MONDO
Oms: "Nuovi contagi potrebbero salire a 10mila a settimana".
Ebola, video conference call tra Obama e leader europei
Il presidente Usa a colloquio con Renzi, Merkel, Hollande e Cameron. L'Organizzazione Mondiale della Sanità avverte: aumento dei casi in Guinea, Sierra Leone e Liberia. L'ultimo bilancio è di 4.447 vittime
Ginevra (Svizzera)
L'Ebola terrorizza il mondo occidentale. Si teme che il virus possa diffondersi seriamente in Europa e Stati Uniti, dopo la morte, in Germania, di un medico che si era infettato in Liberia. E proprio per fare il punto della situazione nel pomeriggio video conference call tra il presidente Usa, Obama, e i leader euroei Matteo Renzi, Angela Merkel, Francois Hollande e David Cameron.I leader discuteranno in particolare sulle ulteriori azioni da intraprendere per fermare la diffusione dell'epidemia dell'Ebola in Africa occidentale e si confronteranno sulle misure che si stanno prendendo in tutti gli aeroporti per rafforzare i controlli sui passeggeri che arrivano in Europa o negli Usa dai Paesi dove si trovano i focolai del virus. Il presidente degli Stati Uniti, proprio in vista dell'incontro con i colleghi europei, ha cancellato un viaggio politico in New Jersey e in Connecticut per tenere un incontro di emergenza del Gabinetto sull'Ebola. Il presidente - riferisce la Casa Bianca - avrebbe dovuto apparire a una raccolta fondi in New Jersey e a un comizio in Connecticut in vista delle elezioni di novembre. Il cambio di piani giunge dopo che una seconda infermiera di Dallas, che aveva curato il paziente zero degli Usa, è risultata positiva al virus.
La conference si tiene proprio nel giorno in cui l'Organizzazione mondiale della Sanità lancia l'ennesimo, spaventoso, allarme: il numero di nuovi casi di contagio - dice l'organizzazione di Ginevra - potrebbe salire a 10.000 la settimana entro l'inizio di dicembre nei tre Paesi più colpiti dell'Africa occidentale cioè Guinea, Sierra Leone e Liberia. L'epidemia "potrebbe registrare dai 5.000 ai 10.000 casi a settimana entro la prima settimana di dicembre", ha detto il vicedirettore generale dell'Oms, Bruce Aylward. Il virus sta uccidendo almeno il 70% delle persone colpite. In Guinea, Sierra Leone e Liberia l'ultimo bilancio dell'Oms è di 4.447 vittime, su 8.914 casi di infezione.
Si ribella lo staff paramedico del Texas Health Presbyterian
Intanto, mentre le autorità del Texas annunciano un secondo caso di Ebola tra lo staff del Texas Health Presbyterian non escludendo al tempo stesso "possibili nuovi episodi" di contagio, il personale paramedico di Dallas si ribella. Nella struttura "boutique" per la middle class texana, il liberiano Thomas Duncan fu lasciato per ore in un'area non protetta del pronto soccorso esponendo al contagio almeno altri sette pazienti. Il quadro, che apre scenari di una contaminazione maggiore di quella prospettata ufficialmente, è emerso da una conferenza stampa telefonica di Deborah Buger di National Nurses United, il maggior sindacato americano degli infermieri, diffuso mentre a una seconda operatrice sanitaria del Texas Health è stato diagnosticato il virus.
