Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/Emergenza-rifugiati-incontro-tra-i-ministri-degli-Esteri-Ue-la-risposta-sull-emergenza-divide-fb943251-1a37-4d7f-ac9e-e580bca6b59d.html | rainews/live/ | true
MONDO

Migranti

Emergenza rifugiati, incontro tra i ministri degli Esteri Ue: la risposta sull'emergenza divide

In Lussemburgo vertice dei ministri degli Esteri, Ue verso sanzioni a chi non ricolloca. Il premier ungherese Orban: "A rischio radici cristiane, leader Ue incapaci". Telefonata Hollande-Merkel: "Proposta comune sulle quote". Putin: "La crisi colpa dell'Occidente, ora serve una coalizione internazionale" 

Condividi
L'emergenza immigrati, che sarebbe più appropriato chiamare emergenza rifugiati, è al centro dell'incontro informale dei ministri degli Esteri dell'Ue che si svolge a Lussemburgo. Sul tavolo, i ministri degli Esteri avranno il "non paper" con cui i colleghi di Francia, Italia e Germania hanno sollecitato dall'Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell'Ue, Federica Mogherini (che presiede il Consiglio Esteri), iniziative per una politica dell'asilo più "efficace" e più integrata a livello europeo e per una politica esterna comune, al fine di rispondere alla "sfida senza precedenti" creata dai flussi migratori in atto verso l'Europa.

Ieri sono intervenuti direttamente gli stessi leader di Francia e Germania, il presidente François Hollande e la cancelliera Angela Merkel, dopo un colloquio telefonico. Merkel ha sottolineato che "coloro che hanno bisogno di protezione devono riceverla", ma che "occorre un sistema vincolante di quote (di redistribuzione dei rifugiati, ndr) all'interno dell'Unione europea, secondo un sistema di solidarietà".

Secondo indiscrezioni non confermate ufficialmente da Bruxelles, intanto, la Commissione europea si accinge a proporre di ricollocare fra i Paesi membri altri 120.000 rifugiati arrivati in Italia, Grecia e Ungheria, in aggiunta ai 40.000 già previsti da una prima proposta di ripartizione temporanea che era stata varata a maggio, e che riguardava solo Italia e Grecia. Di quei 40.000 rifugiati della prima proposta, finora gli Stati membri sono riusciti a ricollocarne solo 32.000, visto il rifiuto di alcuni governi (soprattutto fra i paesi dell'Europa centro orientale) di accettare i criteri di ripartizione presentati da Bruxelles. La nuova proposta sarà probabilmente approvata dal collegio dei commissari martedì prossimo e annunciata dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, durante il suo primo discorso su "lo stato dell'Unione", che pronuncerà a Strasburgo, davanti alla plenaria del Parlamento europeo, mercoledì 9 settembre.

L'elemento cruciale della proposta della Commissione, comunque, non sarà la cifra riguardante i nuovi rifugiati "ricollocati" (120.000, di cui 54.000 dalla sola Ungheria), ma il meccanismo di ripartizione ("relocation") permanente, e non più temporaneo, basato su alcuni criteri oggettivi, che verrebbe attivato automaticamente in caso di afflusso massiccio in uno o più Stati membri. E' una logica da "politica comune", in cui Bruxelles mantiene l'iniziativa (anche di sanzionare i paesi inadempienti), le decisioni sono prese a maggioranza qualificata in Consiglio Ue, e nessuno Stato ha diritto di veto; una logica che i grandi paesi dell'Ue ora accettano, ma che non piace affatto ai paesi dell'Est, contrari a rinunciare alle prerogative nazionali in questo come in altri campi.

Il premier ungherese, Victor Orban, ha affermato, ad esempio, che l'emergenza rifugiati è un problema "tedesco e non europeo", e ha insistito sul fatto che secondo lui la "relocation" costituirebbe un fattore d'attrazione per i rifugiati verso i paesi Ue. La riunione straordinaria dei quattro capi di governo del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica ceca) che si terrà a Praga potrebbe rafforzare questo atteggiamento ostile nei confronti delle iniziative della Commissione e del metodo comunitario, oppure ammorbidirlo in vista del fatto che dalla nuova proposta di Bruxelles almeno uno dei quattro Paesi, l'Ungheria, avrebbe molto da guadagnare.

Un'altra indiscrezione non confermata riguarda comunque la possibilità che la Commissione proponga una sorta di "opt out" dal meccanismo della "relocation" anche per gli Stati membri che - a differenza di Danimarca, Irlanda e Regno Unito - non hanno nel Trattato Ue una clausola che li escluda dalle politiche comuni sull'Immigrazione e gli Affari interni. In questo caso, comunque, secondo le indiscrezioni, lo Stato membro reticente sarebbe sanzionato economicamente.

Oltre al meccanismo permanente per la "relocation" dei rifugiati, la Commissione proporrà un altro strumento importante per armonizzare la politica dell'asilo: una lista comune dei Paesi considerati "sicuri" per il rimpatrio dei migranti irregolari "economici". Finora, ogni Paese Ue ha una lista diversa, e può succedere che un immigrato venga rimpatriato da uno Stato membro in un paese che un altro Stato membro considererebbe non sicuro per i diritti umani e l'incomumità degli individui rimpatriati. Le proposte che la Commissione presenterà a Strasburgo la settimana prossima saranno esaminate nella cruciale riunione dei ministri dell'Interno dell'Ue, che si terrà il 14 settembre a Bruxelles.

Orban: "Colpa della Germania" e attacca le quote
Dall'Ungheria continuano le accuse dirette alla Germania. Secondo il premier Viktor Orban, "i leader europei hanno dimostrato chiaramente di non avere la capacità di gestire la situazione". La crisi dei profughi, ha affermato, non è "un problema europeo ma tedesco", perché "è lì che tutti i migranti vogliono andare". Attacca la proposta europea di redistribuire i profughi con un sistema di quote che è come "un biglietto di invito" per i migranti, "arriveranno in milioni". La difesa delle frontiere diventa "una questione morale" e minaccia di costruire altre barriere. Questa volta la cancelliera non ha fatto mancare la sua risposta: "Facciamo ciò che è moralmente e giuridicamente dovuto. Né di più, né di meno".

Renzi: "Sui migranti serve sforzo Ue"
Sui migranti "non è il tempo della demagogia. Questo non significa che è il tempo dell'iperbuonismo, ma della serietà e della politica". Queste le parole pronunciate dal premier Matteo Renzi a Firenze, in conferenza stampa con il premier maltese Joseph Muscat. Renzi sollecita ancora una volta una "risposta ampia, globale e complessiva" da parte di tutta l'Europa. 

La foto simbolo
La foto simbolo dell'emergenza rifugiati ritrae un bambino siriano morto annegato nel tentativo di raggiungere l’Europa. L'imagine del suo corpicino, riverso con la faccia metà in acqua, metà nella sabbia sulla battigia di una spiaggia accanto a un resort turistico di Bodrum, nel sud della Turchia, ha fatto il giro del mondo. Era nato a Kobane, nord della Siria ed era in fuga dalla guerra, dalle macerie, dalla paura e dalla morte. La zia, dal Canada, aveva chiesto per lui un visto, però rifiutato. 
Condividi