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MONDO

Atene

Grecia, l'accordo spacca Syriza e Tsipras perde alleati

Raggiunto il compromesso a livello europeo adesso il premier ellenico deve far approvare le riforme promesse in patria. L'ala sinistra del suo partito e Anel hanno già annunciato che non daranno il loro sostegno all'accordo

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La Grexit è evitata, ma la Grecia non è ancora salva. Per ottenere il via libera definitivo agli 82-86 miliardi di aiuti deve superare un 'test' di fiducia: entro 48 ore deve approvare in Parlamento quattro riforme, tra cui Iva e pensioni.

Ora tocca ai deputati di Syriza, già in rivolta, rispettare la tabella di marcia indicata dall'Eurosummit, che non ammette ritardi. Domani stesso, dopo il voto del Parlamento greco, si riunirà un nuovo Eurogruppo per giudicare il lavoro dei deputati e venerdì sull'intesa voterà il Bundestag. L'ok a negoziare il terzo salvataggio all'Esm si avrà quindi solo a fine settimana.

Questioni interne
L'accordo raggiunto a livello europeo comunque metterà alla prova il governo di Alexis Tsipras. Il ministro della Difesa Panos Kammenos ha annunciato che il suo partito Anel - alleato di Tsipras - non sosterrà l'accordo. La spaccatura con 'Piattaforma di sinistra', l'ala radicale di Syriza, si è già consumata. Un rimpasto di governo è dato praticamente per certo, anche se la resa dei conti a livello di politica nazionale potrebbe essere rinviata a settembre, quando e se la fase acuta della crisi sarà stata auspicabilmente superata. Intanto il premier può contare su un governo di unità nazionale 'de facto'. Nea Demokratia, To Potami e Pasok hanno votato compatti a favore del piano di riforme due giorni fa. Il leader di ND, Vangelis Meimarakis ha assicurato che lo sosterrà in Parlamento. Sulla stessa linea il discusso leader di To Potami, Stavros Theodorakis. E naturalmente non possono che appoggiare Tsipras i socialdemocratici del Pasok.

I termini dell’accordo e la stoccata di Varoufakis
L'accordo per avere gli aiuti è costato molto a Tsipras, più di quanto credesse dopo l'euforia post-referendum. E' stato costretto ad accettare il ritorno della Troika, l'abolizione della contrattazione collettiva, la reintroduzione dei licenziamenti collettivi e soprattutto la creazione di un fondo dove confluiranno asset pubblici da vendere o monetizzare, per arrivare ad un fondo da 50 miliardi, da cui attingere per pagare il debito Esm. In pratica i creditori prestano aiuti ma chiedono un'ipoteca in beni dello Stato. Dal canto suo Tsipras ha ottenuto l'apertura sul 'riscadenzamento' del debito, una misura che sarà considerata solo una volta che saranno rispettate tutte le condizioni. Velenoso l'ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis: "Avevo un piano" ma Tsipras ha ceduto ai creditori, è la stoccata. Il premier greco partiva con un handicap fortissimo: quasi nessuno si fidava di lui, i tedeschi per niente.
 
L'accordo sulla 'road map' per arrivare all'apertura dei negoziati con il fondo salva-Stati Esm per il terzo salvataggio è solo una tappa transitoria, che non risolve il problema delle necessità finanziarie di Atene nell'immediato. L'Eurogruppo infatti sta lavorando a un 'prestito ponte' per consentire alla Grecia di pagare i debiti con il Fmi e Bce di luglio e agosto, cioè 12 miliardi di euro. Ma anche questa non è cosa facile secondo il presidente Jeroen Dijsselbloem, rieletto per un secondo mandato alla guida del'Eurogruppo. I negoziati proseguiranno all'Ecofin.

Il ruolo Bce e i mercati
La Banca Centrale Europea intanto tiene aperti i rubinetti del credito di emergenza, ma decide comunque di non aumentare il volume di liquidità immessa sul mercato. Nonostante le attese e le speranze dei greci che la Bce potesse innalzare dagli attuali 89 miliardi di euro l'Ela, Francoforte è rimasta ferma, in attesa probabilmente di vedere i primi veri passi di Atene sulla strada delle riforme promesse. Intanto il Fondo monetario si dice "pronto a lavorare con le autorità greche e i partner europei per aiutare a far andare avanti questo importante sforzo" come spiega il portavoce del Fondo, Gerry Rice. Per le banche greche  la situazione resta particolarmente critica. Ormai chiuse dal 28 di giugno, non riapriranno almeno fino a domani.
I invece mercati hanno festeggiato l'accordo dell'Eurosummit. A Milano la Borsa sale dell'1%, tra acquisti sul lusso e le banche, Parigi sale dell'1,94%, Francoforte dell'1,49%. Sulle piazze finanziarie non si vede però l'euforia delle grandi svolte, a testimonianza dei molti passaggi ancora necessari. Così lo spread in avvio brinda stringendosi fino a 115 punti, poi però si allarga nuovamente per chiudere sui livelli di venerdì (125 punti il differenziale tra il btp e il bund decennale). Anche più cauto l'euro, che finito perfino in calo, complice anche l'attesa sui mercati che la Fed americana avrà ora più agio ad alzare i tassi Usa da qui a fine anno: alla fine la moneta unica europea cala dell'1,17% a 1,1031 sul dollaro.
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