Al personale che per giorni ha avuto in cura Duncan in isolamento non sono state fornite tute di protezione adeguate nonostante il malato fosse in preda ad "attacchi esplosivi" di vomito e diarrea. Per ovviare al fatto che collo e testa erano esposti all'aria, lo stesso staff paramedico aveva cercato di rafforzare e chiudere i camici proiettivi con il nastro adesivo, ha detto la Burger citando le testimonianze di "parecchie" infermiere che hanno chiesto di restare anonime per timore di ritorsioni. Tra le accuse di imperizia da parte dell'ospedale, quelle che i campioni delle analisi di Duncan furono fatti transitare nella rete di posta pneumatica interna, con il rischio di contaminazione dei tubi. Mentre Ebola era solo sospettata ma non confermata un medico suggerì di usare copriscarpe "usa e getta" ma non venne ascoltato. E c'è anche una descrizione orripilante di materiali contaminati non rimossi e "impilati fino al soffitto". Il sindacato delle infermiere denuncia altre possibili azioni che potrebbero aver esposto i malati dell'ospedale a rischio: i sette al pronto soccorso con Duncan sono stati tenuti in isolamento per sole 24 ore prima di essere spostati in normali reparti con altri malati. Le infermiere che si sono prese cura di Duncan hanno curato anche altri pazienti. "Non c'era sistema", ha denunciato la Burger: "Non c'era protocollo, le regole cambiavano continuamente e il personale paramedico andava avanti senza guida".
La conference si tiene proprio nel giorno in cui l'Organizzazione mondiale della Sanità lancia l'ennesimo, spaventoso, allarme: il numero di nuovi casi di contagio - dice l'organizzazione di Ginevra - potrebbe salire a 10.000 la settimana entro l'inizio di dicembre nei tre Paesi più colpiti dell'Africa occidentale cioè Guinea, Sierra Leone e Liberia. L'epidemia "potrebbe registrare dai 5.000 ai 10.000 casi a settimana entro la prima settimana di dicembre", ha detto il vicedirettore generale dell'Oms, Bruce Aylward. Il virus sta uccidendo almeno il 70% delle persone colpite. In Guinea, Sierra Leone e Liberia l'ultimo bilancio dell'Oms è di 4.447 vittime, su 8.914 casi di infezione.
Si ribella lo staff paramedico del Texas Health Presbyterian
Intanto, mentre le autorità del Texas annunciano un secondo caso di Ebola tra lo staff del Texas Health Presbyterian non escludendo al tempo stesso "possibili nuovi episodi" di contagio, il personale paramedico di Dallas si ribella. Nella struttura "boutique" per la middle class texana, il liberiano Thomas Duncan fu lasciato per ore in un'area non protetta del pronto soccorso esponendo al contagio almeno altri sette pazienti. Il quadro, che apre scenari di una contaminazione maggiore di quella prospettata ufficialmente, è emerso da una conferenza stampa telefonica di Deborah Buger di National Nurses United, il maggior sindacato americano degli infermieri, diffuso mentre a una seconda operatrice sanitaria del Texas Health è stato diagnosticato il virus.
Al personale che per giorni ha avuto in cura Duncan in isolamento non sono state fornite tute di protezione adeguate nonostante il malato fosse in preda ad "attacchi esplosivi" di vomito e diarrea. Per ovviare al fatto che collo e testa erano esposti all'aria, lo stesso staff paramedico aveva cercato di rafforzare e chiudere i camici proiettivi con il nastro adesivo, ha detto la Burger citando le testimonianze di "parecchie" infermiere che hanno chiesto di restare anonime per timore di ritorsioni. Tra le accuse di imperizia da parte dell'ospedale, quelle che i campioni delle analisi di Duncan furono fatti transitare nella rete di posta pneumatica interna, con il rischio di contaminazione dei tubi. Mentre Ebola era solo sospettata ma non confermata un medico suggerì di usare copriscarpe "usa e getta" ma non venne ascoltato. E c'è anche una descrizione orripilante di materiali contaminati non rimossi e "impilati fino al soffitto". Il sindacato delle infermiere denuncia altre possibili azioni che potrebbero aver esposto i malati dell'ospedale a rischio: i sette al pronto soccorso con Duncan sono stati tenuti in isolamento per sole 24 ore prima di essere spostati in normali reparti con altri malati. Le infermiere che si sono prese cura di Duncan hanno curato anche altri pazienti. "Non c'era sistema", ha denunciato la Burger: "Non c'era protocollo, le regole cambiavano continuamente e il personale paramedico andava avanti senza guida".