Afghanistan
Kabul, la scoperta del reporter: file coi nomi dei collaboratori afghani lasciati nell'ambasciata Gb
Mentre si susseguono racconti su vere e proprie battute di caccia in cerca di chi in questi anni ha fornito supporto a Usa e Nato, l'inviato di guerra del Times, Anthony Loyd, scova nella sede dell'ambasciata britannica, presidiata ora dai talebani, documenti con contatti e numeri di telefono di collaboratori afghani considerati a rischio; e facendo diverse chiamate ha verificato come alcuni di loro siano ancora nel Paese, in attesa di essere evacuati in extremis
E' polemica nel Regno Unito dopo le rivelazioni mediatiche sul ritrovamento nella sede dell'ambasciata britannica di Kabul di documenti delicati,contenenti fra l'altro informazioni su ex collaboratori afghani, abbandonati dallo staff diplomatico alla mercé dei Talebani. La sede è stata lasciata giorni fa dal personale, in parte rimpatriato e in parte trasferito non lontano dall'aeroporto per coordinare le evacuazioni sotto la guida dell'ambasciatore Laurie Bristow, che tuttora si trova in Afghanistan. Fino a questo momento, la permanenza di Bristow nel Paese era valsa solo elogi all'alto funzionario e al suo team. Ma la vicenda sui file 'dimenticati' suscita adesso perplessità e critiche, in particolare nel mondo politico.
La scoperta è stata fatta da Anthony Loyd, inviato di guerra del Times a Kabul, il quale ha potuto visionare i documenti in questione in prima persona nella sede dell'ambasciata, attualmente presidiata da un corpo di guardia talebano. Spulciandoli, Loyd ha trovato contatti e numeri di telefono di collaboratori afghani considerati a rischio; e facendo diverse chiamate ha poi verificato come alcuni di loro fossero ancora nel Paese, in attesa di cercare di essere evacuati in extremis.
"Chiaramente qualcosa è andato storto", ha commentato stamane il ministro della Difesa, Ben Wallace, aggiungendo che il trasferimento del personale diplomatico è avvenuto in tempi rapidissimi e con poco preavviso per ragioni di sicurezza, ma che comunque andranno date rispostea "interrogativi" che pure il premier Boris Johnson intende porre al riguardo alla struttura del Foreign Office.
A rendere la questione più grave è il fatto che il ponte aereo britannico (destinato a proseguire fino a domani o al massimo a domenica prima della smobilitazione definitiva dei militari di Sua Maestà che - per ragioni logistiche - dovrà necessariamente precedere di almeno un paio di giorni quella del contingente alleato principale, quello americano, previsto per il 31 agosto), lo stesso governo di Londra si aspetta di dover lasciare indietro per ora fino a 1100 (e comunque non meno di 800) dei suoi ex collaboratori afghani. Tom Tugendhat, esponente della maggioranza Tory in Parlamento, veterano delle forze armate in Afghanistan e presidente della commissione Esteri alla Camera dei Comuni, si è unito da parte sua alla sconcerto dell'opposizione laburista sui documenti "perduti" e l'apparente scarso interesse per la vita dei locali dimostrato dal loro abbandono. Non senza annunciare via Twitter un'inchiesta ad hoc in commissione.