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MONDO

Vaticano

Caso Wesolowski, Cei: "Dal Papa il messaggio che la pedofilia è un crimine"

Il segretario generale monsignor Nunzio Galantino condivide l'atto del Pontefice che ha portato all'arresto dell'ex nunzio di Santo Domingo

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"Per fortuna" il caso Wesolowski sta sconvolgendo l'opinione pubblica e "così passa il messaggio chiaro di papa Francesco, sulla scia di Giovanni Paolo e Benedetto XVI, quello cioè che la pedofilia è un crimine e che non c'è nessuna possibilità di sottovalutare questo crimine e di passarla liscia". Anche la Cei, attraverso le parole del segretario generale monsignor Nunzio Galantino si unisce al messaggio lanciato dal Pontefice con l'arresto dell'ex nunzio a Santo Domingo. 

E proprio dalla Repubblica Dominicana la magistratura ha espresso soddisfazione per l'arresto di Wesolowski, accusato di abusi sessuali su minori nel Paese caraibico. Il procuratore generale Francisco Dominguez Brito definisce  "Un atto di giustizia"  la detenzione domiciliare cui due giorni fa è stato sottoposto l'ex arcivescovo polacco, già ridotto allo stato laicale dalla Congregazione per la Dottrina della fede, con sentenza canonica di primo grado, e ora in attesa anche del giudizio penale. L'alto magistrato spiega che potrebbe anche esserci la partecipazione del pubblico ministero dominicano al processo che si svolgerà in Vaticano: cosa che potrebbe avvenire anche per la vicenda di un altro prete polacco accusato di pedofilia nella Repubblica centro-americana, il 37/enne Wojciech Gil, ora sotto processo in Polonia per abusi sessuali dopo aver lavorato con i minorenni per nove anni a Juncalito, nel Paese caraibico. 

Dominguez Brito sottolinea anche come tutta la documentazione e le prove raccolte sul caso di Wesolowski siano state trasmesse in Vaticano. Nel processo aperto nella Repubblica Dominicana, tra l'altro, all'inizio di questo mese il giudice coordinatore delle sedi istruttorie del Distretto nazionale, Roman Berroa Hiciano, ha respinto la richiesta di emettere contro Wesolowski, nunzio nel Paese fino al 21 agosto 2013 quando è stato richiamato a Roma da papa Francesco, un mandato di cattura internazionale, per le accuse di aver indotto minori a prestazioni sessuali in cambio di denaro.

La richiesta della pm Yeni Berenice Reynoso cercava di aprire la strada per sollecitare l'estradizione dell'ex diplomatico, ma il giudice ha decretato che, secondo le disposizioni della Convenzione di Vienna, un diplomatico non può essere giudicato fuori del suo Paese. Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, aveva comunque fatto sapere esattamente un mese fa che "avendo mons. Wesolowski cessato le funzioni diplomatiche con la connessa immunità, potrebbe essere soggetto a procedimenti giudiziari anche da parte di altre magistrature che ne abbiano eventuale titolo". In ogni caso, la Repubblica Dominicana non ha un trattato di estradizione né con la Santa Sede né con la Polonia, Paese d'origine dell'ex nunzio. Di fatto, ora l'iter giudiziario contro Wesolowski a Santo Domingo è in stand-by, in attesa degli esiti penali in Vaticano. 

Secondo l'indagine condotta dalla procura locale, l'ex arcivescovo, 66 anni, avrebbe pagato almeno sette minori per guardarli e filmarli mentre si masturbavano. Il dossier su Wesolowski comprende gli interrogatori all'ex seminarista Francisco Occi Reyes, che già in stato di arresto dal giugno 2013, riferì di essere stato l'amante dell'ex nunzio, al quale avrebbe anche procurato adolescenti. Gli inquirenti vaticani, prima canonici e ora penali, hanno allargato lo sguardo anche agli altri Paesi dove Wesolowski ha svolto funzioni diplomatiche. Nel passato dell'ex nunzio c'è inoltre il lungo periodo in cui ha svolto le funzioni di visitatore apostolico per la comunità polacca, risiedendo nella parrocchia di San Stanislao alle Botteghe Oscure a Roma, incarico che lo portava anche a continue trasferte per fare visita ai gruppi di cittadini polacchi nel mondo.  
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