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MONDO

Lacrimogeni e idranti, scontri e fermi per molti giornalisti

Turchia, polizia occupa due canali tv in diretta. Continua la stretta di Erdogan sull'informazione

Il gruppo Koza-Ipek è accusato di "finanziare, reclutare e fare propaganda" per conto dell'imam Fethullah Gulen, al pari di "un'organizzazione terroristica".

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La polizia turca ha preso il controllo - in diretta televisiva - della regia di due emittenti vicine all'opposizione. Si tratta di Bugun Tv e Kanalturk, entrambe di proprietà del gruppo Koza-Ipek, con sede a Istanbul. La holding controlla anche il gruppo editoriale di cui fanno parte i quotidiani Bugun e Millet. Le forze dell'ordine sono piombate nella sede della compagnia per notificare il provvedimento del tribunale di Ankara che ne affida la gestione a un'amministrazione controllata. Associazioni giornalistiche e opposizioni protestano. 



Gli agenti hanno prima disperso con i lacrimogeni e gli idranti i dipendenti che cercavano di difendere l'ingresso della sede che ospita le due televisioni, per poi occupare la regia insieme ai nuovi amministratori delle emittenti. Il gruppo Koza-Ipek infatti è stato messo sotto tutela dalla magistratura perché accusato di "finanziare, reclutare e fare propaganda" per conto dell'imam Fethullah Gulen, a capo di una rete di ong e mezzi di comunicazione definita dalle autorità di Ankara come una "organizzazione terroristica".

Ex alleato del presidente Recep Tayyip Erdogan, Gulen - che risiede negli Stati Uniti - è divenuto il "nemico pubblico numero uno" del governo dopo lo scandalo legato alla corruzione che ha investito numerosi esponenti politici del Paese. La decisione della magistratura di mettere sotto tutela le due emittenti è stata duramente criticata dall'opposizione come un attentato alla libertà di espressione, a pochi giorni dalle elezioni politiche in programma domenica e in cui il partito di Erdogan spera di riconquistare la maggioranza assoluta.



Mancano pochi giorni alle elezioni politiche anticipate del primo novembre e il controllo di Erdogan sulla libertà d'informazione si fa sempre più stretto. La scorsa settimana l'operatore satellitare di Stato, Turksat, aveva annunciato lo stop delle trasmissioni di 7 canali di opposizione.   

Ieri l'ambasciata statunitense ad Ankara aveva espresso su Twitter forte preoccupazione per la mancanza di democrazia nel paese. "Libertà di stampa ed espressione sono diritti universali. Sono essenziali per avere società sane democratiche" si legge sull'account del social. In un altro tweet poi la diplomazia statunitense aveva aggiunto: "Quando c'è una riduzione nello spettro dei punti di vista disponibili per i cittadini, specialmente prima di un'elezione, è un elemento di preoccupazione". 







Una condanna è giunta anche dal presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, che si è detto "molto preoccupato" di questo passo "proprio prima delle elezioni". Di certo, questa campagna elettorale vissuta sottotono dopo la strage di Ankara ha visto ancora una volta i riflettori tutti puntati su Erdogan. 

A meno di una settimana dalle elezioni anticipate, escono alcuni dati che darebbero al 90% le trasmissioni della tv di Stato turca, la Trt, dedicate al presidente Erdogan o al suo partito Akp. A renderlo noto è Ersin Ongel, membro in quota al partito filo-curdo Hdp della direzione di Trt. Dopo lo stop dei programmi televisivi i numeri parlano chiaro: i discorsi di Erdogan sono apparsi in tv per 29 ore e quelli dell'Akp per 30, il principale partito di opposizione, il socialdemocratico Chp, ne ha avute a disposizione solo cinque. Un'ora e dieci minuti è stata invece dedicata al nazionalista Mhp, mentre appena 18 minuti sono stati riservati all'Hdp. Se il partito filo-curdo supererà ancora la soglia record di sbarramento al 10%, dopo lo storico successo di giugno, quasi certamente impedirebbe all'Akp di recuperare la maggioranza parlamentare che Erdogan vuole a tutti i costi.
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