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Russia
Doping, si dimette il direttore del laboratorio di Mosca. Ma il Cremlino insiste: "accuse infondate"
Lascia Rodchenkov, direttore laboratorio di Mosca chiuso dalla Wada. Putin convoca a Sochi i leader sportivi, nel mirino la preparazione per Rio. Cio pronto a ritirare le medaglie russe
Ma nel frattempo Mosca è costretta a chiudere i battenti del suo laboratorio anti doping dopo che la Wada gli ha revocato immediatamente l'accredito ordinando che i campioni per i test siano affidati a laboratori stranieri. Cadono anche le prime teste, con le dimissioni del suo direttore, Grigori Rodchenkov, accusato di occultare il doping, di estorcere soldi agli atleti e di aver distrutto 1417 campioni sospetti: la commissione della Wada aveva chiesto per lui il bando a vita. La chiusura del laboratorio potrebbe essere un brutto colpo anche per i Mondiali di calcio che la Russia ospiterà nel 2018, peraltro già finiti
nello scandalo Fifa tra sospetti di corruzione per la loro assegnazione: nel 2014, durante la Coppa del mondo in Brasile, la Wada aveva già chiuso il laboratorio anti doping di Rio inviando le provette in Svizzera.
Intanto, per 19 mesi, sarà la Fifa a gestire il programma anti doping per la Confederation Cup, in programma sempre in Russia nel 2017. Le reazioni russe a quello che la stampa sportiva nazionale ha battezzato come il "lunedì nero" spaziano dalla tesi di un oltraggioso complotto a posizioni più concilianti. Per Dmitri Peskov, portavoce di Putin, "finché non saranno fornite le prove, è difficile accettare le accuse. Esse sono senza fondamento". E se Valentin Balakhniciov, per oltre 20 anni presidente della federatletica russa, ha annunciato l'intenzione di ricorrere al Tribunale sportivo di arbitrato a Losanna per difendere i "miei
interessi personali e quelli del Paese", il suo successore, Vadim Zelicionok ha ammesso che il doping è stato un problema in passato ma ha assicurato che "ora non c'è corruzione, posso giurare sulla Bibbia". Ed ha evocato un non meglio precisato "elemento di carattere premeditato" nel rapporto Wada, auspicando che la Iaaf "mostri prudenza" e consenta agli atleti russi di partecipare a Rio 2016.
Nikita Kamaev, direttore esecutivo dell'agenzia federale russa anti doping (Rusada), che resta operativa, ha garantito che la struttura "rispetta i requisiti della Wada al momento" e risponderà dettagliatamente
alle questioni sollevate dal rapporto, ma ha definito le infiltrazioni degli 007 come frutto di una "immaginazione accesa" e più adatta ad un film di spionaggio. Il più conciliante di tutti, però, è stato il ministro dello sport russo, Vitaly Mutko. Ieri sera aveva diffuso un comunicato nel quale assicurava la disponibilità a cooperare più strettamente con la Wada e il "pieno impegno del Paese e combattere il doping
nello sport". Stasera, dopo essersi sentito con i presidenti della Wada e della Iaaf, ha detto di non vedere "ostacoli insormontabili per risolvere la situazione". "Non posso neppure immaginare una Olimpiade senza la Russia", ha sottolineato. Ma il Cio avvisa: "vista la politica di tolleranza zero nei confronti del doping, prenderemo tutte le misure e le sanzioni necessarie per quanto riguarda l'eventuale ritiro e riassegnazione delle medaglie, nonché l'esclusione dai futuri Giochi".
"I risultati dei test antidoping di Sochi, dove la Russia arrivò prima, "sono credibili" ma "saranno ritestati", aggiunge il Cio. Lo scandalo doping ha tenuto banco oggi a Francoforte anche alla riunione del consiglio europeo delle federazioni di atletica leggera e di nove membri ed ex membri del consiglio Iaaf: "è un momento buio e triste per l'atletica", hanno concordato i partecipanti, auspicando riforme della governance della Iaaf e dei sistemi anti doping nazionali, nonché esprimendo all'unanimità "pieno sostegno" e "piena fiducia" al presidente della Iaaf Sebastian Coe.