SPORT
Dopo il rapporto Wada su presunto 'doping di Stato'
Doping: Cio rimanda la decisione sull'eventuale esclusione della Russia dalle Olimpiadi di Rio
Nulla di fatto dalla tanto attesa teleconferenza del Comitato esecutivo che sta ancora "valutando le opzionali legali, confrontando il bando totale di tutti gli atleti e il diritto alla giustizia individuale". Stabilito di non concedere l'accredito alle Olimpiadi ai funzionari del ministero dello sport russo e a qualsiasi persona implicata nel rapporto della Wada
Dal Comitato olimpico Internazionale, a meno di 20 giorni dal via dei Giochi, è arrivato infatti un altro rinvio, motivato con l'intenzione di "voler esplorare le opzioni legali". Da un lato rimane l'ipotesi di uno stop collettivo per tutti gli atleti russi, dall'altro però nel comunicato diffuso dal Cio emergono due nuovi concetti, quello di "diritto di giustizia individuale" e quello di "presunzione di innocenza", che lasciano presagire la possibilità che venga presa una decisione diversa da quella che sembrava scontata solo ieri. Il report McLaren era infatti giunto alla conclusione che in occasione delle Olimpiadi Invernali di Sochi del 2014 ci fosse stata una manipolazione delle provette da parte del laboratorio antidoping di Mosca per coprire una serie di atleti positivi. A tal proposito, per fare ulteriore chiarezza, tutti gli atleti russi presenti a Sochi verranno controllati nuovamente da una commissione ad hoc istituita dal Comitato olimpico Internazionale.
Nel maturare una decisione definitiva il Cio terrà presente anche il verdetto del Tas, il Tribunale Arbitrale Sportivo di Losanna, che giovedì si esprimerà in merito al ricorso dei 68 atleti russi contro la squalifica da parte della Iaaf, la federazione internazionale di atletica, che li ha esclusi in toto dalle Olimpiadi in Brasile. Nonostante la decisione in merito alla possibile esclusione dai Giochi sia ancora sub judice, il Comitato olimpico ha utilizzato la mano pesante nei confronti della Russia annunciando lo stop a ogni manifestazione sportiva patrocinata dal Cio, compresi i Giochi Europei del 2019, e congelando i preparativi per grandi eventi come Mondiali o Coppe del Mondo da parte delle federazioni degli sport invernali.
Inoltre il Comitato olimpico internazionale ha stabilito di non concedere l'accredito alle Olimpiadi di Rio ai funzionari del ministero dello sport russo e a qualsiasi persona implicata nel rapporto della Wada. Decisione che non ha sconvolto più di tanto il ministro dello sport russo Vitaly Mutko, sempre più nell'occhio del ciclone, anche per la possibile apertura di un procedimento disciplinare da parte della Iaaf, in quanto membro del Consiglio Esecutivo. "Per me la cosa più importante è che la nostra squadra partecipi alle Olimpiadi", ha fatto sapere il ministro russo.
In attesa dei riscontri in chiave olimpica, la bomba-doping ha inevitabili ricadute anche di natura politica, con il Cremlino che è tornato a difendere Mutko, considerato il 'regista' del programma doping di Stato. Il suo nome non figura nel rapporto come persona "coinvolta direttamente" e quindi non sarà sospeso, ha fatto sapere il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov dopo che ieri Putin aveva promesso di sospendere i funzionari pubblici citati nel rapporto Wada. E anche il diretto interessato nega ogni suo personale coinvolgimento nello scandalo: si tratta di accuse "irreali e impossibili" e la sospensione di alcuni dirigenti russi deve essere considerata "temporanea", ha aggiunto Mutko.