in cambio della libertà dei bambini. Ci sarebbe già un contatto tra i miliziani Isis e le milizie curde, ma per l'assenza di una comunicazione diretta tra le due parti in molti hanno chiesto l'intervento della comunità internazionale. Per ora, la risposta ancora non è arrivata.
di Emma Farnè
In Nigeria
A raccontare la storia sono alcuni giornali anglosassoni (tra cui il Guardian) e l'osservatorio siriano per i diritti umani, una Ong con base a Londra. I ragazzini, tutti tra i 14 e i 16 anni sono curdi siriani. Il 30 maggio stavano viaggiando da Kobani, un'enclave curda in Siria vicino al confine turco, verso Aleppo. Una procedura standard per il sistema educativo siriano. Nel viaggio di andata, nessun problema. Durante il ritorno, il convoglio di 10 minibus è stato fermato e portato in una scuola religiosa a Minbej. Dove ora i ragazzini devono studiare il Corano e prepararsi per la jihad. La maggior parte è ancora lì. Cioè, qui, come segnato sulla mappa:
Si sa quindi dove siano i ragazzini. Ma nessuno fa niente. Uno di loro, Mustafa Hassan è riuscito a fuggire e ha raccontato la sua storia al Guardian. "Ci hanno chiesto se volessimo combattere con l'Isis, se volevamo unirci ai jihadisti. Nessuno ha risposto. Se gli studenti facevano rumore, li picchiavano con un cavo elettrico. Dieci di loro sono stati percossi tutti i giorni. La maggior parte di noi ha cercato di comportarsi bene. Alcuni hanno pianto, altri sono diventati pallidi per la paura. Ci hanno mostrato un documentario dall'Iraq, di persone massacrate".
Mustafa ha detto anche che "il cibo era buono", c'era persino la colazione. "I combattenti dell'Isis ci facevano paura. C'erano molti stranieri. Russi, ceceni, libici. Alcuni dell'Arabia Saudita, e anche siriani". Intanto decine di genitori a Kobani, la città di origine dei 186 ragazzini trascorrono giornate senza loro notizie. O con notizie terribili, persino di decapitazioni. Tutti vivono nell'angoscia di non vedere mai più i loro figli. O che ai ragazzini venga fatto il lavaggio del cervello e che si uniscano ai jihadisti dell'Isis. Un'ipotesi non tanto remota: già una ong aveva denunciato l'uso di minorenni come soldati nelle file dell'Isis.
Intanto, secondo la Cnn, l'Isis avrebbe chiesto il rilascio di alcuni suoi militanti in cambio della libertà dei bambini. Ci sarebbe già un contatto tra i miliziani Isis e le milizie curde, ma per l'assenza di una comunicazione diretta tra le due parti in molti hanno chiesto l'intervento della comunità internazionale. Per ora, la risposta ancora non è arrivata.