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ITALIA

Bufera sull'inchiesta

Consip, stampa: il pm Woodcock indagato per falso

Ieri l'intervento di Renzi: pretendo la verità. Delrio:notizie preoccupanti per la nostra democrazia

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Il pm di Napoli Henry John Woodcock sarebbe indagato per falso, in concorso con l' ex capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, nell'ambito della vicenda Consip. Sarebbe stato proprio l'ufficiale del Noe - secondo quando scrivono oggi Il Corriere della Sera, il Messaggero e il Mattino - a dire ai pm di Roma di essere stato indotto dal magistrato a scrivere in una informativa che i servizi segreti avrebbero spiato i carabinieri che stavano indagando sull'imprenditore Alfredo Romeo. La circostanza sarebbe emersa durante l' interrogatorio di Scafarto in relazione una prima inchiesta avviata mesi fa dalla Procura di Roma a carico di Woodcock per rivelazione del segreto istruttorio.

L'ipotesi di reato di falso è stata contestata dalla Procura di Roma al pm napoletano Woodcock il 7 luglio scorso nel corso dell'interrogatorio al quale fu sottoposto dopo aver ricevuto un invito a comparire per rivelazione del segreto d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta Consip. L'iscrizione anche per falso del pm napoletano, avvenuta precendentemente l'atto istruttorio, legata alle circostanze che hanno portato la Procura di Roma ad ipotizzare la stessa accusa nei confronti dell'ex capitano del Noe, ora maggiore del Comando provinciale dei carabinieri di Napoli, Gian Paolo Scafarto in merito alla fondatezza di una presunta presenza di 007, da lui indicata in una informativa, nell'attività di indagine sugli appalti Consip. Ai pm di piazzale Clodio Scafarto disse che a rappresentargli la necessità di compilare un capitolo specifico su tale circostanza fu Woodcock. Quest'ultimo confermò tale versione durante l'interrogatorio.

Delrio: notizie preoccupanti per la nostra democrazia
"Le notizie sono davvero inquietanti e preoccupanti per la nostra democrazia". Lo ha detto Graziano Delrio, ministro le Infrastrutture, parlando del caso Consip, a margine di una iniziativa delle Acli a Napoli. "Credo che ci sia bisogno di stabilire la verità - ha affermato - perchè la democrazia vive solo se si stabilisce la verità dei fatti". "Aspettiamo di vedere le verifiche - ha concluso - ma certamente le notizie sono inquietanti".

Renzi:"Pretendo la verità, il fango gli si ritorcerà contro" 
"Chi voleva usare il caso Consip per gettare fango su di me, vedrà questo fango ritorcersi contro di lui". Ieri Matteo Renzi ha parlato per la prima volta della inchiesta Consip dopo le rivelazioni della pm Lucia Musti e nel giorno dello scontro tra la magistrata e il colonnello dei Carabinieri Sergio De Caprio (il capitano Ultimo) che respinge e ribalta le accuse. "Se un Carabiniere falsifica prove -aggiunge Renzi- se un agente dei servizi segreti si intrufola dove non dovrebbe e c'è chi usa un presunto scandalo contro un esponente delle istituzioni, la verità prima o poi arriva. Hanno provato a colpire me ma verrà colpito chi ha tradito il senso dello Stato".

Bufera esplosa dopo la pubblicazione dei verbali della pm
La bufera sull'inchiesta Consip si è scatenata dopo la pubblicazione - da parte di 'Repubblica', 'Corriere' e 'Messaggero' - dei verbali della pm di Modena Lucia Musti al Csm sui rapporti con i carabinieri Gianpaolo Scafarto e Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo, a cui erano affidate le indagini. "Se vuole - avrebbero detto in più di un incontro tra Modena e Roma il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, indagato per falso nell'ambito dell'indagine sul caso Consip, e il colonnello Ultimo (che smentisce però di aver citato Renzi) - ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi". Sono queste le frasi riferite dalla magistrata durante l'audizione tenuta il 17 luglio scorso al Csm.

"La dottoressa Musti - dice, però il capitano Ultimo - è stata supportata in tutto quello che ci ha liberamente richiesto, compresa la presenza del capitano Scafarto a Modena, compreso il fatto di non informare delle indagini il comandante provinciale dei carabinieri di Modena e la prefettura perché li considerava collusi con le cooperative rosse su cui da tempo indagava autonomamente". 

La vicenda
I colloqui, riferisce Repubblica, risalgono alla primavera del 2015: ad aprile di quell'anno, la Procura di Modena aveva appena ricevuto gli atti dell'inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, aperta dalla Procura di Napoli e poi trasmessa per competenza territoriale nella città emiliana. È la stessa procuratrice a ricostruire i retroscena durante la seduta di oltre due ore e mezza davanti alla prima commissione del Csm. Nel corso dell'audizione, riferisce il quotidiano, "racconta di aver visto Scafarto e Ultimo particolarmente 'spregiudicati' e come 'presi da un delirio di onnipotenza'". Inoltre, dopo che a Modena era stato trasmesso dai Pm di Napoli Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto uno stralcio dell'inchiesta su Cpl-Concordia, con allegata un'informativa in cui erano inserite intercettazioni tra il generale della Gdf Michele Adinolfi e l'allora premier Matteo Renzi, De Caprio le avrebbe detto: "Lei ha una bomba in mano, se vuole la può far esplodere".

Musti avrebbe riferito di aver pensato che quei carabinieri erano "degli esagitati". Secondo quanto riportato da Repubblica la magistrata si sarebbe sentita quasi messa sotto pressione, come se la sua libertà e le sue prerogative di capo di una Procura potessero in qualche misura essere coartate. Il verbale di Musti al Csm, che rientra in un accertamento avviato per far luce sulla fuga di notizie del luglio 2015 riguardante proprio le telefonate tra Renzi e Adinolfi, è stato inviato ai Pm di Roma per approfondimenti. Silenzio del padre di Matteo Renzi. "Non ho dichiarazioni da fare", ha detto Tiziano.

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