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MONDO

Indagini in corso

Attentato vicino a Lione, Salhi inizia a parlare. Caccia a contatti in Canada

Il principale indiziato per l'attacco a un impianto di gas industriale di Saint-Quentin-Fallavier avrebbe iniziato a raccontare come si sono svolti i fatti. Si cerca la persona a cui ha inviato un selfie con la testa mozzata della vittima

Agenti sul luogo dell'attacco (Lapresse)
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Parigi Yassin Salhi avrebbe iniziato a parlare con gli investigatori. Secondo BFM TV, l'uomo fermato dopo l'attacco all'impianto di gas di Saint-Quentin-Fallavier, nell'Isère, e principale imputato per la decapitazione del suo datore di lavoro, starebbe collaborando.

Trasferimento a Parigi 
L‘emittente cita una fonte prossima alle indagini, secondo la quale l'uomo "ha cominciato a raccontare come si sono svolti i fatti". Secondo il canale ITelevision, però, nelle dichiarazioni di Salhi ci sono ancora "molte zone d'ombra". In giornata sarà trasferito nella sede di Parigi dell'antiterrorismo. 

Il passato di Salhi
Il quotidiano Le Parisien ha invece intervistato l'ex insegnante di educazione fisica del sospettato. L'uomo ha raccontato che Salhi gli ha confidato un giorno di essere
stato in Siria per sei mesi tra il 2010 e il 2011, durante i quali avrebbe studiato in una scuola coranica.
 
Caccia a contatti in Canada
Nel frattempo le autorità canadesi stanno aiutando gli investigatori francesi. L’obiettivo è cercare di rintracciare il proprietario del numero di cellulare a cui Salhi ha inviato via WhatsApp il selfie che si è scattato con la testa mozzata della sua vittima.
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