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ECONOMIA

Lo studio di Nomisma

Brexit, cosa rischia l'Italia?

Per Nomisma, non ci sarà nessuna apocalisse post Brexit. Ma per l'economia italiana potrebbero esserci contraccolpi su vino, turismo e settore manifatturiero. Basilicata la regione più a rischio

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Non un “evento apocalittico”. Ma un forte “scossone all’economia”, quello sì. Secondo un’analisi condotta di Nomisma, quello dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea non sarebbe uno scenario tragico. Anche se, inutile negarlo, comporterebbe ricadute non indefferenti anche in Italia. A subire maggiormente le conseguenze della Brexit sarebbero regioni come la Basilicata, che commercia molto con Londra. Ma a rischio contraccolpo anche settori come quelli del vino, delle manifatture e del turismo.
 
"Per l'Italia il Regno Unito pesa per il 5,4% dell'export, quasi tutto è composto da prodotti del manifatturiero. Considerando i singoli comparti, si va dal minimo di 0,2% del tabacco al massimo del 13% delle bevande e del 10% dei mobili", spiegano in una nota Andrea Goldstein e Luca Incipini di Nomisma.
 
Basilicata la regione più a rischio
A livello territoriale la Basilicata è la Regione più esposta, con una quota del 16% dell'export dovuto alle Jeep Renegade e 500X prodotte a Melfi. Ache se la situazione è pressochè analoga per il comparto manifatturiero dell’Abruzzo (10%) e il settore dell’agricoltura e della pesca in Campania (12,6%).
 
Occhio ai turisti
La Brexit potrebbe influire però anche sul turismo. Oltre 3 milioni di turisti arrivati in Italia nel 2014 sono britannici e Il Regno Unito è al quarto posto tra i mercati di provenienza nel 2014. Dopo l’uscita il potere d'acquisto dei viaggiatori inglesi potrebbe soffrire dalle conseguenze di una vittoria dei leave. Un peccato, visto che la loro spesa giornaliera pro capite è tra le più alte d’Europa (123 euro al giorno). La regione più gettonata tra le famiglie inglesi? La Valle d’Aosta, dove la clientela britannica è il 6% di tutti gli arrivi.

Italiani all'estero in allerta 
Coneguenze anche sui flussi migratori: gli italiani nel Regno Unito sono infatti 210 mila, secondo l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, ma potrebbero essere più del doppio se si considera che molti non si inscrivono ai registri.
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