MONDO
Kerry parla con il ministro degli Esteri dell'Iraq, Zebari
Forze dell'Iraq preparano controffensiva per riprendere Tikrit e Mosul
Mentre le forze irachene compiono raid aerei per arginare Isil, Tony Blair alla Bbc chiarisce che "la responsabilità della violenta insurrezione in Iraq non va attribuita all'invasione del Paese nel 2003". Intanto Kerry ha detto al ministro degli Esteri dell'Iraq, Hoshyar Zebari, che si deve "puntare su unità nazionale per affrontare Isil"
Iraq
Le forze irachene provano ad arginare l'avanzata dei militanti di Isil (Stato islamico dell'Iraq e del Levante) verso la capitale Baghdad. Dopo una serie di conquiste di città chiave da parte del gruppo sunnita ispiratosi ad al-Qaeda - cominciate con la presa di Mosul martedì scorso - l'esercito iracheno ha fatto sapere di avere 'ripreso l'iniziativa' nel nord e nel nordest del Paese riconquistando alcune città. In questo contesto, le forze di sicurezza del Kurdistan iracheno (i peshmerga) si sono impossessate di uno dei due valichi di frontiera ufficiali con la Siria, mentre un centro di reclutamento volontari dell'esercito iracheno è stato attaccato a nord di Baghdad.
I raid delle forze irachene
In vista della nuova avanzata verso nord, i caccia dell'aviazione irachena stanno compiendo una serie di raid aerei intorno al capoluogo della provincia di Salahuddin e nelle zone a sud di Mosul per preparare il terreno alle truppe di terra. I raid interessano anche la zona di Biji e dei campi petroliferi occupati dai miliziani dello Stato islamico di Iraq e Siria (Isis) e dalle milizie tribali sunnite. Il governo del premier Nuri al Maliki ha anche creato una cintura difensiva intorno alla capitale Baghdad mentre prosegue il reclutamento dei volontari da inserire nelle forze di difesa della città.
Gli Usa spostano la portaerei
A livello internazionale la crisi irachena suscita preoccupazione: Barack Obama ha annunciato che non invierà soldati sul campo e sta valutando diverse opzioni, ma intanto ieri il capo del Pentagono ha ordinato di spostare nel Golfo Persico la portaerei George H.W. Bush, con missili Tomahawk e jet da combattimento, in modo da garantire flessibilità nel caso in cui il presidente Usa dovesse richiedere un'azione militare.
Kerry chiama Zebari
Intanto, Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri dell'Iraq, Hoshyar Zebari, al quale ha detto che l'assistenza degli Stati Uniti "avrà successo solo se i leader iracheni vorranno mettere da parte le differenze e applicare un approccio coordinato ed efficace per forgiare l'unità nazionale necessaria a mandare avanti il Paese e ad affrontare la minaccia dell'Isil". Kerry ha sottolineato l'importanza che l'Iraq ratifichi senza ritardi i risultati delle elezioni, rispettando le scadenze previste dal mandato costituzionale per la formazione di un nuovo governo.
Blair: "La responsabilità della crisi non è dell'invasione del 2003"
La crisi irachena ha scatenato anche molte recriminazioni sulle responsabilità dei paesi coinvolti nell'invasione del paese nel 2003. Tony Blair si è affrettato a chiarire che la crisi attuale è una questione "regionale" che "ci colpisce tutti". L'ex premier britannico ha quindi precisato in un'intervista alla Bbc che "la responsabilità della violenta insurrezione che sta stringendo l'Iraq non va attribuita all'invasione del 2003". Blair ha poi aggiunto che le attuali violenze in Iraq sono "l'effetto prevedibile e malefico" della mancata azione in Siria. "Dobbiamo liberarci dalla nozione che 'noi' abbiamo causato questo, non è così" ha detto Blair, sottolineando che la conquista di Mosul da parte degli insorti sunniti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) è stata pianificata oltre il confine, in Siria.
La preghiera del Papa
La crisi irachena è anche al centro delle preghiere del Papa che segue "con viva preoccupazione gli avvenimenti" nel Paese e invita tutti i fedeli a pregare per le vittime e i profughi, tra cui tanti cristiani. Il pontefice "auspica" sicurezza, pace e un futuro riconciliato nella giustizia, dove tutti, indipendentemente dalla fede, costruiscano una Patria "modello di convivenza".
I raid delle forze irachene
In vista della nuova avanzata verso nord, i caccia dell'aviazione irachena stanno compiendo una serie di raid aerei intorno al capoluogo della provincia di Salahuddin e nelle zone a sud di Mosul per preparare il terreno alle truppe di terra. I raid interessano anche la zona di Biji e dei campi petroliferi occupati dai miliziani dello Stato islamico di Iraq e Siria (Isis) e dalle milizie tribali sunnite. Il governo del premier Nuri al Maliki ha anche creato una cintura difensiva intorno alla capitale Baghdad mentre prosegue il reclutamento dei volontari da inserire nelle forze di difesa della città.
Gli Usa spostano la portaerei
A livello internazionale la crisi irachena suscita preoccupazione: Barack Obama ha annunciato che non invierà soldati sul campo e sta valutando diverse opzioni, ma intanto ieri il capo del Pentagono ha ordinato di spostare nel Golfo Persico la portaerei George H.W. Bush, con missili Tomahawk e jet da combattimento, in modo da garantire flessibilità nel caso in cui il presidente Usa dovesse richiedere un'azione militare.
Kerry chiama Zebari
Intanto, Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri dell'Iraq, Hoshyar Zebari, al quale ha detto che l'assistenza degli Stati Uniti "avrà successo solo se i leader iracheni vorranno mettere da parte le differenze e applicare un approccio coordinato ed efficace per forgiare l'unità nazionale necessaria a mandare avanti il Paese e ad affrontare la minaccia dell'Isil". Kerry ha sottolineato l'importanza che l'Iraq ratifichi senza ritardi i risultati delle elezioni, rispettando le scadenze previste dal mandato costituzionale per la formazione di un nuovo governo.
Blair: "La responsabilità della crisi non è dell'invasione del 2003"
La crisi irachena ha scatenato anche molte recriminazioni sulle responsabilità dei paesi coinvolti nell'invasione del paese nel 2003. Tony Blair si è affrettato a chiarire che la crisi attuale è una questione "regionale" che "ci colpisce tutti". L'ex premier britannico ha quindi precisato in un'intervista alla Bbc che "la responsabilità della violenta insurrezione che sta stringendo l'Iraq non va attribuita all'invasione del 2003". Blair ha poi aggiunto che le attuali violenze in Iraq sono "l'effetto prevedibile e malefico" della mancata azione in Siria. "Dobbiamo liberarci dalla nozione che 'noi' abbiamo causato questo, non è così" ha detto Blair, sottolineando che la conquista di Mosul da parte degli insorti sunniti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) è stata pianificata oltre il confine, in Siria.
La preghiera del Papa
La crisi irachena è anche al centro delle preghiere del Papa che segue "con viva preoccupazione gli avvenimenti" nel Paese e invita tutti i fedeli a pregare per le vittime e i profughi, tra cui tanti cristiani. Il pontefice "auspica" sicurezza, pace e un futuro riconciliato nella giustizia, dove tutti, indipendentemente dalla fede, costruiscano una Patria "modello di convivenza".