MONDO
domenica 1 novembre la turchia torna alle urne in un clima di altissima tensione
Elezioni in Turchia: i protagonisti, gli scenari, la posta in gioco
Nelle elezioni del 7 giugno 2015, per la prima volta dal 2002, l’AKP (partito per la giustizia e lo sviluppo) del presidente Erdogan, non ha ottenuto la maggioranza dei consensi, scesi a poco più del 40%. Il primo ministro incaricato Ahmet Davoutoglu, dopo 45 giorni di tentativi infruttuosi, ha rassegnato il mandato nelle mani del presidente. Inutili tutti i tentativi di trovare un accordo con il partito di destra nazionalista MHP. Tra i punti di dissidio non componibili soprattutto le richieste dell’AKP di modificare la costituzione nel senso di un presidenzialismo esecutivo e l’atteggiamento da assumere nei confronti di una serie di inchieste per corruzione che coinvolgono figure vicine al presidente Erdogan.
La scena politica turca
Il sistema elettorale Turco è un proporzionale con un forte sbarramento (soglia del 10%). I partiti che hanno superato la soglia e che, quindi, sono riusciti a entrare in parlamento nelle elezioni del 7 giugno sono quattro:
AKP – Partito per la giustizia e lo sviluppo. E’ la formazione politica fondata dal presidente Erdogan, governa il paese con maggioranza assoluta dal 2002. Nasce dal filone dell’Islam politico ma si è evoluta nel tempo verso un modello di “democrazia conservatrice”. Il presidente ha una presa ferra sul partito, i suoi critici lo accusano di volere una deriva autoritaria attraverso una riforma costituzionale in senso presidenziale. Contro il governo dell’AKP si è scatenata negli ultimi anni la protesta detta di “Gezi park” per una Turchia più laica e più democratica. La risposta repressiva del governo ha messo in dubbio le credenziali democratiche del governo di Ankara, accusato anche di limitare la libertà di stampa e di espressione del dissenso.
CHP – E’ il più antico partito politico turco, fondato nel 1923 da Mustafa Kemal detto Ataturk, si è per lungo tempo identificato con la laicità dello stato. Negli ultimi anni si è dato sempre più una collocazione di centro sinistra, nel tentativo di intercettare il voto degli strati sociali urbani più svantaggiati.
MHP – Partito fortemente nazionalista, ostile alle minoranze Curda ed Armena ispirato ad una ideologia panturca. Negli ultimi anni è stato capace di presentarsi come l’unico vero garante delle tradizioni nazionali religiose
HDP – vera novità elettorale nel giugno 2015 l’HDP è un partito di sinistra, libertario che punta a superare il conflitto con i Curdi attraverso una evoluzione democratica dello stato curdo. Nel suo programma sottolinea soprattutto il tema del rispetto dell’ambiente, dei diritti umani, del rispetto delle minoranze e dei diritti della donna.
Quali sono gli esiti più probabili post elezioni? Gli scenari del Carnegie Europe Institute
Maggioranza assoluta AKP
Secondo una simulazione effettuata dal Carnegie Institute, la speranza del presidente Erdogan di riconquistare la maggioranza assoluta perduta e varare la riforma costituzionale in senso presidenziale che gli darebbe il pieno controllo del paese appare difficilmente realizzabile. I sondaggi assegnano al massimo una manciata di seggi in più al partito di maggioranza relativa, non tali da cambiare radicalmente la composizione del parlamento. Tuttavia la forte tensione interna, gli attentati terroristici, il timore di una crisi sociale ed economica potrebbero restituire centralità al partito del presidente. Probabilità 20%
Coalizione AKP MHP
Il secondo scenario, dato dal Carnegie al 15% di probabilità, è quello di un governo di coalizione dell’AKP con il movimento di destra estrema MHP. Ma con quale programma? Questo scenario impone che il MHP ceda alle condizioni poste da Erdogan oppure che il presidente rinunci alla riforma costituzionale e metta fine a qualsiasi dialogo di pacificazione con i Curdi
Unità nazionale AKP CHP
Un governo di larghe intese tra i due partiti maggiori avrebbe il pregio di abbassare il livello di tensione interna, sanare le ferite, promuovere la dinamica democratica, e rilanciare il dialogo sulle riforme economiche. E’ lo scenario più probabile, dato al 40% dal Carnegie, un esito ben visto dai dirigenti dei due partiti ma osteggiato dal Presidente Erdogan che mantiene un controllo ferreo sull’AKP. Significherebbe un ritorno alla centralità del parlamento e un indebolimento della prospettiva di riforma in senso presidenziale. Il presidente Erdogan potrebbe accettare un tale scenario solo in caso di un risultato elettorale negativo per l’AKP.
Governo di minoranza CHP-MHP
Un governo del genere, tra nazionalisti di destra e socialdemocratici, necessiterebbe dell’appoggio esterno del partito curdo HDP. Altamente improbabile. Gli analisti del Carnegie gli assegnano un peso del 5%.
Nuove elezioni
Un esito che non può essere escluso, specie se il voto evidenzierà un trend di aumento dei consensi per l’AKP ed Erdogan avrà elementi per ritenere di poter trarre vantaggio da un terzo ricorso alle urne. Le nuove elezioni seguirebbero ad una fase di ulteriore incertezza ed alta tensione.
La posta in gioco
In Turchia è in atto, almeno dal 2013, una preoccupante involuzione democratica. Le limitazioni all'autonomia del potere giudiziario e quelle alla libertà di espressione dei giornalisti impediscono che la Turchia possa procedere in maniera fruttosa nel dialogo con l'Unione europea. Il recente riavvicinamento appare motivato dalla necessità contingente di ottenere l'aiuto della Turchia per fare fronte all'emergenza profughi in fuga dalla Siria ma per ristabilire relazioni fruttuose nel medio e lungo periodo è necessario che la Turchia entri in una fase nuova. A rendere più complicato il quadro la guerra in Siria che rappresenta una sfida gigantesca per la tenuta della società turca. Il conflitto alle porte ha già portato oltre due milioni di profughi in Turchia. La guerra ha poi esacerbato i rapporti con i Curdi dopo che i raid aerei dell'esercito turco nel paese hanno colpito posizioni curde oltre confine. Il tutto in un clima di ripresa del conflitto con l'ala violenta del movimento curdo il PKK, preoccupato, tra l'altro di perdere l'egemonia del movimento in favore dei leader del partito HDP. Queste tensioni sono state aggravate dalla incertezza politica degli ultimi due mesi.
Un esito elettorale ancora incerto, magari avvelenato da reciproche accuse di brogli e di violenze rischia di aggravare le tensioni. Viceversa una consultazione elettorale limpida che restituisca all'opinione pubblica turca la percezione di un dialogo democratico sano potrebbe riportare il grande paese al confine orientale dell'Unione europea al centro del dialogo diplomatico internazionale