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ECONOMIA

La stima di Sace

Fine sanzioni Iran, per l'Italia 3 miliardi in più di export

Dal petrolio alle autostrade, sono numerosi gli sbocchi italiani in Iran. Opportunità anche per le piccole e medie imprese

Teheran, Iran (Corbis)
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L'Italia aveva raggiunto 7 miliardi di interscambio con l'Iran prima che scattassero le sanzioni. E la rimozione dei vincoli al commercio potrà portare a un incremento dell'export fino a 3 miliardi tra il 2015 e 2018 secondo la stima di Sace (società del Gruppo Cassa depositi e prestiti attiva nell’export credit, nell’assicurazione del credito, nella protezione degli investimenti).

E l'Italia ha già iniziato a lavorare per raggiungere traguardo, come dimostrano i viaggi dei ministri degli Esteri, Paolo Gentiloni, e dello Sviluppo, Federica Guidi, quest'anno a Teheran, e la visita del presidente iraniano Hassan Rohani a Roma.

L'Iran, con l'addio alle sanzioni, si candida a diventare un mercato di grande interesse, forte dei suoi quasi 80 milioni di abitanti che hanno bisogno non solo di beni di consumo, ma anche di infrastrutture di ogni genere.

Il settore economicamente più rilevante è quello del petrolio, dove il soggetto coinvolto al massimo livello è l'Eni che sbarcò in Iran nel lontano 1957 e, da allora, ha messo a segno colpi importanti, ma le sanzioni hanno di fatto bloccato ogni sviluppo. Per tornare, l'ad Claudio Descalzi aspetta la revisione del sistema contrattuale e l'effettiva uscita del paese dalle sanzioni, nonché una soluzione, che appare ormai vicina, in merito agli 800 milioni di arretrati dovuti dalla compagnia statale nioc. In autunno è già stata firmata una bozza di memorandum di intesa per l'espansione della cooperazione bilaterale nel campo delle perforazioni petrolifere con la National Iranian Drilling Company.    

Tra gli altri settori di sicuro interesse, come è emerso nella missione di agosto scorso, spiccano le autostrade, l'alta velocità, l'ambiente, le rinnovabili, la meccanica, i materiali edili, l'automotive, il medicale, ma anche elicotteri, navi, servizi finanziari, gioielleria, pelletteria, food.

Non sono solo le big, da Finmeccanica ad Ansaldo, da Fincantieri a Tecnimont, a dimostrare interesse per il paese. Fortissimo è anche il coinvolgimento delle pmi: a 300 piccole e medie aziende, non a caso, sarà probabilmente riservato un incontro specifico con Rohani a fine mese a Roma. 
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