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MONDO

Controllato il contenuto di quanto ripreso

Ucraina, italiano fermato a Slaviansk: "Controlli alla macchina fotografica ma nessuna violenza"

Smentita la notizia di un arresto del nostro connazionale fotoreporter inisieme a un collega bielorusso e uno francese. Tra le foto scattate alcune riprenderebbero le forze speciali russe nell'est ucraino

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Continua a salire la tensione a Slaviansk. E oltre a coinvolgere ucraini e filorussi stamane ha toccato anche un fotoreporter italiano che, insieme ad un collega bielorusso e uno francese, si trovava nella cittadina dell’est ucraino teatro degli scontri che hanno segnato la fine della tregua pasquale.

Il giornalista Maxim Eristavi ha avvisato con un tweet  che i tre erano stati fermati da truppe filorusse che gli avevano sequestrato l’attrezzatura. Un fermo che, per bocca del fotografo italiano che abbiamo contattato e che per questioni di sicurezza preferisce restare nell’anonimato, è durato un’ora e mezza in un accampamento vicino a Slaviansk.

I tre, racconta il fotografo italiano, stavano attraverso il ponte di Slaviansk dove sono presenti tre check-point delle forze vicino a Mosca. Controlli che, secondo il nostro connazionale, sono gestiti non da capi locali ma da soldati con un forte accento moscovita. Superati i primi due check-point probabilmente a insospettire i filorussi è stata una foto scattata dal fotografo italiano ad un palazzo di Slaviansk dove erano presenti uomini dello Specnaz, le forze speciali russe.

Dopo lo scatto infatti un uomo a volto coperto e armato di doppietta si è avvicinato ai tre e gli ha chiesto la macchina fotografica. Dopo di lui è arrivata un'automobile, un vecchio taxi, con a bordo altri quattro uomini che li hanno fatti salire e portati in un accampamento. Tra tende e kalashinkov, sottolinea il fotoreporter, sono stati controllati i documenti dei tre. Ma il vero obiettivo degli uomini era la macchina fotografica che è stata passata al vaglio con l’esame delle immagini scattate. Ma la paura per il nostro connazionale è passata quando gli uomini in uniforme, guardando le foto, hanno cominciato a sorridere e hanno chiesto di essere fotografati e a loro volta hanno fatto qualche scatto, per poi restituire tutto e lasciare liberi i tre uomini.  
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