MONDO
L’Australia parteciperà all’invio di armi ai curdi
Iraq, nuovi raid Usa e lanci di aiuti. Kerry: "Contro l'Isis serve coalizione globale"
L'appello del segretario di Stato Usa, John Kerry, per fermare "il programma di genocidio" dell'Isis. L'allarme del Re saudita: "In assenza di una reazione rapida, l'Occidente sarà il prossimo obiettivo della minaccia jihadista". Intanto è giallo sulla presunta decapitazione di un soldato libanese
Iraq
Gli Stati Uniti hanno ampliato la missione umanitaria in Iraq anche ad Amerli, la città sciita a 160 chilometri da Bagdad. Lo afferma il Pentagono, sottolineando che "su richiesta del governo iracheno, le forze Usa hanno rilasciato aiuti umanitari sulla città". Nuovi raid nella notte contro i terroristi dell'Isis a sostegno dell’operazione umanitaria.
L’Australia parteciperà all’invio di armi ai curdi
Intanto il primo ministro australiano, Tony Abbot, ha annunciato che anche l’Australia aiuterà gli Stati Uniti a portare armi alle forze curde per combattere i jihadisti dell'Isis in Iraq. Aerei della Royal Australian Air Force (Raaf), "si uniranno alle altre nazioni", tra cui il Canada, l'Italia, la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti "per condurre questa importante missione", si legge in una nota del premier.
Kerry propone coalizione globale contro Isis
Sabato il segretario di Stato americano, John Kerry, ha lanciato un appello per una "coalizione globale" per fermare "il programma di genocidio" degli jihadisti dello Stato islamico (Isis) in Siria e nel nord dell'Iraq. In vista dell'imminente vertice Nato che si terrà in Galles, il capo della diplomazia Usa ha invocato dalle colonne del New York Times "una risposta unitaria guidata dagli Stati Uniti e una coalizione di nazioni più ampia possibile".
Re saudita: Occidente prossimo obiettivo della minaccia jihadista
Sempre sabato è arrivato anche l’allarme di Re Abdallah dell’Arabia Saudita: in assenza di una reazione "rapida", i "paesi occidentali saranno il prossimo obiettivo della minaccia jihadista". Il terrorismo "non conosce confini ed è un pericolo che può colpire diversi Paesi al di fuori del Medio Oriente", ha aggiunto il re saudita. Sarebbe "inaccettabile" non reagire di fronte all'avanzata degli jihadisti, ha sottolineato ancora Abdullah, ricordando le decapitazioni e gli atti di "crudeltà" compiuti dai miliziani.
Giallo sulla presunta decapitazione di un soldato libanese
Intanto jihadisti sunniti dello Stato islamico avrebbero decapitato un soldato libanese che faceva parte di un gruppo di 19 militari, sequestrato dai miliziani al confine tra Siria e Libano. Il video della decapitazione è stato pubblicato sul web. Nel filmato il soldato, Ali al-Sayyed, è bendato e con le mani legate dietro la schiena, un miliziano legge la sua condanna a morte e l'altro gli taglia di netto la testa. Diversi media libanesi hanno però messo in dubbio l'autenticità delle immagini, mentre le autorità finora non si esprimono. Se fosse confermata, sarebbe l'ennesima decapitazione pubblica da parte degli jihadisti che hanno creato un 'califfato' tra Iraq e Siria.
L’Australia parteciperà all’invio di armi ai curdi
Intanto il primo ministro australiano, Tony Abbot, ha annunciato che anche l’Australia aiuterà gli Stati Uniti a portare armi alle forze curde per combattere i jihadisti dell'Isis in Iraq. Aerei della Royal Australian Air Force (Raaf), "si uniranno alle altre nazioni", tra cui il Canada, l'Italia, la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti "per condurre questa importante missione", si legge in una nota del premier.
Kerry propone coalizione globale contro Isis
Sabato il segretario di Stato americano, John Kerry, ha lanciato un appello per una "coalizione globale" per fermare "il programma di genocidio" degli jihadisti dello Stato islamico (Isis) in Siria e nel nord dell'Iraq. In vista dell'imminente vertice Nato che si terrà in Galles, il capo della diplomazia Usa ha invocato dalle colonne del New York Times "una risposta unitaria guidata dagli Stati Uniti e una coalizione di nazioni più ampia possibile".
Re saudita: Occidente prossimo obiettivo della minaccia jihadista
Sempre sabato è arrivato anche l’allarme di Re Abdallah dell’Arabia Saudita: in assenza di una reazione "rapida", i "paesi occidentali saranno il prossimo obiettivo della minaccia jihadista". Il terrorismo "non conosce confini ed è un pericolo che può colpire diversi Paesi al di fuori del Medio Oriente", ha aggiunto il re saudita. Sarebbe "inaccettabile" non reagire di fronte all'avanzata degli jihadisti, ha sottolineato ancora Abdullah, ricordando le decapitazioni e gli atti di "crudeltà" compiuti dai miliziani.
Giallo sulla presunta decapitazione di un soldato libanese
Intanto jihadisti sunniti dello Stato islamico avrebbero decapitato un soldato libanese che faceva parte di un gruppo di 19 militari, sequestrato dai miliziani al confine tra Siria e Libano. Il video della decapitazione è stato pubblicato sul web. Nel filmato il soldato, Ali al-Sayyed, è bendato e con le mani legate dietro la schiena, un miliziano legge la sua condanna a morte e l'altro gli taglia di netto la testa. Diversi media libanesi hanno però messo in dubbio l'autenticità delle immagini, mentre le autorità finora non si esprimono. Se fosse confermata, sarebbe l'ennesima decapitazione pubblica da parte degli jihadisti che hanno creato un 'califfato' tra Iraq e Siria.