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ECONOMIA

La vertenza acciaio

Ilva, oggi i lavoratori di Taranto decidono sul piano Arcelor Mittal: si vota sul referendum

Per i sindacati, i lavoratori stanno condividendo e sostenendo l'accordo che mette in sicurezza 10700 posti di lavoro, di cui 8200 a Taranto, sui 13500 circa complessivi del gruppo. Mittal effettuera' le assunzioni subito. Il passaggio dei lavoratori da Ilva in amministrazione straordinaria alla multinazionale sara' affrontato nei prossimi giorni nella trattativa sindacale ma seguendo uno schema  definito

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Avviata all'Ilva di Taranto l'ultima giornata di assemblee di fabbrica per la discussione e l'esame dell'accordo firmato il 6 settembre al Mise col nuovo investitore Arcelor Mittal. Oggi la conclusione della consultazione con il voto nel referendum. Un esito, riferiscono fonti sindacali, che si annuncia largamente positivo, cosi' come lo e' stato, nelle scorse ore, quello dei siti liguri dell'Ilva.

A partire da lunedì scorso, le assemblee sono state tenute unitariamente dai sindacalisti di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb, le sigle metalmeccaniche che hanno firmato l'intesa e che per domattina a Taranto hanno indetto una conferenza stampa congiunta.

Per i sindacati, i lavoratori stanno condividendo e sostenendo l'accordo che mette in sicurezza 10700 posti di lavoro, di cui 8200 a Taranto, sui 13500 circa complessivi del gruppo. Mittal effettuera' le assunzioni subito. Il passaggio dei lavoratori da Ilva in amministrazione straordinaria alla multinazionale sara' affrontato nei prossimi giorni nella trattativa sindacale ma seguendo uno schema  definito.

Saranno utilizzati, per determinare il passaggio, una serie di parametri come l'anzianita' aziendale, il ruolo ricoperto, i carichi familiari etc., il tutto calcolato attraverso la media ponderata dei vari parametri, si osserva. Coloro che non transiteranno nella nuova societa' con l'assunzione, resteranno con Ilva in amministrazione straordinaria in cassa integrazione straordinaria.

Per Taranto sono circa 2000 persone, 300 delle quali, dicono fonti sindacali, saranno pero' impiegate dai commissari dell'amministrazione straordinaria per gestire il pezzo di bonifiche che, escluso dalle competenze di Mittal, tocca gestire all'Ilva. Si punta a smaltire la maggior parte di coloro che non saranno assunti da Mittal, attraverso gli esodi volontari, incentivati e agevolati. Per queste uscite, c'e' un bonus procapite di 100mila euro lordi a partire da subito, che decresce pero' col passar del tempo. Risorse, spiegano fonti sindacali, che verranno dal canone di fitto che inizialmente Mittal corrispondera' all'amministrazione straordinaria. Si stima di poter effettuare a Taranto circa 2000 uscite anticipate, anche se diversi sindacati reputano tale numero sovrastimato.

In ogni caso, chi non dovesse accettare l'esodo volontario per restare con l'amministrazione straordinaria Ilva, alla fine dell'attuazione dei piani industriale e ambientale di Mittal, nel 2023, ricevera' da parte della multinazionale una proposta di assunzione. Lo prevede l'accordo al Mise e questa clausola di garanzia e' sottolineata dai sindacati come un punto di forza dell'intesa. Che prevede anche il rafforzamento e l'ampliamento di una serie di misure ambientali, diverse delle quali sono state anticipate nei tempi di realizzazione.

Ratificato l'accordo, dalla prossima settimana Mittal entrera' in azienda e per un mese e mezzo sara' in coabitazione e collaborazione stretta con Ilva. Il subentro effettivo e formale della multinazionale avevrra' l'1 novembre una volta chiuse tutte le pratiche legali connesse al passaggio.Intanto non sono mancate critiche, da parte del movimento "Liberi e Pensanti" ed ex Cinque Stelle, alle modalita' con cui si e' svolta la consultazione a Taranto, critiche pero' respinte dalle sigle sindacali, le quali mettono in risalto la partecipazione alta alle assemblee e l'apprezzamento ricevuto dai sindacati per il lavoro svolto in questi mesi di trattativa al Mise che hanno visto due protagonista due Governi.

Resta anche la polemica sull'efficacia delle misure ambientali. In particolare sulla possibilita' di determinare, attraverso una valutazione preliminare, se l'Ilva, una volta effettuati gli investimenti, produrra' ancora un danno sanitario alla popolazione in termini di malattie e in che misura.

Un punto ieri richiamato in un documento dell'Arcidiocesi di Taranto,ma anche dall'ex dg di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, mentre Alessandro Marescotti, referente dell'associazione ambientalista Peacelink, una delle piu' attive sul fronte anti Ilva, dichiara attraverso i social: "Non e' vero che avremo meno emissioni, Di Maio considera solo le emissioni convogliate, non quelle diffuse che sono la vera ragione per cui la popolazione dei Tamburi e' in pericolo. Con l'aumento della produzione a 8 milioni di tonnellate annue, per di piu' con impianti in parte fuori norma, una parte della popolazione sara' esposta ad un rischio cancerogeno inaccettabile come documentato dalla Valutazione di danno sanitario di Arpa Puglia. Siamo difronte ad una minaccia fortissima - dice Marescotti - che ci deve vedere mobilitati tutti. Resistenza ad oltranza, non violenta, con i bambini e le mamme in prima fila.  Noi faremo sprofondare il Governo per la vergogna". 
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