MONDO
Bangladesh, l'assalto al caffè-ristorante
Strage Dacca, il governo: "Tutti i terroristi bengalesi di famiglie facoltose"
Aereo della Farnesina arrivato a Dacca, riporterà in Italia le 9 vittime. La premier Sheikh Hasina ha decretato un periodo di lutto, promettendo il massimo impegno contro chi intende trascinare il Paese nel baratro. Il racconto dell'imprenditore sopravvissuto: "Salvato da una telefonata. Ho sperato in un miracolo, ma Claudia è stata uccisa lì dentro"
Nell’Holey Artisan Bakery ha lasciato però la moglie, Claudia D’Antona, sposata lo scorso anno dopo una lunga convivenza: lei è stata uccisa. Boschetti ripensa ancora a quella che doveva essere una piacevole cena di lavoro con un “buyer” italiano interessato alla produzione di abbigliamento bengalese, trasformatasi in una tragedia in cui hanno perso la vita 19 persone, fra cui Claudia e altri otto italiani.
«Al momento dell’attacco - ha raccontato all’Ansa - mi ero allontanato per rispondere ad una telefonata. Eravamo tre al mio tavolo, mentre altri sette italiani sedevano a poca distanza da noi. Resomi conto dell’irruzione nel locale del commando, ho trovato rifugio dietro un albero e poi - ha aggiunto - mi sono precipitato fuori». Ci sono volute ben 15 ore perché la terribile verità emergesse completamente.
«Sono uscito da quel luogo sconvolto», ha confessato dopo aver effettuato il riconoscimento del cadavere della moglie, che era rinchiuso come tutti gli altri in un sacco di plastica adagiato su una barella all’aperto, sotto una pioggia monsonica battente. «Ho visto là dei cadaveri ridotti in condizioni pietose - ha ancora detto - per i colpi ricevuti anche con armi da taglio. Ma quello di mia moglie no. Forse non ha sofferto. Forse è morta colpita da un unico proiettile che l’ha stroncata». Claudia, 50 anni, era di origine piemontese, aveva aperto un ufficio commerciale anni fa a Chennai, in Tamil Nadu, dove serviva molti marchi italiani. Ma la voglia di stare vicino a Gianni l’aveva spinto a chiudere quell’esperienza ed a trasferirsi in Bangladesh, dove lo scorso anno si era sposata. Un sogno, spezzatosi ieri tragicamente
L'altro sopravvissuto italiano, lo chef Bioni: ero in cucina, saltato dal secondo piano
"Ero in cucina, ho sentito le urla e gli spari, ho visto una persona con il fucile, mi sono fiondato sul retro e sono salito sul tetto, mi sono lanciato giù e sono corso via". Così Jacopo Bioni, lo chef italiano riuscito a salvarsi dalla furia omicida del commando jihadista. L'uomo - secondo quanto dichiarato ai media - è fuggito dal Paee e ora si trova ospite di amici in Thailandia . E ha spiegato che "tra due giorni sarò in Italia. Non so se tornerò in Bangladesh. Per ora no".
Bioni di solito al Holey Artisan Bakery si occupa di "gelato e formaggio". "Ma in questo mese sostituisco in cucina lo chef argentino", afferma. "Sono arrivati clienti italiani che conoscevo, sono andato a salutarli. Proprio grazie a loro mi sono salvato, mi hanno chiesto di fargli una pasta particolare, appena entrato in cucina ho sentito urla e spari, ho visto una persona con un fucile, mi sono fiondato su retro e sono salito sul tetto".
Lì ha trovato la protezione di "altri camerieri". "Tutti sapevano che cercavano i bianchi, che eravamo le vittime numero uno". L'unica via di uscita era "l'ingresso principale" da cui erano arrivati i jihadisti. Bioni ha deciso di lanciarsi "sul giardino confinante".
"Ero al secondo piano", ricorda. "Mi sono buttato su un albero che ha attutito la caduta e poi ho iniziato a correre. Ho solo graffi, una botta e un po' di male alla schiena, ma nulla rispetto a quello che poteva accadere". Ha cominciato a correre, il più lontano possibile. "Sono entrato in una casa a caso, mi hanno accolto e nascosto fino al pomeriggio. Poi ho preso due cose, il passaporto e mi sono imbarcato sul primo volo per Bangkok". Da lì tornerà in Italia, dove lo aspetta la moglie. Anche lei è una dipendente del ristorante. "Era tornata a casa da una settimana. Sarebbe stata in prima linea. Accoglie i clienti".
Arrivato aereo di Stato che rimpatrierà le salme degli italiani
E' arrivato a Dacca l'aereo di Stato che riporterà in Italia le salme dei nove italiani uccisi nell'attacco terroristico di venerdì sera in un ristorante della capitale del Bangladesh. Il velivolo, che è partito ieri da Roma, ha trasferito a Dacca personale dell'Unità di crisi della Farnesina e della presidenza del Consiglio. I funzionari italiani - secondo quanto si apprende - cercheranno di definire i tempi per il rietro delle salme, non appena saranno completate le formalità medico-legali di rito. La strage jihadista nel ristorante Holey Artisan Bakery si è conclusa con la morte di 20 ostaggi (11 uomini e 9 donne), di 6 membri del commando jihadista e di 2 militari: 13 ostaggi sono stati salvati dal blitz delle teste di cuoio. Fra le vittime, figurano gli italiani Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D`Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D`Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti. Un altro italiano, che risultava irreperibile, è vivo e non si trovava nel ristorante al momento dell'assalto.
Bangladesh, due giorni di lutto nazionale dopo strage a Dacca
Due giorni di lutto nazionale per commemorare le vittime di Dacca. Da questa mattina, il Bangladesh commemora così le vittime della furia jihadista in un ristorante della capitale. La premier Sheikh Hasina ha decretato un periodo di lutto, promettendo il massimo impegno contro chi intende trascinare il Paese nel baratro.
Ma il governo continua a respingere l'ipotesi di una strage per conto dell'Isis. Il commando, ha spiegato il ministro dell'Interno di Dacca, Asaduzzaman Khan, era formato da membri di un gruppo locale, non da jihadisti dello Stato islamico: "Erano membri di Jamaeytul Mujahedeen Bangladesh", ha precisato, facendo riferimento a un gruppo jihadista bandito nel Paese da oltre un decennio.
Secondo il ministro bangladese "non c'è alcun legame con lo stato islamico", nonostante l'Isis abbia rivendicato l'azione compiuta dal comamndo armato, che ha preso in ostaggio una quarantina di persone, uccidendone 20, tutti stranieri.
Il governo del Bangladesh nega da tempo la presenza di qualunque gruppo jihadista nel Paese, in particolare di membri dello Stato islamico. Khan ha spiegato che tutti gli attentatori di Dacca erano istruiti e provenivano da famiglie agiate. "Si tratta di giovani uomini che hanno studiato e frequentato l'università. Nessuno di loro veniva da una madrassa", ha commentato.
Mattarella: italiani vittime di terrorismo ottuso
"Oggi tutti gli italiani sono con l'animo triste per la morte di nostri nove concittadini assassinati in Bangladesh, vittime di un terrorismo che semina in tutti i continenti violenza e morte". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Città del Messico, incontrando la comunità italiana all'Istituto italiano di cultura.
"Erano nostri concittadini che stavano operando in quel Paese contribuendo anche alla sua crescita, hanno impersonato il contrasto tra la pacifica convivenza, la volontà di lavorare in collaborazione con altri, e l'ottusita' dell'oscurantismo della violenza e del terrorismo", ha aggiunto il capo dello Stato.