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MONDO

Il Messaggio per la prossima Giornata Mondiale del rifugiato

Bergoglio sui migranti: le parrocchie non si sentano minacciate

Nelle scorse settimane il Pontefice aveva invitato le chiese italiane ad ospitare chi fugge da situazioni di guerra

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Il Papa è tornato a parlare di immigrazione e lo ha fatto nel documento reso noto oggi, scritto per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si terrà il prossimo 17 gennaio. Francesco ha affrontato diversi argomenti: l’accoglienza, la gestione criminale dei flussi dei migranti, la reazione dei singoli e delle collettività. E ha lanciato un messaggio anche al mondo dell’informazione: l’opinione pubblica deve evitare di suscitare paure e speculazioni.

Le domande
Sono due le domande che il Santo Padre ha messo al centro del suo messaggio. La prima coincide con una specie di appello al diritto alla ricerca della felicità: riguarda le motivazioni che portano queste persone ad abbandonare le proprie terre. “Non è forse desiderio di ciascuno migliorare le proprie condizioni di vita e ottenere un onesto e legittimo benessere da condividere con i propri cari?”, si chiede e chiede Bergoglio. I migranti e i rifugiati fuggono da realtà drammatiche, si trovano di fronte a disagi e sofferenze sia nel momento della partenza sia in quello di arrivo, quando sono spesso costretti ad incontrare la diffidenza altrui. “Come vivere queste mutazioni, affinché non diventino ostacolo all’autentico sviluppo, ma siano opportunità per un’autentica crescita umana, sociale e spirituale?”, è la seconda domanda che si pone il Papa. E che chiama in causa non solo la Chiesa ma l’intera comunità internazionale.

La risposta
La risposta per il Santo Padre è una sola, viene dal Vangelo. Si chiama “misericordia”. Che nei fatti si traduce nell’imperativo di “scuotere le coscienze”, rifiutando con l’accoglienza quel “silenzio e quella indifferenza” sinonimi di “complicità”. Un imperativo che riguarda tanto le parrocchie, che spesso “vedono minacciata la tranquillità tradizionale”, quanto le politiche degli Stati. Bergoglio nel documento crede che sia giunto il momento di imporre una visione a lungo termine attraverso “il superamento della fase di emergenza per dare spazio a programmi che tengano conto delle cause delle migrazioni, dei cambiamenti che si producono e delle conseguenze che imprimono volti nuovi alle società e ai popoli”. Questo significa al tempo stesso aiutare i Paesi di origine delle persone che emigrano, intervenire nel campo delle normative per l’accoglienza, dall’altra comprendere che i migranti possono “contribuire al benessere e al progresso di tutti”.
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