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MONDO

Nuova bufera sullo sport russo

New York Times: decine di atleti russi sottoposti a doping di Stato per le Olimpiadi di Sochi

Grigory Rodchenkov ha sviluppato un cocktail di sostanze vietate e lo ha fornito a decine di atleti russi realizzando quello che il New York Times definisce uno dei più elaborati e riusciti schemi di doping nella storia dello sport. Per il ministro russo dello Sport, Vitaly Mutko, si tratta della "continuazione degli attacchi di stampa allo sport russo" 

Grigory Rodchenkov, ex direttore del laboratorio anti-doping della Russia
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Un ennesimo scandalo si abbatte sullo sport russo. Decine di atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi invernali di Sochi. in Russia, inclusi almeno 15 che hanno portato a casa una medaglia, erano parte di un programma di doping gestito da Mosca, pianificato nel dettaglio per anni e pensato per garantire il dominio ai Giochi. Lo ha dichiarato Grigory Rodchenkov, all'epoca il direttore del laboratorio anti-doping della nazione. E' lui ad avere sviluppato un cocktail di sostanze vietate mischiato con alcolici e fornito poi a decine di atleti russi realizzando quello che il New York Times definisce uno dei più elaborati e riusciti schemi di doping nella storia dello sport.

I dettagli sono stati forniti da Rodchenkov in tre giorni di interviste messe a punto dal regista americano Bryan Fogel, che sta lavorando a un documentario che vede protagonista proprio il direttore del laboratorio anti-doping russo. Il NYT, che ha diffuso la notizia, non ha potuto verificare quanto sostenuto dall'uomo il cui racconto è in linea con quanto emerso da un rapporto diffuso lo scorso anno dall'Agenzia Mondiale Antidoping. Al giornale newyorchese, Rodchenkov ha fornito email con i nomi degli atleti coinvolti nel piano riassunto in tabelle inviategli dal ministero dello Sport prima dei Giochi a Sochi.

Il ministro russo dello Sport, Vitaly Mutko, su richiesta del New York Times, ha rilasciato una dichiarazione dicendo che le ultime rivelazioni "sono la continuazione degli attacchi di stampa allo sport russo".

Stando a Rodchenkov, membri dei servizi d'intelligence ed esperti anti-doping russi sono stati protagonisti di attività notturne segrete. In pratica hanno sostituito campioni di urina contenenti il cocktail vietato con altri contenenti urina collezionata mesi prima. Ogni notte, per quattro ore, hanno lavorato in un laboratorio nascosto e volutamente poco illuminato. Hanno persino garantito la fuga dei campioni che sarebbero stati incriminati attraverso un buco nel muro grande quanto un pugno. Alla fine dei Giochi olimpici, così facendo almeno 100 campioni di urine incriminati sono stati rimossi. E la Russia ha portato a casa il maggior numero di medaglie superando facilmente il diretto rivale, gli Stati Uniti. 

"Potete immaginare come lo sport olimpico sia organizzato?", chiede retoricamente Rodchenkov. Ma non sembra pentirsi visto che descrive il suo lavoro a Sochi come "un risultato notevole", l'apice di uno sforzo decennale per perfezionare la strategia di doping russa nelle competizioni internazionali. "Eravamo totalmente attrezzati, esperti e perfettamente pronti per Sochi come mai prima di quel momento. Lavoravo come un orologio svizzero".

Rodchenkov è stato così preciso nel suo lavoro che ricevette, su volere del presidente russo Vladimir Putin, la prestigiosa onorificenza russa dell'Ordine dell'Amicizia. Lo scorso novembre però fu lui a essere stato identificato dall'Agenzia Mondiale Antidoping come l'uomo al centro di un programma di doping esteso in Russia. A quel punto, sostiene l'ormai ex direttore del laboratorio anti-doping della Russia, i funzionari russi gli chiesero di dimettersi. Temendo per la sua incolumità, ha deciso di trasferirisi a Los Angeles (California) con l'aiuto del filmaker Fogel.
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