MONDO
Indagini in corso
Attentato vicino a Lione, Salhi confessa l'omicidio. Individuato il destinatario del selfie
Il principale indiziato per l'attacco a un impianto di gas industriale di Saint-Quentin-Fallavier ha iniziato a raccontare come si sono svolti i fatti. La persona che ha ricevuto il selfie con la testa mozzata della vittima sarebbe una persona conosciuta in Siria nel 2006 e che starebbe nelle aree jihadste iracheno-siriane
Parigi
Yassin Salhi ha iniziato a parlare con gli investigatori. L'uomo fermato dopo l'attacco all'impianto di gas di Saint-Quentin-Fallavier, nell'Isère, e principale imputato per la decapitazione del suo datore di lavoro, starebbe collaborandon e avrebbe, secondo quanto riferito da una fonte definita vicina alle indagini, confessato l'omicidio del suo datore di lavoro, decapitato. Il 35enne di origini marocchine "ha anche fornito dettagli" sull'omicidio. Quanto alle motivazioni del suo gesto, Salhi si è mostrato "confuso", evocando "difficoltà personali legate al lavoro e la famiglia". Fonti citate da Le Figaro aggiungono che Salhi non si definisce "terrorista".
Trasferimento a Parigi
L‘emittente cita una fonte prossima alle indagini, secondo la quale l'uomo "ha cominciato a raccontare come si sono svolti i fatti". Secondo il canale ITelevision, però, nelle dichiarazioni di Salhi ci sono ancora "molte zone d'ombra". In giornata sarà trasferito nella sede di Parigi dell'antiterrorismo.
Il passato di Salhi
Il quotidiano Le Parisien ha invece intervistato l'ex insegnante di educazione fisica del sospettato. L'uomo ha raccontato che Salhi gli ha confidato un giorno di essere stato in Siria per sei mesi tra il 2010 e il 2011, durante i quali avrebbe studiato in una scuola coranica.
Caccia a contatti in Canada
Nel frattempo le autorità canadesi stanno aiutando gli investigatori francesi. L’obiettivo è cercare di rintracciare il proprietario del numero di cellulare a cui Salhi ha inviato via WhatsApp il selfie che si è scattato con la testa mozzata della sua vittima. La foto inviata dal cellulare di Salhi verso un numero canadese, secondo gli inquirenti avrebbe raggiunto un amico di Salhi che si trova nelle aree jihadste iracheno-siriane. I due si sarebbero conosciuti nel 2006 in Siria nella moschea di Pontarlier. Intanto nel pomeriggio Yassin Sali e' stato portato dalla polizia nel suo appartamento, a Saint Priest, nella banlieue lionese. Intanto sono state rilasciate, dopo due giorni di fermo, la moglie e la sorella del terrorista, che hanno rispettivamente 34 e 32 anni.
Trasferimento a Parigi
L‘emittente cita una fonte prossima alle indagini, secondo la quale l'uomo "ha cominciato a raccontare come si sono svolti i fatti". Secondo il canale ITelevision, però, nelle dichiarazioni di Salhi ci sono ancora "molte zone d'ombra". In giornata sarà trasferito nella sede di Parigi dell'antiterrorismo.
Il passato di Salhi
Il quotidiano Le Parisien ha invece intervistato l'ex insegnante di educazione fisica del sospettato. L'uomo ha raccontato che Salhi gli ha confidato un giorno di essere stato in Siria per sei mesi tra il 2010 e il 2011, durante i quali avrebbe studiato in una scuola coranica.
Caccia a contatti in Canada
Nel frattempo le autorità canadesi stanno aiutando gli investigatori francesi. L’obiettivo è cercare di rintracciare il proprietario del numero di cellulare a cui Salhi ha inviato via WhatsApp il selfie che si è scattato con la testa mozzata della sua vittima. La foto inviata dal cellulare di Salhi verso un numero canadese, secondo gli inquirenti avrebbe raggiunto un amico di Salhi che si trova nelle aree jihadste iracheno-siriane. I due si sarebbero conosciuti nel 2006 in Siria nella moschea di Pontarlier. Intanto nel pomeriggio Yassin Sali e' stato portato dalla polizia nel suo appartamento, a Saint Priest, nella banlieue lionese. Intanto sono state rilasciate, dopo due giorni di fermo, la moglie e la sorella del terrorista, che hanno rispettivamente 34 e 32 anni.